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  • EVENTI 20_24 | itinerari valsusa

    EVENTI 20_23 EVENTI FORTE DI EXILLES QUI IN ALLESTIMENTO A NUOVA PROGRAMMAZIONE ESTATE IN VALLE IL BOOK DEGLI EVENTI EVENTI ESTATE 20_24 BOOK ESTATE IN VALLE TUTTI GLI EVENTI DAY BY DAY PALIO DI SUSA CLICCA IL LINK EXILLES CITTA' CLICCA IL LINK BATTAGLIA DELL'ASSIETTA CLICCA IL LINK CORSA AUTO - CESANA SESTRIERE CLICCA IL LINK CLICCA IL LINK RIEVOCAZIONI STORICHE E TANTO ALTRO LA VALLE DI SUSA OFFRE AL TURISTA ATTRAZIONI SPORTIVE E CULTURALI UN AMPIO CALENDARIO ESTIVO PER VIVERLA A 360° ESTATE IN VALLE QUI CESANA - SESTRIERE LA CORSA IN SALITA PIU' EMOZIONANTE LE MITICHE OSELLA E TANTO ALTRO.... Scopri di più RIEVOCAZIONE STORICA EXILLES CITTA' Scopri di piu' FRANCIGENA MARATHON ​ scopri di piu' MAGGIO CIONDOLO CESANA TORINESE ​ scopri di piu' scopri di piu' CESANA SESTRIERE CORSA AUTO IN SALITA ​ scopri di piu' scopri di piu' EVENTI SESTRIERE scopri di piu' EVENTI CESANA TORINESE scopri di piu' EVENTI BARDONECCHIA scopri di piu' ESTATE IN VALLE scopri di piu' EVENTI OULX scopri di piu' https://www.valdisusaturismo.it/calendario-gusto-valsusa-2023-eventi-e-manifestazioni-in-programma/

  • ESTATE IN VALLE | itinerari valsusa

    PROGRAMMAZIONE ESTATE IN VALLE 20_24

  • GALLERIA DEI SARACENI | itinerari valsusa

    Galleria dei Saraceni Dopo aver lasciato la strada statale del Monginevro nei pressi di Pont Serrand, tra Exilles e Salbertrand , la strada giunge alla frazione di Fenil ove era ubicato il primo dei 4 forti collegati; dopo essere salita di quota e aver attraversato alcuni rii, la carrozzabile arriva al Colletto Pramand (2087 m s.l.m. ), ove si dipartiva la diramazione per il Forte Pramand (2162 m s.l.m. ), posto sopra l’abitato di Oulx . Oltre il colletto la strada proseguiva a mezza costa e, oltrepassato il monte Seguret , si giungeva al forte Föens , posto a difesa della conca di Bardonecchia, dopo un tragitto di 20 km caratterizzato da tornanti stretti (soprattutto nei primi 13 km di strada) e tratti in cui era frequente lo scarico di rocce e massi dai costoni rocciosi soprastanti la strada. A partire dal 1886 venne costruita una rotabile militare per unire tra di loro i forti della conca di Bardonecchia che stavano venendo alla luce in quel periodo, formando la piazza armata di Bardonecchia: i 4 forti che vennero collegati tra di loro erano il Forte Fenil , il Forte Pramand , il Forte Föens e, successivamente, anche il Forte Jafferau , e il loro compito, in caso di attacco militare da parte della Francia , era quello di difendere la conca di Bardonecchia e lo sbocco in Val di Susa della valle di Cesana . Nel 1925, in previsione del riutilizzo dei forti in seguito alla prima guerra mondiale , venne costruita, tra il chilometro 13 e il chilometro 15, una galleria per prevenire il costante crollo di massi sulla strada dalle pendici del Monte Seguret: la galleria, chiamata “Galleria Seguret” o “Galleria dei Saraceni” (dal nome delle grotte presenti sul monte Seguret) è lunga 876 metri , a forma di U e in fondo naturale, ma con alcuni tratti rivestiti. La larghezza della carreggiata era tale che era possibile solo il transito in una direzione per volta (per l’incrocio vi era uno slargo a circa metà galleria) e, sui muri, erano poste delle lanterne per l’illuminazione. I lavori di costruzione della galleria si protrassero per 4 anni, fino al 1929. Per il riarmo dei forti, a partire dal 1937 , vennero intrapresi lavori di miglioramento lungo tutta la strada, col rinforzo di muri di sostegno, la costruzione dei 2 ponti sul Rio Secco e sul Rio Geronde, l’istituzione di piazzole di scambio a distanze fisse e, per la galleria, la costruzione di canaletti di scolo posti sotto il fondo in cemento e l’allargamento per permettere il transito anche a mezzi pesanti. Questi lavori di ammodernamento durarono 2 anni per una spesa di 2.700.000 lire . Nel 1940 furono necessari nuovi lavori nella Galleria Seguret in quanto una grande frana portò via la strada nei pressi dell’imbocco meridionale: venne così scavata una breve variante che permette di raggiungere la galleria all’interno di un tunnel di raccordo (si costruì la stessa variante anche all’ingresso settentrionale, in caso di frana). La strada militare 79, in seguito alle opere di miglioramento che vennero fatte nel 1937-’38, venne classificata come “Carrellabile a semplice transito”, quindi con curve di raggio minimo 8 metri, pendenza non superiore al 12%, larghezza di 3 metri (anche se in certi punti poteva essere maggiore), piazzole lunghe 50 m. ogni 4 km. e, per alcuni tratti, la presenza della banchina. Ogni 500 metri era posta una pietra miliare per indicare il chilometraggio progressivo. Con circa 2000 m di dislivello complessivo è una delle strade a più alto dislivello in Italia e in Europa e la seconda carrozzabile più elevata d’Europa dopo il Colle del Sommeiller , sebbene non versi ovunque in perfette condizioni. Attualmente la strada è asfaltata nel tratto bivio SS 24 – Moncellier di Sopra e inizia circa 350 m dopo l’inizio originale in quanto, in seguito ad una frana staccatasi nel 1957, si sono utilizzati i primi metri della strada militare come sostituzione della statale franata. Dopo la chiesetta della frazione la strada diventa subito sterrata, ma in condizioni accettabili di percorribilità, con muretti ancora in piedi e buon drenaggio delle acque piovane. Oltrepassata la breve galleria “Chanteloube” (12 m., sotto l’omonimo rio) si arriva al colletto Pramand, alla cui sinistra (nei pressi della casermetta diroccata) si diparte la diramazione che giunge al Forte. Questo breve tratto di strada è in cattive condizioni, molto stretta e scavata dalle acque piovane; in alcuni tratti lo strapiombo sul sottostante paese di Oulx è assai evidente. Oltre il colletto Pramand la strada si sviluppa in un percorso senza tornanti e pressoché in piano si arriva a una breve galleria scavata nella roccia oltre la quale vi è la Galleria Seguret, il cui interno è al buio più completo e interamente ricoperto dall’acqua che filtra dal monte soprastante. Superata la galleria (chiusa al traffico nel luglio 2013, e riaperta nella primavera 2019) si giunge a un pianoro in cui vi è una caserma diroccata oltre la quale, dopo alcuni tornanti, si giunge al bivio per la diramazione per il Forte Jafferau . La strada principale prosegue in piano fino ad arrivare al bivio per la strada che, passando per la frazione Constans, scende a Savoulx , e giunge dopo poco al muro di cinta esterno del Forte Föens (2177 m s.l.m. ). ​ E’ possibile in giornata effettuare un anello completo una volta raggiunto il FORTE JAFFERAU con una discesa molto tecnica e ripida soprattutto nel primo tratto su una traccia moderna lungo le piste da sci di Bardonecchia-Jafferau, non adatta a tutti i veicoli, tornare quindi a FORTE FOENS e ridiscendere dall’itinerario di salita riattraversando la galleria, oppure ridiscendere da uno sterrato che scende nel bosco dall’Alpe Roche su Savoulx, frazione di Oulx, e riconnettersi alla la Statale 335, In alternativa – anche a seconda del mezzo – è possibile raggiungere lo Jafferau e poi ridiscendere a questo incrocio e proseguire verso Bardonecchia via FORTE FOENS. La scelta è tecnica e/o legata al tempo a disposizione e al meteo. Linterno della Galleria dei Saraceni sulla Strada ex militare N° 79 del Pramand – Jafferau LA SALITA AL FORTE DELLO JAFFERAU Dall’incrocio situato a quota 2.316 metri si sale con pendenza moderata fino ad un tornante dove si gode un impressionante vista sulla strada proveniente dal Colletto Pramand e la strapiombante parete dove si aprono le Grotte dei Saraceni, poi si percorre un lungo e ripido tratto in costa ritornando verso ovest fino ad arrivare alla base del Col Basset- bivio Colletto Vin Vert. Si percorrono alcuni tornanti ravvicinati e percorre un lungo traversone verso est su pendi erbosi fino all’ultimo tornante a 180 gradi e con uno ripida salita si raggiunge il Col Basset (2.596m), sul crinale con la Val Fredda tra il Monte Vin Vert (2.711m) ad est e la Roche de l’Aigle (2.683m) ad ovest. Dal questo punto panoramico la strada continua nel versante della Valle Freadda dietro il costone roccioso esposto a nord dei Rochers de l’Aigle. Si passa la kilometrica 19 e attenzione perché in questo tratto in autunno o a inizio estate e in caso di nevicate estive si può trovare neve o ghiaccio: Si raggiunge così il colletto nei pressi del BARACCAMENTO COLLETTA JAFFERAU – una caserma che era in grado di ospitare fino a 200 uomini – da dove si gode di un panorama sulla Rognosa d’Ètiache e sulla parte terminale della STRADA DEL SOMMEILLER – proprio alla base delle rampe che portano al Forte, che ormai è ben visibile. Il fondo della strada in questo tratto è ormai costituito dalla massicciata fatta di pietre disposte a coltello nel terreno e la guida sugli ultimi 5 tornanti diventa molto tecnica. Quasi di colpo, dopo l’ultima rampa, si raggiunge il piccolo spiazzo sulla dorsale nord della cima. E’ possibile con prudenza arrivare alla spianata sommitale i resti del FORTE JAFFERAU a quota 2.805 m. Del forte vero e proprio – costruito tra il 1896 ed il 1898, sono ancora ben visibili le postazioni degli 8 cannoni posti sulla sommità del forte stesso con indicati gli angoli per il puntamento e e riservette sottostanti. Del muro di cinta rimane il portale d’ingresso dove c’era il ponte levatoio. Oggi che lo Chaberton è in Francia è la fortificazione militare più alta d’Italia, purtroppo bombardata e fatta saltare in ottemperanza al trattato di Parigi del 1947. Lo spettacolo in vetta è unico e nelle giornate più fredde di cielo terso spazia a 360° dal Monviso, al Pic de Rochebrune, alla Chaberton ai 4.000 francesi o ovviamente su tutta la conca di Bardonecchia. Gli ultimi tornanti per il Forte Jafferau e la Caserma Colletta Jafferau LA DISCESA DALLO JAFFERAU VERSO BARDONECCHIA Per la discesa si può optare per il rientro dalla strada di salita oppure imboccare la traccia carrabile che attraverso quelle che d’inverno sino le piste da sci e scendere verso BARDONECCHIA – BACINI FREGIUSIA. Il primo tratto fino all’arrivo della cabinovia è poco più di un tratturo, ripido e contropendente e va percorso con la massima prudenza anche da moto di tipo enduro. Una traccia a zig zag molto bruschi sotto la seggiovia Testa del Ban che scende sotto l’impianto di risalita. Il Forte da questo lato infatti era stato concepito come baluardo di sbarramento difensivo e quindi non era stata prevista una discesa, nemmeno con mulattiere. Via via che si scende le pendenze si fanno più abbordabili e la strada piega verso sinistra ed entra nel bosco di conifere, dopo essere passati e poi sotto l’arrivo della nuova seggiovia “6 Gigante” a 6 posti. Intorno ai 2.000 m. la strada quasi spiana, e si passa la zona degli alberghi Belvedere e Jafferau per raggiungere i Bacini Fregiusia a 1.900 metri dai quali inizia anche il percorso dell’ex ferrovia decauville. Una tratta di circa 8,5 kilometri in quota che univa con una ferrovia di servizio questa località alla DIGA DI ROCHEMOLLES realizzato negli anni negli anni ’30. Attenzione: questa tratta è vietata ai mezzi motorizzati! Poco dopo aver superato le condotte si può decidere di scendere direttamente a Bardonecchia, attraverso le belle borgate di Broue, Rochas, Cianfuran, poi le Gleise e infine dopo Millaures raggiungere il centro di Bardonecchia. Se in invece si sceglie di proseguire l’avventura tutta su sterrato continua! La discesa dallo Jafferau: la Seggiovia della Testa del Ban BACINI FREGIUSIA – FORTE FOENS – SAVOULX La localita’ Bacini deve il proprio nome a due grossi serbatoi idrici di alimentati dal lago formato dalla diga di Rochemolles attraverso una lunga galleria. Dal bacino partono poi due condotte forzate che alimentano la centrale di Bardonecchia, realizzata tra il 1918 ed il 1923 dalle Ferrovie dello Stato e poi ceduta all’Enel nel 1968. Dopo circa 100 se non si scende all’incrocio si risale a sinistra in direzione est. Per ripidi tornanti si risale di quota fino intorno ai 2.100 m di quota, poi la strada si fa falsopiano superato un vistoso fontanone, si attavrsa un fronte di frana contenuto da opere di ingegneria ambientale, proseguendo praticamente in piano si arriva all’ingresso del FORTE FOENS a quota 2.216. Anche questo forte venne realizzato a partire dal 1897-98,; è in una zona pianeggiante su un ed era completamente circondato da un muro difensivo. Il forte vero e proprio era un edificio a pianta rettangolare armato con 4 postazioni di mortaio 4 mortai su rivolti con la bocca di fuoco verso la conca di Bardonecchia. Ospitava anche poco distante 2 cannoni che erano puntati verso la Grand’Hoche e lo sbocco della Dora di Bardonecchia nella Dora Riparia nei pressi del comune di Oulx Dal Forte Si prosegue, in leggera salita, scorrendo i toccando i ruderi della stazione intermedia della teleferica Costans-Jafferau che serviva il forte dal fondovalle finche si arriva al bivio che scende per Savoulx. Anche qui la scelta sta al pilota: se si prosegue verso est dopo circa 3 kilometri si torna al bivio per lo Jafferau della strada ex militare n° 79 e si può scendere a valle ripercorrendo a ritroso la galleria e il percorso di salita. Oppure si svolta a destra e si affronta una ripida discesa di circa 1.000 metri di dislivello e quasi 13 kilometri per raggiungere l’asfalto presso la frazione Savoulx, a metà strada tra Oulx e Bardonecchia sulla Statale 335 e nei pressi dello svincolo autostradale della A32 del Frejus. E’ una strada consortile realizzata negli anni del secondo dopoguerra. Prima di entrare in uno dei più boschi di larici della Valle di Susa, fiammante di colori in autunno, si raggiungo la Cappella della Madonna delle Nevi e l’alpeggio Roche a quota 1.900 metri circa. Poi dopo un lungo traverso la strada sterra inanella 17 tornanti sempre stretti sino a infilarsi nell’abitato di Savoulx dove si ritrova l’asfalto.

  • COLOMBANO ROMEAN | itinerari valsusa

    ​ Colombano Romean: l’uomo che scavò – da solo – un Traforo Alpino by GIAN MARIO MOLLAR Da queste parti lo chiamano semplicemente “il pertüs”, il buco. A prima vista, sembra soltanto una macchia d’ombra sul fianco della montagna di Chiomonte, una piccola breccia scura tra i colori autunnali che tingono i prati e i larici. Poco sopra, sulla destra, si stagliano contro il cielo i quattro torrioni calcarei della cima dei Quattro Denti, chiamata così, si dice, per commemorare la scarsa dentatura di un prevosto locale del 1400, Giovanni di Bigot. Più oltre, il profilo grigio del monte Rocciamelone, acuminato come una zanna. Il fondovalle è cancellato da una coltre di nebbia. Colombano Romean: l’uomo che scavò – da solo – un Traforo Alpino – Vanilla Magazine ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ In un paesaggio così maestoso, il traforo che Colombano Romean scavò cinquecento anni fa sembra quasi un dettaglio insignificante, eppure quel “buco” a duemila metri di altitudine è una testimonianza storica di grande valore, una storia da raccontare. La targa di bronzo al suo ingresso la riassume brevemente, non senza un tocco di solennità: “Colombano Romean chiomontese, sul principio del secolo XVI ideò e solo compì in VIII anni questo traforo, pel quale conducendo a Chiomonte e ad Exilles le acque di Touilles, queste balze sterili e deserte in contrada fertile trasformava”. La storia del “Pertus” è tutta racchiusa in questa scarna lapide: eADV Un buco nella montagna, fatto da un uomo solo per otto lunghi anni, dal 1526 al 1533 Colombano era nato in Val di Susa, nella frazione Ramats, proprio ai piedi del luogo in cui sorge il traforo, ma trascorse buona parte della sua vita come minatore nelle miniere della vicina Provenza. Tornato nella valle, quando ormai aveva più di cinquant’anni, gli venne offerta la possibilità di compiere un’opera ritenuta all’epoca quasi impossibile: Perforare la montagna, per portare l’acqua del torrente Touilles dal versante opposto della Val Clarea nei pascoli aridi, esposti a meridione, della Val di Susa In precedenza, l’impresa era già stata tentata da altri, ma la difficoltà di perforare la dura roccia calcarea aveva fatto sì che venisse ben presto abbandonata. “Lei deve sapere che farmi avanti quando tutti si fanno indietro a me è sempre piaciuto, e mi piace ancora”. Le parole sono tratte da “La chiave a stella” di Primo Levi, ma si adattano bene al personaggio – o almeno a come ci piace immaginarlo. Di fatto, quello intrapreso e portato a termine da Romean non è il primo traforo alpino mai compiuto. Il primato spetta infatti al cosiddetto “Buco di Viso”, scavato tra il 1479 e il 1480 per mettere in comunicazione la regione francese del Queyras con la confinante Val Po. Le due opere, tuttavia, sono profondamente diverse, sia per la funzione – il buco di Viso serviva a consentire il passaggio di persone e il trasporto di merci, per questo viene anche detto “Galleria del Sale”, mentre quello di Romean è un’opera idraulica – che per la lunghezza: se il primo è lungo “soltanto” 75 metri, quello scavato da Colombano si protrae per quasi mezzo chilometro, 433,20 metri. eADV I dettagli ci vengono raccontati in quattro atti notarili, rinvenuti presso una famiglia del villaggio sottostante e successivamente pubblicati e tradotti, nel 1879, da Felice Chiapusso. Nel più significativo, intitolato “Conventio facture aqueducti de Tulliis inter habitantes de Celsis et Ramatis cum Columbano Romeani”, si incarica il minatore di scegliere tra due possibilità: riprendere l’opera già iniziata oppure di iniziare un nuovo traforo. Colombano sceglierà di continuare il primo traforo. Siccome l’opera viene commissionata tanto dagli abitanti della Ramats che da quelli del paese sul versante opposto, Cels, entrambe le parti si impegnano a fornire tanto il vitto per il lavoratore (vino e segale) quanto gli strumenti per compiere l’opera, ovvero martelli, picconi e scalpelli. Oltre a ciò, i committenti erano tenuti a fornire anche una baracca, una botte e l’olio necessario per l’illuminazione della galleria. Nella baracca, costruita all’imbocco della galleria, c’era una botte per il vino e una madia per contenere il pane. Se Colombano avesse avuto bisogno di un aiutante, le quantità stabilite sarebbero state raddoppiate, ma se avesse deciso di assumerne un terzo, quest’ultimo sarebbe stato a sue spese. In ogni caso, Colombano farà tutto da solo, con il solo aiuto di un mulo, per trasportare le macerie, e di un cane, che – si dice – veniva spedito a valle con una sorta di basto per risparmiare al padrone il tempo di scendere per i rifornimenti. eADV ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ Nell’atto notarile, redatto dal notaio di Chiomonte Jean Rostollan, si fissa anche il compenso: “cinque fiorini di moneta corrente ciascuno dei quali vale dodici soldi, per ogni tesa (circa due metri) di detto acquedotto”. Ma se l’opera non dovesse venire portata a termine, Colombano dovrà pagare un’ammenda superiore, di otto fiorini per ogni tesa già pagata e di ben venti fiorini per ogni tesa ancora da scavare. Data l’altitudine – siamo a 2019 metri sul livello del mare – il minatore è costretto a interrompere ogni anno gli scavi durante i rigori dell’inverno, per riprenderli poi la primavera successiva. È ancora oggetto di dibattito se gli scavi siano iniziati dalla Val Susa o dall’altro versante della montagna. In ogni caso, è difficile immaginare la fatica che ha dovuto affrontare quest’uomo per scavare un cunicolo lungo mezzo chilometro, alto in media due metri e largo ottanta centimetri nel duro calcare. Per comprendere meglio, bisogna camminare in quel cunicolo, in una tenebra profonda, tanto lunga da sembrare quasi infinita, in cui ogni scanalatura nella roccia è il ricordo di un antico colpo di piccone o scalpello: un’impresa davvero titanica, per un uomo solo. eADV Si stima che avanzasse di circa venti centimetri al giorno, utilizzando come segnali per la direzione dei lumini allineati, dei quali, ancora oggi, si scorgono le nicchie lungo la galleria. Si dice che l’urina del mulo gli servisse per stabilire quale fosse la giusta pendenza del cunicolo per far colare l’acqua. A circa un terzo del cunicolo c’è uno sbalzo di più di mezzo metro, segno probabilmente di un errore di calcolo per far combaciare i due rami della galleria. In un cunicolo così stretto e profondo, l’aerazione naturale non è sufficiente: Colombano dovette servirsi di un mantice per immettere aria nel buco, probabilmente azionato con la forza idraulica del corso d’acqua. In otto anni di solitudine e sacrificio, Colombano compì l’opera, con maestria e cura esemplare, tanto da sopravvivere a quasi cinque secoli – fatta eccezione per pochi restauri. “L’amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra: ma questa è una verità che non molti conoscono”: le parole sono di nuovo di Primo Levi, ma Colombano doveva certamente conoscerne il significato più profondo. È proprio a questo punto che la storia sconfina nel mistero: si racconta che, una volta terminato il lavoro, Colombano sia scomparso nel nulla. La leggenda vuole che i valligiani, una volta resisi conto di dover pagare una piccola fortuna al minatore, preferirono assassinarlo. “La canzone di Colombano”, un bel romanzo giallo di Alessandro Perissinotto, sviluppa queste suggestioni dando vita a un intrigo avvincente tra storia e finzione. Secondo altre fonti, invece, Colombano venne infine pagato, e ad ucciderlo sarebbero stati i bagordi e le gran bevute per festeggiare il compimento della sua opera. Non ci è dato sapere con certezza come siano andate davvero le cose, ma ci auguriamo per lui che la seconda versione sia quella veritiera. eADV ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ Per chi volesse vedere il Pertus e fare esperienza di questo angolo poco noto del Piemonte, il consiglio è di andare nel mese di settembre, quando la portata d’acqua è inferiore ed è più facile addentrarsi nella Galleria. Sono necessari, in ogni caso, stivali di gomma, buone torce e abiti impermeabili e spessi. Il punto di partenza per la camminata è la Ramats, frazione di Chiomonte. Di lì, si arriva al Pertus con una camminata di circa due ore e mezza e quasi mille metri di dislivello – durante i quali potrete comprendere perché il torrente Touilles si chiama anche “Tiraculo”. Il cunicolo si percorre agevolmente, anche se in alcuni punti – soprattutto all’inizio – è necessario procedere accovacciati. Quando siete dentro, prendetevi il tempo di analizzare le pareti, perché, oltre ai graffi del piccone di Romean, potrete trovare delle altre sorprese: oltre alle nicchie per ospitare le lucerne, ci sono qua e là dei basso-rilievi che riproducono dei volti e delle croci, ma per rilevarli dovrete fare attenzione. Una volta tornati alla luce del sole, dopo un percorso buio e un po’ claustrofobico che sembra non finire mai, vi aspettano i prati e i cieli da sogno dell’altra vallata, dai quali potrete raggiungere le sagome inconfondibili dei Quattro Denti (che in realtà sono ben di più) e tornare, con un percorso ad anello, all’ingresso della galleria. COLOMBANO ROMEAN

  • VIE FERRATE | itinerari valsusa

    VIE FERRATE TIBETAN BRIDGE https://www.pontetibetano.net/ The longest Tibetan Bridge in the world suspended in the void for 468 meters. The Cesana Claviere Tibetan Bridge is the longest suspension bridge in the world, 544 meters, at a height of about 30 meters from the ground. The path that crosses the Gorge of San Gervasio consists of the succession of three cable bridges. The route begins with the first bridge (70 m) that crosses the Gorgia perpendicular to its course, and then joins on the main deck, which from this point onwards it follows the course of the San Gervasio Gorges in a longitudinal direction at a height of 30 meters. At the end of the second bridge, a path leads to the third and last bridge, 90 meters long and 90 meters high from the ground. Average travel time 1.30 h As an alternative to the path it is possible to reach the third bridge along the via ferrata. Average travel time 2.30 h. For information +39 337 219600 Historical Notes – The practice of equipping the most challenging and risky sections of the ascent routes temporarily or permanently in the mountains it is at least as old as mountaineering itself. Since ancient times, the man who lived and ate in the mountains has learned to lay stairs, pieces of rope, or create steps in the rock, in order to to facilitate access to places of vital importance such as streams and wells i from which to draw water, terraces on which to cultivate, caves where it was possible to find shelter or extract raw materials ... .._ cc781905-5cde-3194-bb3b-136bad5cf58d_ to arrive in time more recent, where the mountaineers who guided the pilgrims, the merchants, and later also the tourists, through the Alpine passes, came to build entire routes, with ropes and steps to simplify their transit. With the First World War, in fact, the construction of railways routes for sporting tourism purposes was interrupted, but many paths and difficult passages, especially in the area of the Dolomites they have been equipped as paths on the war front, to allow the Alpine troops to carry out their usual movements with less risk and greater speed in the transport of armaments. Albeit to a much lesser extent, a similar situation it met again on the western, Franco-Italian front in the Second World War. After the seventies, the newfound economic well-being and the increase in alpine tourism led to the development of equipped routes especially in the Dolomites, with ends not only for climbing to the peaks, but also for traverses that are particularly interesting for history, nature, landscapes. A further development in recent years has seen via ferratas become sporting routes, without the need to be in the high mountains, with the preponderance of the athletic gesture over the ascension. Vie Ferrate in the Susa Valley – Although in the Italian western Alps, the diffusion of Vie Ferrate in the valleys is not widespread, the Susa valley it has at least seven, which have been built or rebuilt and are still maintained. This demonstrates how some municipalities have received the message that comes from beyond the Alps, where the proliferation of this kind of itineraries is overcoming every imaginable limit, where every country wants to have its via ferrata. Like the Dolomites, the Susa valley also has an itinerary created on the remains of a track created for war purposes, the "Via degliAlpini" on Mount Charrà, also the Susa valley can boast of an itinerary that in addition to being sporty leads us to travel through history, climbing Mount Pirchiriano on whose summit we find The Abbey of the Sacra di San Michele dating back to the 10th century, or, a mainly landscape route aimed at discovery of a wild and otherwise inaccessible place, where we can see a very particular vegetation "The Gorge della Dora Riparia", and also an itinerary exclusively sporty with different tracks of different length and commitment to satisfy the neophyte, the expert, and even the children, the "Ferrata del Ruoas", then again a couple of itineraries inserted within as many protected oases, which develop along the two main ravines of the Valle Foresto and Chianocco, a long and difficult itinerary suitable for periods of intense heat, the Via Ferrata of the Rocca Clarì ....... Altox article mentioned under the link: http://www.altox.it/ValsusaFerrate/a-ferratevalsusa.htm CONNECTIONS - LINKS HORRID OF CHIANOCCO VIA FERRATA DI CAPRIE MOUNT CHABERTON MT 3131 VIA FERRATE DELLA RUCEIA VIA FERRATA CARLO GIORDA SAN MICHELE HIGH BATTERY CHABERTON VIA FERRATA HORRID OF FOREST GORGE SAN GERVASIO CLAVIERE ROCCA CLARI CESANA CLAVIERE VIA FERRATA GORGE DELLA DORA RIPARIA GIAGLIONE VIA FERRATA DEL ROUAS BARDONECCHIA Essential material: Climbing harness Climbing helmet Energy absorber with 2 dynamic lanyards N ° 2 standard carabiners for via ferrata and connector with harness. Safety rules: 1 - It is essential to have a minimum of experience in the mountains or in climbing, before venturing on the via ferrata. 2 - Stay spaced out in steep sections, not be more than two people on the cable between two anchors except in the progression tied in a rope. 3 - Do not abandon the aided itinerary, follow the connecting and descent paths respecting the direction of travel. 4 - Do not travel the via ferrata in unfavorable weather conditions (rain, snow, ice, stormy situations; etc ....). 5 - At no point along the route must the carabiners connecting the mountaineer to the cable be released at the same time from the aforementioned cable. 6 - Respect the environment, do not go off the paths, and do not drop stones. 7 - Minors must be tied up in a roped party and accompanied by a responsible adult. ALTOX REFERENCE SITE CAUTION AND RESPECT FOR THE MOUNTAIN. ALWAYS. LINK

  • LEGGENDE | itinerari valsusa

    LEGGENDE Le leggende Alda La via Michelita Gli Angeli Lo scalone dei morti Il monte Musinè Cinque motivi per visitare la Sacra di San Michele La linea di San Michele Come Arrivo alla Sacra di San Michele Audioguida Video La Sacra di San Michele Alda La prima è quella più nota delle leggende è quella legata ad una fanciulla di nome Alda, una ragazza molto carina che sfuggì all’assalto dei soldati di Federico Barbarossa durante un tentativo di rapirla mentre lei saliva al monastero. La ragazza, pia e devota, si divincolò correndo verso la torre del tempio pregando gli Angeli e la Madonna che l’aiutassero. Si buttò nel vuoto, ma il suo appello venne accolto, così lei si salvò atterrando sana e salva. Dopo quell’episodio, sentendosi immortale, e in preda alla superbia, raccontò quanto successo, convinta che potesse rifare quel gesto ogni volta che ne avesse avuta voglia. Nessuno ci credeva, ma lei tornò sulla torre e si gettò nel vuoto. Morì sfracellandosi al suolo. Un detto locale dice che il pezzo più grande che ritrovarono di lei fu l’orecchio! Sacra di San Michele, Torre bell’Alda – Turista a due passi da casa Di quella torre oggi restano solo le rovine che vengono tuttora ricordati come Torre della bell’Alda. La via Michelita Anche le origini del santuario sono avvolte dalla leggenda. Come quella nota della Via Angelica detta anche Via Michelita. Si tratta del percorso medievale fatto dai pellegrini che percorrevano una ipotetica linea tra le Basiliche di Mont Saint Michel in Normandia e quella di Monte Sant’Angelo in Puglia. Tra le due, esattamente alla metà del cammino, si trova la Sacra di San Michele. Dista infatti 1000 Km dall’abbazia francese e altrettanti da quella pugliese. Narra la leggenda che questa via fu tracciata da una spada: quella di San Michele in lotta col demonio. A testimonianza ci sarebbe una fenditura che collega le tre basiliche a lui dedicate. Gli Angeli Sacra di San Michele – Turista a due passi da casa Un’altra storia fantastica legata alla Sacra torinese è quella che vuole la nascita della basilica dopo l’apparizione di alcuni Angeli. San Giovanni Vincenzo nel X secolo voleva costruire un’abbazia sul Monte Caprasio, ma le pietre che lui posava di giorno… sparivano la notte. Preso dal dubbio dei furti, una notte rimase sveglio e, con stupore vide apparire dal buio alcuni angeli, che prelevati i massi, li depositavano sul monte Pirchiriano. San Giovanni decise di abbandonare la costruzione nel luogo prescelto per quello indicato dagli Angeli. Da quel giorno i lavori non si interruppero più. Questa leggenda ricorda una simile che riguarda il Monastero di Hosoviotissa sull’isola di Amorgos, in Grecia. In questo caso, sarebbero spariti gli attrezzi da lavoro al capo del cantiere. Un giorno li trovò sulla roccia. Decise di costruire il Monastero proprio in quel punto. Tornando alla leggenda sulla Sacra di san Michele, si dice anche che lo scrittore Umberto Eco, abbia preso ispirazione da questo monumento per scrivere il suo capolavoro “Il nome della rosa”. Lo scalone dei morti Legato allo “Scalone” oggi conosciuto come Scalone dei Morti e che un tempo pare fosse nominato lo “Scalone dei Sorci” è la storia del vecchio sacrestano. Ogni sera era solito chiudere la porta d’ingresso per nulla intimorito dalla presenza degli scheletri e dai pipistrelli che volteggiavano tra i gradini e le nicchie. In una sera tempestosa, mentre saliva le scale, una folata di vento gli spense la torcia. Impaurito, l’uomo cominciò a cercare i gradini e un appoggio per salire il più in fretta possibile i gradini, ma un’altra folata di vento gli chiuse la porta. Nel buio più totale sentì lo sfregamento di ossa sulla pietra. Terrorizzato cominciò ad urlare, affinché l’Abate, che si era tardato nelle preghiere, andò in suo soccorso. Quando lo trovò, il sacrestano raccontò di uno scheletro che si muoveva sullo scalone. Si fece coraggio e si avvicinò con la torcia a quello che sembrava un morto vivente, in realtà era solo un topo che si era intrufolato nel teschio. Il roditore si era spaventato per i rumori e correndo via, fece rotolare il teschio per lo scalone. Il monte Musinè Infine c’è una leggenda che riguarda il Monte Musinè, una montagna vicina alla Sacra, e alla consacrazione della Chiesa. Tutto riporta al Vescovo Amicone che andò a consacrare il tempio sul monte Pirichiano, di fronte al Musinè. Quella notte gli abitanti della valle assistettero ad uno spettacolo misterioso: videro nel cielo scie di fuoco che illuminarono la chiesa, dando l’idea di un incendio. La chiesa di San Michele è costruita sul Monte Pirichiano, derivazione di Porcarianus o monte dei Porci, mentre Musinè è un termine dialettale piemontese e significa “asinello”. Il bene di fronte al male, il drago di fronte a San Michele. Può essere questa l’interpretazione di questa leggenda. La Sacra di San Michele si trova a Sant’Ambrogio di Torino, all’inizio della Val di Susa. https://touristainitalia.com/2022/09/05/sacra-di-san-michele-misteri-e-leggende/

  • STORIA IN VISITA | itinerari valsusa

    STORIA IN VISITA FORTE DI EXILLES The Forte of Exilles. Susa motorway exit, state highway 10 km Exilles. Opening in the summer months. Cell 327 6262304 - mail assfortexilles@gmail.com Located in the municipality of the same name, it is one of the most important defensive systems in Piedmont The first documents in which the Fort of Exilles is mentioned, still very rudimentary and under definition, date back to VII century , when a reporter della Novalesa cita on the rock of Exilles a primitive fortification destroyed by Franks . Dal 1155 about the masters of the fortress are the Bermonds of Besançon , counts of Albon, who needed to protect militarily the road that, owned by them, led to the Montgenèvre . The first description of the castle dates back to 1339 : the plant shows up quadrangular and with more towers, stables and external warehouses, very different from the stronghold solid and compact today. Many legends were born around the Fort over the centuries, but perhaps the most famous of all, between historical truth and legend, is that relating to a mysterious character imprisoned there (the building also served as a prison) between 1681 and 1687. According to tradition, he could identify himself with the Iron Mask, a character whose identity is still unknown . Nel 1708 , during the War of the Spanish Succession , back to the Savoy with Vittorio Amedeo II of Savoy , thanks to the bypassing of the front by the Savoy troops through the Moriana ed the packages that connect this with Bardonecchia , so that the strong it will be attacked from the part of the upper valley. Il Treaty of Utrecht will finally terminate the definitive membership of the whole Susa Valley (and, therefore, also of the fort of Exilles) to the newborn Kingdom of Sicily (which soon became Kingdom of Sardinia ). Nel 1720 is appointed architect Ignazio Bertola , adopted child of Antonio , to strengthen the Fort of Exilles. Jobs last over six years (ending in 1726 ) and in the end the fort is a jewel of military art. In September of 1745 , in the course of the war of the Austrian succession , the French troops try to open the way to lower valley of Susa attacking the fort, but are repelled by the guns of the garrison under the command of Captain Papacino d'Antoni.[1] Source WIKIPEDIA http://www.ilfortediexilles.it FORT OF BRAMAFAM IL Forte di Bramafam - Email:info@fortebramafam.it Telephone: +39 339 2227228 Mobile: +39 333 6020192 Fort of Bramafam Museum. Bardonecchia motorway exit, go back on the state road towards Oulx. Opening in the summer months. The fortification was built between 1874 eil 1889 ed is one of the largest fortified works of the end of nineteenth century delle Cottian Alps . It was built to defend la Turin-Modane railway line e il Frejus railway tunnel , inaugurated in those years. The fort, which at the height of its functionality numbered more than 200 units, controlled the town of Bardonecchia and le valleys of the Rho e of Frèjus e held the Italian entrance to the railway tunnel is under fire from probable French attacks. Partially decommissioned during the WWI , the fort was used as a prison camp for working Austrians in the area for the maintenance of military roads and the Fréjus tunnel. In the Thirties the work was integrated with the construction of two modern ones cave resistance centers del Vallo Alpino ed armed, as well as by the 2 towers 120/21 , also from a section of guns da 149/35 . Despite being outdated for technical concepts, it was constantly garrisoned and armed. On June 21, 1940, during the offensive Italian against la France , the fort was targeted by enemy artillery shots and bombs dropped by seven French aircraft: the damage however, they were limited only to some external structures. In September 1943 it was occupied by a small German garrison which, for fear of coups of the partisans, carefully mined the entire surrounding area. It was abandoned by the last retreating Germans only on the morning of April 27, 1945. Once hostilities ceased, in compliance with the clauses of the peace treaty, the work was abandoned by the Army and abandoned to its fate (art.47 del peace treaty ). Source WIKIPEDIA http: //fortebramafam.it/ SACRED OF SAN MICHELE tel. +39.011.93.91.30 fax. +39.011.93.97.06 email: info@sacradisanmichele.com The Sacra di San Michele (the Archangel), or more properly the Abbey of San Michele della Chiusa, also called Festival of San Michele[2] in local popular parlance, is a complex architectural perched on the summit del mount Pirchiriano , at the entrance to the Val di Susa , in Metropolitan city of Turin , in Piedmont , in the territories of the municipalities of Sant'Ambrogio of Turin e di Chiusa di San Michele , just above the hamlet of San Pietro . Placed on an imposing base of 26 meters at 960 meters of altitude above sea level [3] , looking out from the top of the mount Pirchiriano on the border between le Cottian Alps e la Po Valley , is the symbolic monument of Piedmont [4] [5] e one of the most eminent religious architectures of this alpine territory , belonging to diocese of Susa , first step in Italian territory along the via Francigena [6] [7] . Dal XII al 15th century lived the period of its historical maximum splendor, becoming one of the main centers of spirituality Benedictine in Italy. Nel nineteenth century vi the congregation of was establishedRosminian fathers [8] . In 2015, the site was one of the winners of the world photo contest Wiki Loves Monuments [9] . In 2016 the museum of the abbey monumental complex it was visited by over 100,000 people[10] . The monastic scenario has largely inspired the historical novel di Umberto Eco The Name of The rose .[13] [14] Still on the northern side, isolated from the rest of the complex, stands the tower of the "Bell'Alda", the subject of a suggestive legend: a girl (probably lived in XIII –_Cc781905-5cde-3194-bb3b-136bad5cf58d_14th century ), the bell'Alda in fact, wanting to escape from capture of some soldiers of fortune, he found himself on the top of the tower. After praying, desperate, she preferred to jump in the precipice below, rather than getting caught; the angels came to her aid and, miraculously, landed unscathed. Legend has it that, to show his fellow villagers what had happened, he tried again the flight from the tower, but that for the vanity of the gesture was instead killed. Source WIKIPEDIA. ABBEY OF NOVALESA https://www.abbazianovalesa.org/wp/ The abbey of Saints Peter and Andrew, also known as the abbey of (or della) Novalesa, is an ancient one abbey Benedictine founded inVIII century e located in the municipality of Novalesa , in valley of Susa , Metropolitan City of Turin . One of the chapels of the complex hosts two important cycles of frescoes by11th century , one dedicated to the holder Sant'Eldrado and the other, among the first known in the West, a St. Nicholas of Bari . The history of the Novalesa abbey begins on January 30, 726, by means of the deed of foundation due to the then lord frank di Susa e Moriana , Subscribe , to control of Mont Cenis pass . In this period the monasteries had in fact a precise strategic value and the Franks in particular not only considered them their sphere of influence, but used them as bases for their raids against enemy populations. Source WIKIPEDIA. Tel 0122 653210 - reservations. FORTE DELLO CHABERTON THE CHABERTON GUNNER ROBERTO GUASCO http://chaberton.altervista.org http://www.montechaberton.it/ The design of the fortification dates back to the end of the 19th century, when, in the context of the Triple Alliance, Italy pursued a plan to improve the fortification system on the border with France. The summit of Chaberton was chosen for its strategic position, for its inaccessibility and for the impossibility of hitting it with the curved shooting weapons of the time [2]. This explains the realization of overhead batteries with cannons placed in rotating turrets and without adequate protection against cannon or mortar shots that were not feasible in the early 1900s (but not by modern World War II mortars). The project was that of an autonomous work with distant action, or with the aim of bombing military positions even at a considerable distance in foreign territory. [3] [4] The works began in 1898, with the tracing of the road that connected the hamlet of Fenils to the top of the mountain. [3] The works, under the guidance of the major of the genius Luigi Pollari Maglietta, finished in 1910, [4] but already in 1906 the battery it was armed with 8 149/35 A guns in an AM type armored turret [2] [3] After Italy declared war on France on 10 June 1940 the fort became active for the first time: it was used for bombing French military objectives, without however causing significant military damage[2] . In the nearby French fort of the Janus an armored watchtower is visible above a concrete work, in which the steel of the turret was partially distorted, but not pierced, by one of the 149 battery grenades launched on June 20, 1940. The French army reacted the next day. Morning June 21 1940 , the French began bombing with quattro howitzers siege Schneider 280 mm Mle 1914 ;[5] the bombing was temporarily suspended for the fog, but in the afternoon it resumed, and once the firing was fixed, the French mortars soon put out of use six of the fort's eight turrets, causing nine deaths and fifty injuries, disabling la cableway of service of the fort, and causing considerable damage to the structures.[3] The following day the duel continued with less intensity.[5] With the armistice of 25 June, the fort ceased its activity. Source Wiipedia. Cell: +39 338 614 1121 Mail: info@montechaberton.it The Chaberton gunner - Media Museum Forte del Varisello - Moncenisio Il forte venne costruito tra il 1877 ed il 1883 sulla cima del monte Varisello a pianta pentagonale con fossato di protezione e con le stesse dotazioni tecniche dei vicini forte Roncia e forte Cassa , ossia a due piani con ordini di fuoco sovrapposti. Il piano superiore era completamente casamattato e dotato di 2 cannoniere rivolte a nord, est e sud; non tutte queste casematte erano armate, in quanto i 7 cannoni 12 ARC Ret potevano essere spostati nella direzione di fuoco più necessaria al momento dell'utilizzo. I cannoni 12 ARC Ret erano rivolti verso settentrione e battevano tutta l'area del pianoro del Moncenisio compresa tra il colle stesso e l'ospizio (assieme agli armamenti dei forti Roncia e Cassa), mentre i cannoni 15 ARC Ret , rivolti verso occidente, coprivano la zona compresa tra l'Ospizio e l'imbocco della strada che conduceva al colle del Piccolo Moncenisio . Il piano inferiore vi erano 4 postazioni per gli mortai 15 Ret e file di feritoie per i fucilieri, posizionate in modo da coprire l'intero fossato. Erano poi presenti anche 3 casematte sul fronte di gola per coprire la zona attorno alla Gran Croce e due pilastrini su cui erano installate delle mitragliatrici per coprire lo spiazzo attorno al ponte levatoio d'ingresso. Vista la funzione di centro di comando della piazza, il forte era anche dotato di un grande deposito di munizioni per i 420 uomini di presidio dello stesso e per le fanterie mobili operanti nella zona; inoltre erano presenti anche l'infermeria, magazzini per i viveri e forni per la cottura del pane. Era altresì presente una stazione eliografica-ottica che metteva in comunicazione il forte con le altre opere della zona ed il Forte Pampalù di Susa ; vi erano anche dei proiettori elettrici che erano utilizzati per l'illuminazione notturna della zona del pianoro del Moncenisio , e tra il 12 ed il 17 luglio 1883 questi proiettori furono utilizzati per i primi esperimenti di illuminazione notturna di un campo operativo militare in Italia. Al forte si accedeva tramite un ponte levatoio posto sul fossato davanti al portale d'ingresso; l'avancorpo quadrato del blocco d'ingresso era affiancato da cannoniere in conci di pietra. Il muro di controscarpa segue il perimetro dell'intera opera, interrotto solo sul lato occidentale in seguito ai danni provocati dai cannoneggiamenti del 1909 - 1910 . Il cortile interno è occupato, al centro, dall'edificio rettangolare che ospitava gli alloggiamenti delle truppe ed i locali logistici: per accedervi si scendeva ad un piano inferiore del cortile tramite una rampa carrettabile. La caserma, su due piani ha il lato rivolto verso le casematte suddiviso in un piano terra con un ampio porticato ed il primo piano con un loggiato ad archi; la scala per salire al piano superiore è a metà dell'edificio, che all'interno è suddiviso in stanze e camerate. Le casematte del piano superiore del forte sono intercomunicanti tra loro tramite passaggi laterali ed hanno tutte delle pietre angolari a protezione dell'apertura delle cannoniere con, sul pavimento, l'alloggiamento del rocchio in ghisa del cannone. Le postazioni dell'ordine inferiore, invece, sono dotate di feritoie in fila per il posizionamento dei fucili. Le caponiere del fossato sono raggiungibili dalle casematte inferiori e, tramite quella posta nell'angolo sud-ovest, si può raggiungere la polveriera del forte, capace di 100 tonnellate di polvere da sparo , scavata in galleria sotto il piazzale antistante l'ingresso dell'opera. Verso la metà degli anni ottanta del XIX secolo venne realizzata la batteria esterna del Varisello, un'opera di appoggio al forte posizionata lungo la strada di accesso al medesimo: la Batteria era suddivisa in una sezione a valle composta da 2 postazioni a valle e 4 a monte, e tutte e 6 erano dotate di cannoni 15 GRC Ret in barbetta con i magazzini ed i locali di caricamento posizionati in galleria lungo la strada militare del Pattacroce . Vita del forte L'operatività del forte fu alquanto ridotta nel tempo: già nel primo decennio del Novecento venne parzialmente disarmato in quanto le sue strutture in muratura non erano adatte a resistere ai colpi delle granate torpedini ; venne utilizzato, tra il 1909 ed il 1910, come bersaglio per le prove di tiro di artiglieria dei nuovi cannoni 149 A e per valutare gli effetti dei nuovi proietti sulle murature in pietra. A seguito del bombardamento, il lato occidentale del forte subì gravi danni ed il crollo pressoché completo delle casematte: data la scarsa resistenza della tecnica costruttiva delle fortificazioni in pietrame ai nuovi tipi di armi da artiglieria, il 10 gennaio 1910 i forti Varisello, Roncia e Cassa del Moncenisio vennero radiati dal novero delle fortificazioni attive e furono utilizzati soltanto più come magazzini ed alloggi per le truppe di stanza in zona. Forte del Sape' IL FORTE NASCOSTO In base al progetto originario del 1874 il Forte Sapé avrebbe dovuto essere sito con fronte verso nord-ovest e, agli spigoli ovest-nord-ovest ed est-sud-est, due caponiere e un largo fossato che lo avrebbe separato dal muro di controscarpa che sosteneva le pareti della buca nella quale avrebbe dovuto essere collocato. Al piano terra avrebbero dovuti esser sistemati gli alloggi della truppa e i servizi mentre, allo spigolo ovest-sud-ovest, ci avrebbe dovuto essere il magazzino della polvere; al piano superiore vi avrebbero dovute essere le quattro casematte con le cannoniere rigate per le artiglierie e gli alloggi per gli ufficiali. Una scaletta avrebbe condotto al tetto piano, costituito da una battuta di cemento spessa un metro, rivestita da due metri di terra e poggiante sulle volte a botte a tutto sesto delle casematte. Sull'orlo sud-est del terrazzo sommitale si sarebbe dovuto elevare un parapetto con feritoie per proteggere i fucilieri per la difesa vicina. L'accesso avrebbe dovuto essere con ponte levatoio sul fossato allo spigolo est-sud-est ed avrebbe condotto direttamente al piano delle casematte. L'opera che venne poi realizzata, il Forte Sapé, progettata dall'ing. Darbesio del Genio Militare, venne costruita riunendo in un'unica costruzione le due opere preventivamente progettate (Clot Riond e Sapé) a causa di tagli alle spese militari. Ricalcava nelle linee generali l'opera casamattata e sorse dove l'altra era stata prevista: era una fortezza a fossa ma con le artiglierie in barbetta anziché in casamatta. Disponeva di otto cannoni da 12 GRC/Ret dei quali i primi quattro, riuniti a due a due e rivolti a ovest, dovevano battere la piana di Salbertrand (al posto dei cannoni da 15 GRC/Ret originariamente previsti al Forte Clot Riond), mentre gli altri quattro, sempre riuniti a due a due, erano schierati con fronte a nord-ovest a quota più bassa per battere il versante opposto della Val di Susa (compito assegnato alla progettata ma non realizzata batteria da 9 ARC Ret casamattata). Il gruppo di questi ultimi quattro pezzi, che battevano il versante sinistro della Valle, veniva detto Batteria Bassa, per distinguerla dall'altra, schierata verso la piana di Salbertrand, sita a quota superiore e, per questo, detta Batteria Alta. L'opera si elevava di un solo piano e aveva al piano terra gli alloggi della truppa con, all'estremità occidentale, il magazzino della polvere che, grazie a un pozzo dotato di una scala a chiocciola, comunicava direttamente con la Batteria Alta che era protetta, sul fianco destro, da un alto parapetto. All'estremità meridionale, dove vi era l'ingresso che avveniva tramite un ponte parte dormiente e parte levatoio appoggiato su pilastro battiponte, la costruzione si elevava di due piani con, al piano secondo, l'atrio di accesso e il corpo di guardia. Dall'atrio si scendeva tramite una scala al piano inferiore ove vi erano gli alloggi truppa e i magazzini (tali ambienti si aprivano sul fosso occidentale con un'infilata di feritoie, mentre su quello orientale vi erano finestrature che davano luce agli alloggiamentio) o si accedeva direttamente alla linea dei pezzi della Batteria Bassa, le cui due sezioni erano separate da traverse nelle quali vi erano le riservette. A ovest della linea della Batteria Bassa, in prossimità della postazione per i fucilieri, si dipartiva una strada (che in alcuni tratti era dotata di gradini) che, con alcuni stretti tornanti, saliva alla linea dei pezzi della Batteria Alta. Il fossato meridionale era interrotto da una traversa nella quale erano sistemati la cucina della truppa e i servizi, mentre il fossato orientale era interrotto da una caponiera attraverso la quale si aveva accesso da un lato a una munita galleria di controscarpa che si spingeva lungo i fossi orientale e settentrionale, e dal lato opposto alla polveriera del forte che si sviluppava al di sotto del terrapieno a monte. All'estremo meridionale del lungo corridoio, che si sviluppava lungo tutta la manica, vi era il pozzo dotato di montacarichi e una scala a chiocciola che risaliva sino alla riservetta posta fra le due sezioni della Batteria Alta. Il munizionamento previsto per le artiglierie delle fortezze della Piazza di Exilles era di 600 colpi per pezzo, dei quali 200 granate , 390 shrapnel e 10 scatole per colpi a mitraglia. Come buona parte delle fortificazioni del Fronte Occidentale, tutte opere della Piazza di Exilles, quindi anche il Forte Sapé, vennero disarmate durante la prima guerra mondiale e le artiglierie vennero inviate sul Fronte orientale . Al termine della Grande Guerra vennero abbandonate, con l'eccezione del Forte Fenil (che venne adibito a deposito proiettili per le batterie occasionali previste nella zona in caso di mobilitazione). Venne definitivamente dismesso nel 1928 . Anello dei forti sulla strada militare piu' alta d'Europa E’ la più famosa strada militare delle Alpi Occidentali ed è il percorso militare più alto d’Europa, toccando quota 2.550 presso la Testa dell’Assietta. Presenta lungo il suo tracciato numerose fortezze che risalgono a differenti epoche storiche, e può costituire pertanto un vero e proprio museo a cielo aperto della storia delle fortificazioni di montagna. La strada dell’assietta è un bellissimo percorso da seguire anche in mtb, moto da enduro o 4×4, ma questa è un’altra storia! Questa è una di quelle escursioni davvero panoramiche come quelle al Rocca Sella o al Col Bione . Arrivati al Colle delle Finestre, si può ammirare il bellissimo panorama su tutto il fondo valle, con la strada che si snoda fino a finire nel bosco. Sulla destra una strada militare, parzialmente scavata nella roccia, porta in 10 minuti al Forte del Colle delle Finestre costruito nel 1891, mentre si va su si può dare un attento sguardo alle pietre alla nostra sinistra: sono colme di scritte inerenti alla Prima e Seconda Guerra Mondiale: vi sono scritte con “W il 1919”, “il 1915” ecc; oppure semplici firme dei soldati dei reggimenti ai tempi della guerra. Da qui, proprio dal primo forte parte l’anello dei Forti, un’idea per un escursione sulle vecchie strade militari. ​ ​ Anello dei forti, sulla strada Militare più alta d’Europa • Visit Val di Susa DESCRIZIONE ITINERARIO: Si può proseguire lungo la facile strada sterrata che porta al Colle della Vecchia con percorso dolce lungo le pendici dei monti Pintas e Fattiere, un bellissimo itinerario panoramico con tratti a picco su Pian dell’Alpe. Attraversati alcuni canaloni, dei tornanti ravvicinati conducono al Colle della Vecchia, dove si trova il curioso Dente della Vecchia una grande roccia posta in verticale “piovuta”, non si capisce bene da dove, proprio a metà del colle; è lì a tessere leggende, ad alimentare storie, dando il nome suggestivo al Colle della Vecchia posto tra il Colle delle Finestre e il Colle dell’Assietta. Da qui in avanti si apre il Vallone Barbier, ampio e dolce, invece di seguire interamente la strada si possono tagliare gli ampi tornanti puntando direttamente alla Punta del Mezzodì, nei pressi della quale è visibile una il Forte di Mezzodì. Per una gita in giornata si può tornare indietro scendendo per lo stesso percorso dell’andata oppure si può decidere di proseguire passando diverse fortificazioni militari come le Caserme e il Forte del Gran Serin fino ad arrivare al Rifugio Casa Assietta, allungando decisamente il tragitto (circa 5 ore per 17 km di percorso in andata). Per un trekking lungo ma più soft si può pensare di dividere l’itinerario passando la notte al Rifugio Casa Assietta. La strada di ritorno percorre la famosa strada dell’Assietta fino a rientrare al Colle delle Finestre con il doppio del tempo.

  • ANIMALI | itinerari valsusa

    ANIMALS 1.jpg 2 FEDERICO MILESI.jpg 4 VALSUSAOGGI.jpg 5 VALSUSAOGGI.jpg 6 VALSUSAOGGI.jpg 7 LABORATORY VALSUSA.jpg 8.jpg 9 STELLA FAURE.jpg 10 MIRELLA GIACONE.jpg 11 MASSIMILIANO PONS.jpg 12 LABORATORY VALSUSA.jpg 13 STELLA FAURE.jpg 14 LAB VALSUSA.jpg 15 ITINERARIES VALSUSA.jpg 16 BELLING DEER.jpg 17 LAB VALSUSA.jpg 18 JUZA PHOTO DEER.jpg

  • VIA FRANCIGENA | itinerari valsusa

    VIA FRANCIGENA Sono 5 itinerari della Via Francigena che puoi percorrere in Val di Susa:- Colle del Moncenisio-Susa;- Colle del Monginevro-Susa*;- Susa-Chiusa San Michele;- Sant’Ambrogio di Torino-Rivoli;- Bussoleno-Alpignano. ​ COLLE DEL MONCENISIO – SUSA 1. COLLE DEL MONCENISIO – MONCENISIO LANSLEBOURG-MONT-CENIS Km 9,4 / Dislivello – 656 Valicato il colle del Moncenisio e lasciati alle spalle il lago i tornanti della gran scala e la Piana di San Nicolao, dopo i resti della galleria della ferrovia Fell, al ricovero 4 si imbocca la secolare Strada Reale, mulattiera che conduce al caratteristico borgo alpino di Moncenisio. Noto in passato come Ferrera, si sviluppò grazie al ruolo strategico di tappa obbligata lungo la via: il percorso ecomuseale e la Parrocchiale di San Giorgio permettono di approfondire la sua storia al servizio del colle. 2. MONCENISIO – NOVALESA PARTENZA: NOVALESA | ARRIVO: VENAUS Km 6,9 / Dislivello – 619 Poco a valle riprende la Strada Reale, che scende sino a Novalesa: qui il paesaggio boschivo della Val Cenischia si apre in alcuni tratti alle splendide gorge e alle cascate del torrente omonimo. Percorrendo la Via Maestra, dalla caratteristica lastricatura, si osservano le testimonianze del suo storico passato di luogo di sosta e transito verso il Colle del Moncenisio: l’architettura interna e gli affreschi degli stemmi araldici delle antiche locande; la Parrocchiale di Santo Stefano, con la sua ricca collezione di tele donate da Napoleone e il capolavoro di oreficeria dell’Urna di Sant’Eldrado; il Museo di Arte Religiosa Alpina e il Museo Etnografico di Vita Montana. Superato l’abitato è d’obbligo la deviazione all’Abbazia di Novalesa, titolata ai SS. Pietro e Andrea, tra le più antiche fondazioni monastiche benedettine dell’arco alpino (726 d.C.): nel suo parco sorgono alcune cappelle campestri di rara bellezza come la Cappella di Sant’Eldrado (XII sec.), mentre parte del complesso abbaziale è sede del Museo Archeologico. 3. NOVALESA – VENAUS – MOMPANTERO PARTENZA: NOVALESA | ARRIVO: VENAUS Km 7,1 / Dislivello – 252 Da Novalesa il cammino prosegue lungo la carrozzabile sino a Venaus, con la sua neogotica Parrocchiale di San Biagio. Il borgo è noto per la tradizionale Danze delle Spade e degli Spadonari, che si svolge a febbraio e affonda le radici in tradizioni pre-cristiane: il copricapo adorno di coloratissimi fiori e la gestualità sono legati ai riti invernali per propiziare la primavera. Una piacevole strada secondaria delimitata da muretti a secco attraversa prati e vigne sino alla frazione San Giuseppe di Mompantero, ai piedi del monte Rocciamelone. L’abitato di Mompantero è dominato dal moderno Santuario della Madonna del Rocciamelone, sorto nei pressi dell’antica mulattiera che conduce alla vetta sacra per eccellenza della Valle di Susa (3538 m): venerata sin dall’epoca celtica, nel 1358 fu raggiunta dall’astigiano Bonifacio Roero che vi collocò il prezioso Trittico del Rocciamelone, mentre nel 1899 venne issata sulla cima una statua bronzea della Vergine. COLLE DEL MONCENISIO – SUSA 4. MOMPANTERO – SUSA Km 1,3 / Dislivello – 65 Da San Giuseppe una strada secondaria carrozzabile conduce in località Passeggeri, poco a monte di Susa, convergendo su quella proveniente dal Monginevro ed entrando nella storica Piazza Savoia. La città, ricca di testimonianze romane e medioevali, sorse alla confluenza dei due assi stradali che conducevano da un lato ai colli più importanti verso la Francia, dall’altro verso Torino: la sua posizione strategica fece sì che sin dall’antichità diventasse un punto di riferimento per l’intera valle. La storia millenaria di Susa si ripercorre attraverso importanti vestigia quali l’Arco di Augusto, l’arena romana, la cinta muraria, la Porta Savoia, gli scavi archeologici e il Castello, residenza della contessa Adelaide di Torino, moglie di Oddone di Savoia-Moriana. La Cattedrale di San Giusto e l’imponente torre campanaria dalla slanciata cuspide ottagonale sono frutto di un complesso architettonico stratificato nel tempo, dal 1029 – anno di fondazione dell’abbazia benedettina – agli interventi gotici e neogotici tra il XIII e il XIX sec.: stratificate campagne decorative si rivelano all’esterno, come L’entrata di Cristo in Gerusalemme (XV sec., attribuita ai Serra di Pinerolo) e i Medaglioni dei Santi e profeti; preziose tele, ricchi altari e il coro ligneo trecentesco arricchiscono gli interni. A poca distanza sorgeva il Priorato di Santa Maria Maggiore, la più antica chiesa battesimale della Valle di Susa, di cui rimane il campanile romanico; altra testimonianza del patrimonio religioso segusino sono inoltre la Chiesa e il Convento di San Francesco, fondato secondo tradizione dallo stesso Francesco d’Assisi in occasione del suo passaggio nel 1214. Sulla sponda sinistra della Dora Riparia, infine, sorge la barocca Chiesa della Madonna della Pace, o Chiesa del Ponte, i cui locali attigui ospitano il Museo Diocesano di Arte Sacra con importanti collezioni: il Tesoro della Cattedrale di San Giusto, il Tesoro della Chiesa del Ponte, le Oreficerie, la Statuaria e i Tessili. COLLE DEL MONGINEVRO – SUSA 1. COLLE DEL MONGINEVRO – CLAVIÈRE Km 2,4 / Dislivello – 90 Il Colle del Monginevro, mons Matronae per gli antichi romani è lo storico valico dalla Francia all’Italia: superato Montgenèvre, dal cippo che indica 2010 km a Santiago de Compostela e 914 km a Roma si entra in Valle di Susa attraversando Clavière, centro turistico e sciistico del comprensorio Vialattea dominato dall’imponente monte Chaberton. 2. CLAVIÈRE – CESANA TORINESE Km 5,1 / Dislivello – 415 Il sentiero tracciato percorre le suggestive Gole di San Gervasio (attraversabili anche sullo scenografico Ponte Tibetano), seguendo il letto del torrente sino alla strada asfaltata poco a monte di Cesana Torinese. Si attraversa il centro del borgo alpino sino alla Parrocchiale di San Giovanni Battista, dominante l’abitato e caratterizzata da un maestoso campanile in stile romanico delfinale e, all’interno, da un soffitto ligneo a cassettoni riccamente decorato risalente al 1678. Il percorso prosegue su una strada sterrata, a monte e parallela alla statale, raggiungendo le caratteristiche frazioni Mollieres e Solomiac. 3. CESANA TORINESE – OULX Km 13,4 / Dislivello – 267 Un breve tratto lungo la statale, dall’incrocio per Fenils, permette di imboccare un’altra sterrata che porta al bivio di Amazas. Da qui, evitando l’incrocio autostradale, si sale verso la località San Marco e, in discesa, si giunge alla Parrocchiale di Santa Maria Assunta che, con la Torre Delfinale (XV sec.), domina l’abitato di Oulx. Un tempo sede della Prevostura di San Lorenzo (XI sec.), questo borgo divenne una delle sedi principali degli Escarton, un’autonoma forma amministrativa del territorio, ricordata ancora oggi con la Fiera Franca, la più antica della Valle di Susa, concessa nel 1494 dal re di Francia come risarcimento dei danni subiti per il passaggio degli eserciti.COLLE DEL MONGINEVRO – SUSA 4. OULX – SALBERTRAND Km 7,2 / Dislivello – 31 L’itinerario continua lungo la strada asfaltata, si supera la frazione Gad, quindi si seguono le indicazioni per il Sentiero dei Franchi (percorso escursionistico montano che porta alla Sacra di San Michele) sino alla deviazione per Salbertrand: il paese è sede del Parco Naturale Gran Bosco, una delle più vaste abetaie bianche d’Europa, e dell’Ecomuseo Colombano Romean, che prevede nei suoi percorsi la visita agli splendidi affreschi cinquecenteschi della Parrocchiale di San Giovanni Battista e della Cappella di San Cristoforo nella frazione Oulme. 5. SALBERTRAND – EXILLES Km 6,2 / Dislivello – 174 Proseguendo lungo il Sentiero dei Franchi si giunge alla frazione Sapè, da cui si devia per scendere a Exilles, borgo caratterizzato dall’intatta architettura alpina in pietra e legno e dominato dall’imponente omonimo Forte (XII sec.). Sulla piazza centrale sorgono la torre campanaria romanica e la Parrocchiale di San Pietro Apostolo, con un ricco altare maggiore del 1681; interessante è anche la piccola Cappella di San Rocco all’uscita del paese, forse frutto di un rimaneggiamento di un edificio preesistente. 6. EXILLES – CHIOMONTE Km 7,5 / Dislivello – 123 Il percorso prosegue costeggiando il Forte, percorrendone in discesa parte della rampa orientale di accesso, e guadagna l’antico tracciato che porta all’attraversamento della Dora Riparia. In lontananza, sulla sinistra, si scorgono il vecchio e il nuovo altissimo ponte che scavalcano le Gorge della Dora: poco dopo il tracciato lo percorre a ritroso, accostandosi alla riva sinistra del fiume. Seguono un tratto pianeggiante e, in discesa, un suggestivo attraversamento dei terrazzamenti dei vigneti di Avanà, vino autoctono recentemente riscoperto e valorizzato: oggi questo tratto si caratterizza per l’ardita coesistenza tra una civiltà quasi scomparsa e gli aerei viadotti della moderna autostrada del Frejus. Si raggiunge quindi Chiomonte, un tempo residenza estiva del Vescovo di Pinerolo: il centro storico è uno straordinario gioiello di cortili, porticati, vicoli e antichi palazzi nobiliari come Casa Ronsil e Palazzo Levis, sede della Pinacoteca Civica; la Cappella di Santa Caterina, un tempo dedicata al Battista, è ciò che resta dell’ospedale gerosolimitano: decorata internamente in epoca barocca, vi sono affreschi frammentari del XIV sec., mentre l’esterno presenta ornature ad archetti pensili e un portale duecentesco polilobato. La Parrocchiale di Santa Maria Assunta, affiancata da un maestoso campanile in stile romanico delfinale, presenta pregiati arredi lignei tipici del barocco alpino come il coro e il seggio pastorale, opere di Jacques Jesse di Embrun, la porta principale di Eymon Lord, il retable a colonne tortili dell’altare del Rosario (1682) di Cheffrey Faure. Lungo la via centrale si trova una splendida fontana in pietra risalente al 1544, dotata di quattro getti di acqua freschissima: il viandante potrà rifornirsene per il cammino successivo, poiché fino a Susa non si incontreranno altre possibilità di dissetarsi.COLLE DEL MONGINEVRO – SUSA 7. CHIOMONTE – SUSA Km 7,2 / Dislivello – 248 La tappa Chiomonte – Susa non è percorribile poichè attraversa terreni di proprietà privata nei quali è vietato l’ingresso. SUSA – CHIUSA SAN MICHELE 1. SUSA – MOMPANTERO Km 1,5 / Dislivello – 7 Lasciate alle spalle le vestigia romane e medioevali di Susa dalla stazione ferroviaria si procede in direzione di Urbiano, frazione di Mompantero: antico insediamento testimoniato dai resti di un acquedotto romano, è noto per il folkloristico rito legato alla festa dell’orso che si tiene tra la fine di gennaio e la prima settimana di febbraio, detto Fora l’ours!, durante il quale si celebra l’imminente uscita dall’inverno con la cattura dell’orso risvegliatosi dal letargo. 2. MOMPANTERO – BUSSOLENO Km 6,9 / Dislivello – 53 Il percorso prosegue verso San Giuliano e Chiodo, frazioni di Susa, attraversando cascine e prati coltivati, sino a raggiungere le prime abitazioni di Foresto (Comune di Bussoleno) e la Cappella della Madonna delle Grazie, il cui ciclo affrescato sulla vita della Vergine è attribuito al tolosano Anthoyne de Lhonye, attivo in Valle di Susa intorno al 1462. Una breve deviazione conduce alla Riserva Naturale dell’Orrido di Foresto, una suggestiva gorgia scavata dal millenario passaggio dell’acqua: nei suoi pressi rimangono i ruderi di un mulino e di un lazzaretto. Superata sulla destra la sede del Parco Orsiera Rocciavrè, l’Antica Strada di Foresto conduce a Bussoleno. Oltrepassata la stazione ferroviaria – vicino alla quale è possibile visitare il FERALP-Museo del Trasporto Ferroviario attraverso le Alpi – si prosegue sino al ponte sulla Dora Riparia che immette nel borgo medioevale, dove sono ben visibili i resti della cinta muraria, la porta d’ingresso e, lungo la via principale, alcune abitazioni che ispirarono il D’Andrade per il Borgo Medioevale di Torino: Palazzo Allais, Casa Amprimo, detta anche Locanda della Croce Bianca, e Casa Aschieri. La Parrocchiale di Santa Maria Assunta (XII sec.), affiancata dal campanile romanico, presenta all’interno arredi lignei barocchi e interessanti dipinti del Morgari e di Gentileschi, testimonianza della riedificazione settecentesca a opera dell’architetto lorense De Willencourt. 3. BUSSOLENO – SAN GIORIO DI SUSA Km 3 / Dislivello – 18 Usciti da Bussoleno e attraversata la SS24, un percorso su strada sterrata fra campi e vigneti conduce a San Giorio di Susa, riconoscibile dal Castello medioevale sulla collina. Sono moltissime le tracce del suo ruolo di via di transito: la Cappella di San Sebastiano, la Garitta, antico edificio con finestra a bifora e arcone, la Parrocchiale di San Giorgio martire con il campanile romanico, la casaforte; tra gli affreschi che decorano la Cappella di San Lorenzo, fondata nel 1328 e detta anche del Conte, spiccano i simboli del pellegrinaggio: la visita dei re Magi e San Cristoforo. Anche in questo borgo è viva la tradizione degli Spadonari e della Danza delle Spade, che si svolge in primavera in occasione della festa patronale di San Giorgio martire.SUSA – CHIUSA SAN MICHELE 4. SAN GIORIO DI SUSA – VILLAR FOCCHIARDO Km 6 / Dislivello – 5 Lasciato alle spalle l’abitato, una strada campestre incrocia la vecchia comunale, delimitata da muretti in parallelo alla SS24. La sterrata alla sua sinistra prosegue fra campi di mais, orti e vigne per giungere alla zona del Malpasso, che la tradizione popolare evoca come luogo abitato da briganti che assalivano i viandanti: il percorso evita la statale sino all’incrocio con la strada della borgata Pianverso. Una breve deviazione conduce a valle alle cascine Roland e Giaconera, storici luoghi di sosta e di cambio cavalli, a monte alle Certose di Banda e di Montebendetto, fra i più antichi insediamenti certosini piemontesi. Proseguendo si attraversa invece il centro abitato di Villar Focchiardo con la Parrocchiale di Santa Maria Assunta, esempio di barocco settecentesco tipico della corte sabauda, che testimonia lo stretto legame con la famiglia committente dei Carroccio. Il paese, fra i più importanti produttori di castagne di qualità nel territorio valsusino e piemontese, è noto per la storica Sagra del Marrone. 5. VILLAR FOCCHIARDO – SANT’ANTONINO DI SUSA Km 3,5 / Dislivello – 39 Raggiunta la frazione Comba si segue l’Antica Strada di Francia fino a Sant’Antonino di Susa. La piazza principale è dominata dall’imponente facciata della Parrocchiale di Sant’Antonino martire, una delle più antiche chiese della valle e sede dei canonici ospitalieri di Sant’Antonino della Valle Nobilense: la struttura architettonica presenta elementi tipici dell’XI sec., come la torre campanaria, ed è arricchita da cicli pittorici trecenteschi. 6. SANT’ANTONINO DI SUSA – VAIE Km 1,7 / Dislivello + 1 Proseguendo lungo la stessa via il cammino conduce a Vaie, noto per la produzione tipica del canestrello, biscotto fragrante cotto su appositi ferri a tenaglia. Un interessante percorso archeologico e naturalistico conduce al Santuario di San Pancrazio (XI sec.) e si conclude al Museo di Archeologia sperimentale.SUSA – CHIUSA SAN MICHELE 7. VAIE – CHIUSA SAN MICHELE Km 3,1 / Dislivello – 4 L’Antica Strada di Francia porta inoltre a Chiusa San Michele: il suo nome è legato ai resti delle Chiuse Longobarde, teatro di scontro fra Carlo Magno e Desiderio, e alla dipendenza dalla Sacra di San Michele, che domina il paese dal monte Pirchiriano. A destra della settecentesca Parrocchiale di San Pietro apostolo, tra campi coltivati e boschi si snoda la storica mulattiera, delimitata a tratti da muretti in pietra a secco, che raggiunge in circa 2 ore l’abbazia clusina. L’imponente Sacra di San Michele (983-987 d.C.), monumento simbolo del Piemonte, è una delle più importanti architetture romaniche europee, centro di cultura monastica e mèta secolare di pellegrinaggio internazionale: la Loggia dei Viretti, lo Scalone dei Morti, il Portale dello Zodiaco, l’affresco dell’Assunzione della Vergine, le cinquecentesche tavole del trittico di Defendente Ferrari, le pale del cremonese Antonio Maria Viani sono tra gli elementi che contraddistinguono l’edificio sacro, frutto di secolari interventi e campagne decorative che culminarono nel 1889 con il grande restauro di Alfredo D’Andrade. 7 B. VALGIOIE – GIAVENO Dalla Sacra di San Michele un’interessante variante al percorso francigeno prevede la discesa in Val Sangone valicando il Colle Braida: superato Valgioie, situato in posizione panoramica e immerso in uno splendido panorama paesaggistico delle montagne del Gruppo dell’Orsiera-Rocciavrè, il percorso giunge a Giaveno. Oggi cittadina residenziale, dipese in passato dalla Sacra di San Michele che qui aveva un castello abbaziale, di cui sopravvive un tratto di mura con le tre torri di difesa: la parte antica della città si raccoglie attorno alla Collegiata di San Lorenzo Martire (1622), alla Chiesa dei Batù (XVI sec.) e alla Torre dell’Orologio. SANT’AMBROGIO DI TORINO – RIVOLI 1. SANT’AMBROGIO DI TORINO – AVIGLIANA Km 4 / Dislivello + 16 Dal complesso monastico una mulattiera attraversa la frazione San Pietro e in discesa, lungo gli ampi tornati tappe della Via Crucis, giunge a Sant’Ambrogio di Torino, il cui borgo medioevale è ben leggibile nell’intatta cinta muraria, nelle torri di avvistamento (XIII sec.) e nel Castello abbaziale (XII sec.), in posizione dominante sul paese. Di notevole pregio artistico e architettonico è la Parrocchiale di San Giovanni Vincenzo, eremita fondatore della Sacra: l’impianto interno, la cupola e la facciata sono settecenteschi su progetto del Vittone, mentre il campanile, costruito forse su precedente edifico a uso militare, presenta lo stile sobrio dell’originale romanico. Il percorso prosegue attraversando la via principale di Sant’Ambrogio sino a raggiungere il Museo del Dinamitificio Nobel: interessante esempio di architettura industriale d’inizio Novecento, ha ospitato dal 1872 al 1965 la fabbrica di esplosivi più importante d’Europa. L’abitato è raggiungibile anche da Chiusa San Michele seguendo l’Antica Via di Francia, che costeggia la base del monte Pirchiriano: da qui la ferrata Carlo Giorda sale verso la Sacra di San Michele. Superato il Dinamitificio la strada porta al centro storico di Avigliana. Il cuore medioevale della città è Piazza Conte Rosso, caratterizzata dall’antico pozzo, dagli edifici in cotto e porticati e dominata dall’alto dal Castello arduinico (X sec.): dote della Comitissa Adelaide di Susa ai Savoia, divenne avamposto delle ambizioni della dinastia sul torinese e infine smantellato dai francesi nel 1690. La Parrocchiale di San Giovanni (XIII sec.) conserva pregevoli opere come il cinquecentesco pulpito ligneo e le tele di Defendente Ferrari; nei pressi della chiesa è inoltre possibile osservare la Torre dell’orologio: nel 1330 vi fu collocato il primo orologio pubblico del Piemonte. Tra gli edifici sacri di Avigliana si segnalano il seicentesco Santuario della Madonna dei Laghi, costruito sul luogo dove sorgeva un pilone votivo mèta di pellegrinaggio già dal XIV sec.; la Chiesa di San Pietro (XII sec.) con l’affascinante stratificazione di affreschi databili tra l’XI e il XV sec.; la Chiesa di Santa Maria Maggiore, di impianto romanico con modifiche in chiave gotica del XIV sec. Il cammino prosegue tra i vicoli medioevali del centro storico nei pressi del Palazzo del Beato Umberto, costruito in seguito a un lascito del 1347 e sede dell’antico Ospedale, in cui venivano ospitati i pellegrini che transitavano sulla Via Francigena.SANT’AMBROGIO DI TORINO – RIVOLI 2. AVIGLIANA – BUTTIGLIERA ALTA Km 2,9 / Dislivello – 32 Raggiunta Piazza del Popolo e attraversato Corso Laghi, l’Antica Via di Francia prosegue pianeggiante tra i campi sino alla frazione Ferriera di Buttigliera Alta: oltrepassato il cavalcavia ferroviario, la strada arriva alla Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso. Buttigliera, sorto a ridosso della collina morenica, fu borgo dipendente da Avigliana fino al 1619, ma la sua storia è strettamente legata alla presenza della Precettoria: il complesso ospedaliero sorse a partire dal 1188 per volere dell’ordine di Sant’Antonio di Vienne, che si dedicava all’assistenza dei pellegrini sulla Via Francigena e alla cura dei malati di ergotismo (il “fuoco di Sant’Antonio”); sostenuto nei secoli dai Savoia, la sua conduzione passò all’Ordine Mauriziano, cui ancora oggi appartiene. Lo stile gotico, gli elementi in cotto alle finestre e alle chiavi di volta e la celebre facciata a ghimberghe ne fanno uno dei monumenti più suggestivi del Piemonte; all’interno, oltre al polittico di Defendente Ferrari, tra le campagne decorative databili tra l’XII e il XV sec. spicca l’opera pittorica di Giacomo Jaquerio: la Madonna in trono, le Storie di San Biagio, il ciclo della Passione. 3. BUTTIGLIERA ALTA – ROSTA Km 2,6 / Dislivello + 4 Il cammino prosegue in direzione di Rosta, oltrepassando la stazione ferroviaria e costeggiando la stessa sino alla svolta per Rivoli: sorto in epoca romana lungo la Via ad Galliam da Torino al Monginevro, nel Medioevo divenne in parte dipendente da Rivoli e in parte assoggettato alla Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, fino ad acquisire la propria autonomia nel XVII sec. 4. ROSTA – RIVOLI Km 4,1 / Dislivello + 77 Da qui la strada costeggia una zona ricca di campi coltivati, boschi e zone residenziali alle pendici della morena su cui sorge il nucleo più antico di Rivoli: le sue origini romane sono testimoniate da significativi reperti lungo la Via ad Galliam verso Rosta, mentre l’abitato medioevale sorse sulle pendici della collina dominata dal Castello dell’XI sec., oggi imponente edificio barocco progettato nel Settecento da Filippo Juvarra ma rimasto incompiuto; dopo il restauro dell’architetto Andrea Bruno, terminato nel 1984, questa Residenza Sabauda è divenuta sede del più importante museo italiano dedicato all’arte contemporanea, con una prestigiosa collezione permanente, eventi e mostre di richiamo internazionale. Lungo le storiche vie selciate della città sono ancora molte le testimonianze del ricco passato: la Casa del Conte Verde, dimora di Amedeo VI di Savoia, gioiello trecentesco dalla facciata decorata con motivi antropomorfi e floreali in cotto; la seicentesca Chiesa di Santa Croce, con tracce di un’antica confraternita medioevale attiva come istituzione ospedaliera; Palazzo Piozzo Rosignano, eretto nel 1788 come residenza del Cancelliere del Gran Priorato dell’Ordine di Malta; la Torre della filanda, una delle testimonianze più importanti dell’architettura medioevale rivolese.SANT’AMBROGIO DI TORINO – RIVOLI 4 B. RIVOLI – ALPIGNANO A questo punto la Via Francigena continua in direzione di Collegno, giungendo alle porte di Torino. Una bella variante paesaggistica parte dalla frazione Bertassi fra Sant’Ambrogio di Torino e Avigliana, dove un percorso segnalato attraversa la Palude dei Mareschi, zona umida che prelude al Lago Grande e area protetta del Parco Naturale dei Laghi di Avigliana. Una strada sterrata presso un’area di sosta svolta in direzione della collina, lungo il sentiero del monte Capretto: a un incrocio con un’edicola votiva lo si abbandona, proseguendo alla base del colle su cui sorge il Castello arduinico, e con breve salita si raggiunge Piazza Conte Rosso in Avigliana. Una “bretella” di collegamento tra le Vie Francigene della Valle di Susa parte dalla Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, percorre la Strada Antica di Alpignano e oltrepassa la SS25: la sterrata si inoltra in una zona di boschi e coltivi e costeggia nell’ultimo tratto la Dora Riparia, sino al Ponte Vecchio di Alpignano. BUSSOLENO – ALPIGNANO 1. BUSSOLENO – CHIANOCCO Km 1,3 / Dislivello + 7 Il cammino francigeno lungo la sinistra orografica della Dora Riparia parte da Bussoleno e costeggia la linea ferroviaria, sino a raggiungere la frazione Grangia di Chianocco. Il percorso prosegue su strada asfaltata passando davanti all’antica casaforte (XII sec.), interessante esempio di architettura civile romanica. Situato all’imbocco della Riserva dell’Orrido di Chianocco, il paese è composto da numerose frazioni ma il suo cuore più antico in località Campoasciutto è caratterizzato dal maestoso complesso fortificato del Castello (XIII sec.) e dall’antistante Parrocchiale di San Pietro Apostolo, sorta in seguito all’alluvione che distrusse quella romanica, di cui rimane solo la torre campanaria; degna di nota è anche la Cappella cimiteriale di Sant’Ippolito (XI sec.), decorata da pregevoli affreschi databili XV sec. 2. CHIANOCCO – BRUZOLO Km 2,7 / Dislivello – 15 La strada scende verso la frazione Vindrolere e, attraversando una zona ricca di orti, coltivi, boschi e vigneti, tocca le prime abitazioni di Bruzolo: si passa accanto a un’antica fucina azionata da un sistema idraulico, una delle più complesse architetture protoindustriali della Valle di Susa. Tra gli edifici degni di nota la settecentesca Parrocchiale di San Giovanni Evangelista e il Castello (XIII sec.), trasformato nel tempo in residenza signorile delle famiglie fedeli alla corte sabauda e sede della firma dei Trattati di Bruzolo (1610) fra il duca di Savoia e il re di Francia 3. BRUZOLO – SAN DIDERO Km 2,3 / Dislivello – 6 Attraversato l’abitato, la strada continua in discesa imboccando a sinistra la carrozzabile che costeggia le pendici della montagna lungo la quale si sviluppa il comune di San Didero: antico possesso feudale di famiglie legate ai Savoia, il nucleo più antico sorge attorno alle mura merlate del massiccio torrione della casaforte, forse mastio di un castello scomparso; la Parrocchiale di San Desiderio, in posizione panoramica, fu alle dipendenze della Prevostura di Oulx.BUSSOLENO – ALPIGNANO 4. SAN DIDERO – BORGONE SUSA Km 2,8 / Dislivello – 36 Superata la casaforte, il percorso prosegue in direzione di Borgone Susa. Poco prima dell’abitato, un’interessante deviazione porta al Maometto, suggestivo luogo dalle radici antiche: nei pressi di una radura si trova una roccia scolpita raffigurante un personaggio a braccia aperte, che la tradizione popolare ha identificato con il profeta arabo ma più probabilmente si tratta della latina divinità agreste Silvano. Il cammino costeggia la linea ferroviaria e giunge nella piazza principale del paese dove sorge il seicentesco Palazzo Montabone, sede del Municipio; si oltrepassa la Parrocchiale di San Nicola di Bari e, con una deviazione al di sotto del cavalcavia, la strada conduce al Ponte di Sant’Antonino – possibile collegamento dei percorsi francigeni – e alla frazione San Valeriano: qui sorge l’omonima cappella romanica (XII-XII sec.) con la decorazione absidale del Cristo Pantocratore. 5. BORGONE SUSA – CONDOVE Km 6,5 / Dislivello + 2 Un breve tratto di pista ciclabile parallelo alla SS24 porta alla località Molere, dove una sterrata si inoltra fra i prati: la deviazione a sinistra permette di costeggiare la montagna su strada pianeggiante sino alle frazioni Grangetta e Poisatto e all’area pic-nic sul torrente Gravio. Un largo marciapiede lungo la statale conduce alle porte di Condove, uno dei centri più grandi della valle, composto da 74 borgate montane: alcune di queste presentano ricche testimonianze artistiche come la Cappella di San Bernardo al Laietto (1430), la Parrocchiale di San Saturnino a Mocchie e la romanica Cappella di San Rocco, già Santa Maria del Prato; ai piedi della dorsale rocciosa si può invece ammirare il Castello del Conte Verde: citato dal XIII sec. come dipendenza del monastero di San Giusto di Susa, ebbe ruolo difensivo e residenziale. 6. CONDOVE – CAPRIE Km 2,7 / Dislivello – 15 La carrozzabile arriva quindi all’abitato di Caprie, il cui nome trae origine dal sovrastante monte Caprasio, raggiungibile con percorso escursionistico dalla frazione Celle: è un luogo suggestivo per la presenza della grotta eremitica di San Giovanni Vincenzo, fondatore della Sacra di San Michele, e della Chiesa di Santa Maria Assunta, che presenta una cripta con affreschi del X sec. Il cammino principale prosegue sulla pista ciclabile affiancata al lungo rettilineo stradale che conduce alla frazione Novaretto: l’ottocentesca Parrocchiale dei SS. Rocco e Sebastiano offre un’interessante bicromia data dall’alternanza di bande nere e bianche, mentre internamente spicca la ricca struttura a cassettoni della navata centrale.BUSSOLENO – ALPIGNANO 7. CAPRIE – VILLAR DORA Km 6 / Dislivello – 15 Superate le ultime abitazioni di Novaretto, la strada diventa sterrata e costeggia la Collina della Seja. Per evitare la trafficata SS24, un facile sentiero sale alla frazione Torre del Colle di Villar Dora, costruita nel 1289 per iniziativa di Amedeo V di Savoia allo scopo di difendere l’attraversamento della Dora Riparia: su questa dorsale, in una zona boscosa sorge la Cappella di San Pancrazio, affrescata con un ciclo pittorico di fine XV sec. Quindi il percorso scende e incrocia una via secondaria che conduce al centro storico del paese, dominato dal maestoso Castello Provana: frutto dell’unione di tre caseforti più antiche, a partire dal XIII sec. fu interessato da ampliamenti e rivisitazioni in chiave neogotica; poco distante sorge anche la Parrocchiale dei SS. Vincenzo e Anastasio, parzialmente ricostruita nel Seicento, con alcuni importanti arredi e tele da ricondurre alla committenza della famiglia Provana. Da segnalare, infine, il Museo della preistoria della Dora Riparia. 8. VILLAR DORA – ALMESE Km 0,7 / Dislivello + 6 Proseguendo lungo la strada principale si entra in Almese: l’insediamento di epoca romana è testimoniato dal ritrovamento in località Rivera di una Villa, tra le più importanti dell’edilizia residenziale latina in Piemonte. Di grande interesse storico lungo il cammino è il Ricetto di San Mauro, risalente al XIV sec. Nato allo scopo di difendere il preesistente edificio monastico, ne ha inglobato parte delle strutture: il campanile fu infatti trasformato in torre, mentre il corpo principale divenne il mastio del nuovo castello, circondato da due cinte murarie e sfruttato come ricetto. 9. ALMESE – CASELETTE Km 6,3 / Dislivello – 31 Seguendo la pista ciclabile che attraversa la frazione Milanere si prosegue su una carozzabile poco trafficata, costeggiando le pendici del monte Musinè sino all’ingresso di Caselette: a destra, su uno sperone roccioso, svetta il complesso del Castello di Camerletto, dipendente dall’Abbazia di Novalesa e costruito tra l’XI e il XII sec. con la funzione di grangia fortificata. Sulle pendici del Musinè, invece, il Santuario di Sant’Abaco testimonia un culto locale dalle radici antiche, riferibile al martirio e sviluppatosi intorno al V o VI sec. in seguito all’opera di evangelizzazione delle popolazioni della Valle di Susa, sino ad allora legate a riti pagani. La presenza di un asse viario di epoca romana è testimoniata, come ad Almese, da una villa rustica di età imperiale (I-IV sec.), situata in località Pian tra le cascine Malpensata e Forchetto; sul promontorio su cui si è sviluppato Caselette spicca inoltre il Castello Cays, forse trecentesco, più volte interessato da ampliamenti tra il XVII e XIX sec. Tra gli edifici religiosi si segnala la barocca Parrocchiale di San Giorgio martire, che conserva tele del XVII-XVIII sec. e settecentesche statue lignee di pregevole fattura.BUSSOLENO – ALPIGNANO 10. CASELETTE – ALPIGNANO Km 5,4 / Dislivello – 11 Il cammino francigeno prosegue verso Torino. A valle del Castello di Camerletto, presso la SS24, una strada sterrata si inoltra nei pianeggianti campi e coltivi dell’area che fiancheggia la Dora Riparia: segnalata anche come ciclostrada, conduce con piacevole passeggiata al Ponte Vecchio di Alpignano, unendosi al percorso proveniente da Sant’Antonio di Ranverso. ​

  • IN BICI | itinerari valsusa

    IN BICI Colle delle Finestre Bike routes Some proposed itineraries refer you to the dedicated pages. Very popular with mountain bike lovers, the route develops along the ridge that borders the border between Val Chisone and Val di Susa. It is a military road, a real one engineering jewel that starting from Colle delle Finestre reached Colle dell'Assietta passing through Mount Pintas and Gran Serin, as well as Ciantiplagna (2849 m) that we set ourselves as a destination for this itinerary. Pedaling on the ridge you will have the possibility of admiring two different panoramas running at the same time parallels along the slopes of the same mountain. LAKE OF MONCENISIO Valdisusa tourism A must to enjoy one of the most beautiful views in the Valley has to offer, in the heart of the Mont Cenis, suitable for a family MTB day. Once you have left the car at the Moncenisio dam, you descend along the north side of the hill to the shores of the lake. Here the circular route leaves you the opportunity to cycle around the perimeter in a clockwise or counterclockwise direction; both in cases bring with you a camera or an action camera because the landscape it will leave you speechless. Once the ring is closed, get ready for the return ascent towards the Italian-French border, from where the sunset will seem even more beautiful. MOUNT CHABERTON Let's go to the discovery of the highest military road in Europe by MTB in company by Diego Drago, cyclist, cycle-mountaineer, tour guide of the Piedmont Region and MTB guide. The itinerary is taken from his book "Susa Valley by Mountain Bike ". Reading the title, who I have already done, certainly does not ask why, to whom you never did, you have to give explanations. The Chaberton, a must, a shaped mountain of pyramid, which dominates the town of Cesana Torinese to be precise, it is often seen on other excursions in the Valley, from other angles. A must, because the Chaberton, at least once is to be done, you cannot leave it there and you absolutely have to climb it from the Italian side, both for a bit of patriotism and because actually it is unthinkable to climb it from the French side. Anyone who is fond of military fortifications knows what it says when we are talking about Chaberton, vice versa, it is highly recommended to inquire about it, first to get on it, why knowledge becomes motivation, it becomes a must. ​ difficult path, inquire. Mount Chaberton ROAD OF THE AXIETTA The Strada dell'Assietta is a panoramic route starting from Sestriere (2,044 m) which continues along an ex-military dirt road in the natural park of the Gran Bosco di Salbertrand. A route suitable for lovers of mountain biking and gravel, entirely above 2,000 meters. Bike Italy

  • PAESI DELLA VALLE | itinerari valsusa

    PAESI DELLA VALLE Podcast Susa Sacra di San Michele Abbazia di Novalesa Gran pertus Colombano Romean Fortino Serre la garde Exilles Cesana Bardonecchia Sestriere Sauze d'oulx Oulx Exilles SANT'ANTONIO DI RANVERSO L’abbazia di Sant’Antonio di Ranverso, o meglio Precettoria , è un edificio religioso piemontese fondato dall’Ordine ospedaliero di Sant’Antonio di Vienne e situato a Buttigliera A lta al principio della Valle di Susa . Nel 1188 è documentata la donazione del terreno da parte di Umberto III di Savoia, che diede in uso l’area ai canonici regolari di Sant’Antonio di Vienne , in seguito noti come “Antoniani”, con l’intento di creare una struttura dotata di una foresteria per i pellegrini e anche una sorta di lazzaretto per coloro i quali erano afflitti dal “fuoco di sant’Antonio “. In seguito, con l’avvento dell’epidemia di peste della seconda metà del XIV secolo , l’ospedale di Ranverso svolse un ruolo fondamentale per la cura e l’assistenza agli appestati, poiché venivano attuate apprezzabili pratiche di isolamento e cura delle piaghe infette mediante il grasso dei maiali per evitare l’espandersi dell’infezione CASTELLO DI RIVOLI Il Castello è sicuramente una tra le più gettonate. Oltre che una fortificazione necessaria ad aumentare le difese del territorio, il castello fu una residenza. Il Duca Vittorio Filiberto I commissionò moltissimi lavori di ampliamento, ristrutturazione e miglioramento alla pianta originale per rendere più confortevole e appropriata la sua dimora. La città fu più volte saccheggiata durante le invasioni barbariche e infine cadde sotto il controllo della dinastia dei Carolingi. AVIGLIANA Avigliana è un comune italiano di 12 527 abitanti della città metropolitana di Torino in Piemonte , ed è situato ad una ventina di chilometri a ovest dal capoluogo piemontese . Il comune è posto in un anfiteatro morenico compreso tra il Monte Pirchiriano , sul quale sorge la Sacra di San Michele , e la collina di Rivoli , nella parte terminale della Val di Susa verso la pianura in un molteplice e complesso territorio conosciuto come Anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana . Il borgo di Avigliana è noto anche per i due laghi, fulcro dell’area protetta del Parco dei Laghi di Avigliana , che fa parte dell’Ente di Gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie. CHIUSA SAN MICHELE La Sacra di San Michele, o più propriamente abbazia di San Michele della Chiusa, localmente chiamata anche Sagra di San Michele, è un complesso architettonico arroccato sulla vetta del monte Pirchiriano , all’imbocco della val di Susa , nella Città metropolitana di Torino , in Piemonte , nei territori dei comuni di Sant’Ambrogio di Torino e di Chiusa di San Michele , poco sopra la borgata San Pietro . Sempre sul lato settentrionale, isolata dal resto del complesso, svetta la torre della “Bell’Alda“, oggetto di una suggestiva leggenda: una fanciulla (probabilmente vissuta nel XIII – XIV secolo ), la bell’Alda appunto, volendo sfuggire dalla cattura di alcuni soldati di ventura, si ritrovò sulla sommità della torre. Dopo aver pregato, disperata, preferì saltare nel precipizio sottostante, piuttosto che farsi prendere; le vennero in soccorso gli angeli e, miracolosamente, atterrò illesa. La leggenda vuole che, per dimostrare ai suoi compaesani quanto era successo, tentasse nuovamente il volo dalla torre, ma che per la vanità del gesto ne rimase invece uccisa. ABBAZIA NOVALESA Con la sua tipica architettura alpina, Novalesa è un borgo di strada costruito attorno alla Via Maestra, parte della strada antica di Francia che dal Medioevo (con la fondazione dell’abbazia di Novalesa da parte dei Franchi nel 726) al XIX secolo conduceva al Colle del Moncenisio La storia dell’abbazia di Novalesa ha inizio il 30 gennaio 726, per mezzo dell’atto di fondazione dovuto all’allora signore franco di Susa e Moriana , Abbone , a controllo del valico del Moncenisio . In questo periodo i monasteri avevano infatti una precisa valenza strategica e i Franchi in particolare non solo li considerarono loro sfera di influenza, ma li utilizzarono come basi di partenza per le loro incursioni contro le popolazioni nemiche. Tra Monpantero e Novalesa il monte Rocciamelone. Nel medioevo vi furono diversi tentativi di salita alla vetta, compreso uno da parte dei monaci dell’abbazia di Novalesa che – si legge negli annali dell’Abbazia – vengono respinti da vento e grandine. La prima salita documentata risale al 1º settembre 1358 , probabilmente un primato nell’arco alpino. Il crociato astese Bonifacio Rotario , catturato dai Turchi , si affida alla Madonna , promettendo, qualora fosse tornato in patria, di dedicarle un simulacro sulla vetta della prima montagna che avesse visto tornato sul suolo natio. Assistito da alcuni portatori, raggiunse effettivamente la vetta portando con sé come ex voto un pregevole trittico in bronzo inciso con il bulino , fatto realizzare a Bruges e dedicato appunto alla Madonna. Collocò l’opera in una grotta scavata nella roccia sulla cima della montagna. Questo storico evento alimentò per secoli una importante devozione popolare verso la Madonna, e molti altri pellegrini si aggiunsero a Bonifacio Rotario. Il 5 agosto 1673 però un tale Giacomo Gagnor, soprannominato “il matto di Novaretto”, fece un pellegrinaggio sul Rocciamelone e si portò via il famoso trittico dalla vetta recapitandolo poco tempo dopo al castello di Rivoli , convinto di fare un piacere al Duca di Savoia Carlo Emanuele II affinché potesse ammirarlo con la sua corte senza doversi sobbarcare la faticosa ascesa. Successivamente la preziosa opera fu collocata all’interno della cattedrale di San Giusto a Susa ove si trova tuttora. SUSA Le origini di Susa “Porta d’Italia” si perdono nella storia. Nel 500 a.C., quando città come Aosta e Torino non erano ancora state fondate, in Susa esisteva una realtà celtica perfettamente organizzata dai sacerdoti druidi. Successivamente romanizzata ebbe il suo massimo splendore con il culmine dell’Impero Romano. Difficile stabilire l’epoca in cui la città fu abitata per la prima volta e le popolazioni che l’abitarono. Certamente tra esse ci furono i Liguri e in seguito arrivarono i Celti (500 circa a. C.) che si fusero con le prime popolazioni. Poi giunsero i Romani guidati da Giulio Cesare che combatterono con le popolazioni locali e stabilirono con Donno , il loro re, un patto di alleanza, in modo da garantire un transito sicuro verso la Gallia a truppe e merci dai valichi del vicinissimo Colle Clapier e del più lontano Colle del Monginevro . I buoni rapporti continuarono per un lungo periodo, sanciti dalla costruzione dell’arco di Augusto . La città allora si chiamava Segusium e fu la capitale del Regno dei Cozii , nella provincia detta delle Alpi Cozie . Arena romana. Detto anche anfiteatro romano, risale al II-III sec. dopo Cristo. Sorge dietro all’acropoli di Susa,in una conca naturale ben riparata dai venti. Ha una forma ad ellisse di 45 per 37 metri, è l’anfiteatro più piccolo di età romana presente in Italia. MONCENISIO Le prime testimonianze sono legate alla storia del valico del Moncenisio , che divenne nel XVI secolo una via di primaria importanza per i rapporti commerciali fra Italia e Francia , facente parte della Via Francigena , della quale si conservano lunghi tratti dell’antica mulattiera. Il percorso dei viandanti prevedeva lo smontaggio dalle carrozze a Novalesa , in modo da proseguire il cammino per la ripida mulattiera che, attraverso Ferrera, portava al valico; di qui si poteva poi scendere verso Lanslebourg-Mont-Cenis , al di là delle Alpi . Nel periodo 1803 – 1811 venne costruita, per ordine di Napoleone Bonaparte , la strada napoleonica (l’attuale SS25 ), che tagliò fuori il paese e soprattutto rese praticamente inutile il servizio offerto dalle guide e dai portatori. All’inizio gli abitanti furono impiegati nella costruzione della strada stessa ma, una volta terminata, non rimase che la pastorizia o l’emigrazione verso i paesi della bassa valle. Come per la vicina Novalesa , tuttavia, la creazione del nuovo itinerario e il relativo crollo economico della comunità, con l’assenza di ogni attività di rinnovo, contribuì a preservare il paese nella sua forma più antica. Questo territorio era storicamente savoiardo prima dell’annessione del ducato alla Francia nel 1860. Sul luogo era presente un lago naturale di dimensioni molto minori. Una prima diga di contenimento fu costruita nel 1921 . Quella attuale è del 1968 e non è realizzata in calcestruzzo ma in materiale naturale ed invasa al massimo livello da 320 milioni di metri cubi di acqua. Il lago, al centro di una complessa rete di tunnel per la captazione delle acque delle montagne. https://www.gulliver.it/itinerari/ronce-varisello-forti-da-piano-san-nicolao-giro-dei-forti-del-moncenisio/ EXILLES Exilles sorge a 870 m s.l.m. in Alta Val di Susa all’interno di una stretta gola della Dora Riparia , a circa 67 chilometri ad ovest da Torino . La valle ha qui un suo punto caratteristico chiudendosi, prima del vasto pianoro di Oulx, nella “Comba di Exilles”. La costiera sud (a destra orografica) sale sino alla Testa dell’Assietta , quella nord fino al Monte Niblè , una delle vette del Massiccio dell’Ambin . L’abitato di Exilles ha origine antichissima: grazie alla sua posizione strategica il sito attualmente occupato dal Forte era abitato già in epoca primitiva e poi in epoca celtica: solo dal 1155 , sotto il comando dei conti d’Albon , si può confermare l’esistenza di un vero e proprio complesso fortificato. Da quella data, il forte di Exilles e il paese passarono di mano in mano, tra la dominazione piemontese e quella francese: una storia lunga, che vide contrapposte per lungo tempo le fazioni del Ducato di Savoia e quelle del Delfinato , e che diede anche origine alla famosa vicenda del miracolo eucaristico di Torino . Dopo il Trattato di Utrecht, Exilles venne fortificato nuovamente dai Savoia, che ne fecero una piazzaforte inespugnabile. Nel settembre del 1745, nel corso della guerra di successione austriaca, le truppe francesi tentarono di aprirsi la strada verso la bassa valle di Susa attaccando il forte di Exilles, ma vennero respinte dalle cannonate della guarnigione del forte al comando del capitano Papacino d’Antoni. Passato alla Francia , la leggenda vuole che qui, tra il 1681 e il 1687 , sia stato detenuto il celebre personaggio poi denominato la “Maschera di Ferro “. SALBERTRAND Il territorio comunale di fondovalle si estende in corrispondenza dell’inizio della piana di Oulx , dal restringimento dell’antica frana di Serre la Voute (confine con il comune di Exilles ) fino alla zona denominata Pont Ventoux (confine con il comune di Oulx ); in direzione nord-sud (larghezza) il territorio comunale è invece pressoché compreso tra gli spartiacque dei rilievi che delimitano la vallata. Le caratteristiche paesaggistiche e territoriali variano dall’ampia piana della Dora Riparia , ai rilievi soleggiati e in parte aridi ed aspri del versante nord , a quelli ricchi di flora e fauna del versante opposto dove fin dagli anni ’80 del secolo scorso fu istituito il Parco Naturale Regionale del Gran Bosco . Il parco è situato in Valle di Susa, in provincia di Torino, nella destra orografica del fiume Dora Riparia che solca la valle, creandone il confine a nord. A sud il parco si estende sino al crinale che fa da confine tra le valli di Susa e Chisone, solcato dalla strada denominata “dei Sette Colli” o “dell’Assietta”. Per un lungo tratto tale strada fa da confine al parco con ingressi segnalati ai Colli (da ovest a est) Costapiana, Blegier e Lauson. A ovest il parco confina con il comune di Sauze d’Oulx e a est con il comune di Chiomonte. Le montagne situate a nord (appartenenti al gruppo Ambin) salgono fino agli oltre 3200 m della cima del Vallonetto . Sempre su questo versante di alta montagna vi era anche gran parte del ghiacciaio del Galambra , che fino agli anni ’30 aveva ancora uno spessore di alcune decine di metri e attualmente quasi completamente scomparso. Sempre sul territorio la galleria dei Saraceni, un buco nella montagna molto suggestivo, un solo senso di marcia tutto al buio con l’ acqua che filtra nella roccia. Iforti, tra Salbertrand e Bardonecchia, come si e’ detto questo e’ un territorio dove passava la strada di Francia e a difesa vennero costruite queste fortezze. Forte del Sape’, forte Pramand, Forte Fenil. SESTRIERE I comuni di Bardonecchia, Colomion. I comuni di Claviere, Cesana, Sansicario, Sauze d’oulx e Sestriere, Vialattea nel comprensorio piu’ grande d’ Europa hanno ospitato le olimpiadi di Torino 2006, un grande rilancio per la valle che ha visto coinvolti tutti i paesi in varie discipline. Lo stemma dei Giochi Invernali del 2006 rappresenta l’inconfondibile silhouette della Mole Antonelliana. Si trasforma in montagna, tra cristalli di ghiaccio, dove la neve bianca incontra il cielo azzurro.

  • PONTE TIBETANO E PARCHI AVVENTURA | itinerari valsusa

    Stay tuned PARCHI AVVENTURA PONTE TIBETANO PER IL VS DIVERTIMENTO PER ADULTI E BAMBINI PARCHI AVVENTURA PER RISCOPRIRE LA NATURA IN SICUREZZA. PARCO AVVENTURA BARDONECCHIA E ALPINE COASTER ​ https://www.bardonecchiaski.com/it/attivita/il-parco 0122 99137 info@bardonecchiaski.com Il Parco Il tuo parco divertimento sospeso nel verde Bardonecchia Adventure Park è un parco acrobatico realizzato attraverso l’installazione di cavi, piattaforme aeree in legno e cordame, che ti permettono di effettuare in sicurezza una passeggiata “in quota” tra gli alberi. Numerosi giochi sospesi metteranno alla prova il tuo equilibrio, la tua capacità di concentrazione e coordinazione e le tue doti fisiche. Liane di Tarzan, Ponte dei Cacciatori, Ponte Tibetano, Scala a Pappagallo, Tirolese, Trappola sospesa sono solo alcune delle prove che dovrai superare per portare a termine il percorso. Nel Bardonecchia Adventure Park si può scegliere tra tre percorsi di differente difficoltà, da semplice a impegnativo. Il parco è così composto: Percorso Verde: è un percorso facile che si adatta sia ai bambini (età minima 8 anni) sia agli adulti. In questo primo percorso 3 strutture artificiali con altezza crescente, da 2 a 4 metri, sono adatte per chi desidera effettuare un primo approccio a questa avventura. Dalla terza piattaforma ( a 4 metri di altezza) si può accedere alla prima piattaforma del Percorso Blu. Percorso Blu: è un percorso medio-facile che si sviluppa sugli alberi e dispone di 22 piattaforme che consentono diverse attività ad altezza compresa tra i 4 e i 7 metri di altezza. Percorso Blu Vertige: percorso medio- difficile che dispone di 9 piattaforme ad un’ altezza compresa tra 10 e 18 metri. Percorso Rosso: è un percorso impegnativo che si sviluppa interamente sugli alberi attraverso 5 piattaforme ad altezza compresa tra i 6 e i 10 metri. I nostri orari? Orari di apertura: dalle 9.00 alle 17.50 Ultimo accesso ore 16.30 Video PONTE TIBETANO – CESANA/CLAVIERE l’emozione è assicurata Il Ponte tibetano di Cesana Claviere è un ponte sospeso in cavi d’acciaio tra i più lungo del mondo, 544 metri ad un’altezza da terra di circa 30 metri. – Il PERCORSO NORMALE lungo le Gorge di San Gervasio è costituito dalla successione di tre ponti in cavi. Il percorso inizia con il primo ponte (70 m) che attraversa la Gorgia in senso perpendicolare al suo corso, per poi innestarsi sul ponte principale, che da questo punto in poi segue in senso longitudinale il corso delle Gorge di San Gervasio ad un’altezza di 30 metri. Alla fine del secondo ponte, un sentiero porta al terzo ed ultimo ponte, lungo 90 metri e alto 90 metri da terra. Tempo medio di percorrenza 2 ore – Il PERCORSO EXTRA permette di raggiungere il terzo ponte affrontando la VIA FERRATA DEL BUNKER. Tempo totale medio di percorrenza 3 ore SITO: https://www.pontetibetano.net/ CELL TELEFONA 337 219 600 l Ponte Tibetano non è un parco giochi di libero accesso e di libero utilizzo ma è un percorso acrobatico in altezza tra le pareti rocciose che formano le Gorge di San Gervasio. Tale percorso se non affrontato nel modo corretto e con le idonee attrezzature e materiali previsti e sotto il controllo dello staff addetto può essere molto pericoloso per la propria e l’altrui incolumità. Detto percorso è costituito da funi metalliche e gradini per il camminamento in metallo grigliato. Il ponte deve essere percorso con l’ausilio di apposite attrezzature di sicurezza composte da imbrago, casco, longes, forniti prima dell’inizio dell’attività dal personale del Ponte o comunque se di proprietà dell’utente, controllati dalla Guida Alpina. L’attrezzatura viene indossata nelle aree di briefing con il supporto dei nostri operatori tra i quali è sempre presente una Guida Alpina e deve essere utilizzata nel rispetto delle regole di sicurezza indicate durante il briefing o spiegazione iniziale terra. Il Ponte è aperto sia agli adulti che ai bambini (altezza minima 1.20cm, età minima 6 anni) e ai ragazzi minorenni sotto sorveglianza e controllo di un maggiorenne. APERTURE e ORARI 2023 Tutti i week end dei mesi di Giugno e Settembre Tutti i giorni dei mesi di Luglio e Agosto Partenze dalle 9.00 alle 16,30 In caso di maltempo il ponte rimarrà chiuso. NON E’ NECESSARIO PRENOTARE, MA E’ CONSIGLIATO PER GRUPPI SUPERIORI ALLE 10 PERSONE ATTENZIONE: per motivi logistici non possiamo far percorrere il giro dei ponti a più di 100 persone contemporaneamente, per evitare sovraffollamento, e garantire così a tutti la giusta tranquillità per gustarsi al meglio lo splendido ambiente montano in cui i ponti sono situati. Di conseguenza nelle giornate di SABATO e DOMENICA è possibile che si debba attendere qualche ora per intraprendere la nostra emozionante attrazione. Il nostro suggerimento è quello di evitare di venire nelle ore di punta (dalle 10.30 alle 14) per evitare possibili lunghe attese. TARIFFE BAMBINI: da 6 a 14 ANNI – Altezza minima 120 cm – i MINORENNI devono essere accompagnati da un adulto IMPORTANTE: Se possedete la vostra attrezzatura (imbrago, casco, kit da ferrata composto da: due longe con moschettoni e dissipatore) potete portarla alla biglietteria dove verrà controllata dal personale del Ponte Tibetano, e, se valutata idonea, sarete ovviamente esenti dal pagare il noleggio. ​PREZZI SCONTATI per GRUPPI composti da un minimo di 10 persone Contattateci per avere tutte le informazioni al nostro numero di telefono o inviandoci una e-mail ​Accettiamo pagamenti con Bancomat e Carte di Credito ADULTI INGRESSO IMBRAGO PROPRIO 15 € ​ INGRESSO + NOLEGGIO IMBRAGO OBBLIGATORIO + EVENTUALE ATTREZZATURA OBBLIGATORIA PER FERRATA DEL BUNKER 20 € BAMBINI INGRESSO IMBRAGO PROPRIO 10 € ​ INGRESSO + NOLEGGIO IMBRAGO OBBLIGATORIO + EVENTUALE ATTREZZATURA OBBLIGATORIA PER FERRATA DEL BUNKER 15 € NOLEGGIO ATTREZZATURA per accesso libero alla VIA FERRATA DEL BUNKER 5 € ATTREZZATURA COMPLETA: imbrago, casco, kit da ferrata con dissipatore e long con due moschettoni NOLEGGIO ATTREZZATURA per accesso libero alle VIE FERRATE DELLE BATTERIE ROCCA CLARI CRESTA CHABERTON 10 € ATTREZZATURA COMPLETA: imbrago, casco, kit da ferrata con dissipatore e long con due moschettoni ALPINE COASTER BARDONECCHIA ​ https://www.bardonecchiaski.com/it/attivita/alpine-coaster 0122099317 info@bardonecchiaski.com ​ Discese e adrenalina tra i boschi di Bardonecchia! Vi presentiamo l’Alpine Coaster, una slitta biposto utilizzabile anche in estate e che garantisce una discesa emozionante tra i boschi di Campo Smith, con curve paraboliche, dossi e cambi di pendenza per più di 1000 metri di lunghezza. Bardonecchia Alpine Coaster è riservata a persone di età pari o superiore ad anni 4. Gli utenti minori di anni 8 devono essere accompagnati da persona con età superiore agli anni 12 e con altezza di almeno 1,35 m, la quale abbia un’adeguata dimestichezza con l’attrazione. L’accompagnatore, cui spetta il controllo del mezzo tramite apposite leve per la frenatura, deve necessariamente sedersi sul sedile posteriore, osservando e facendo osservare scrupolosamente il regolamento e le istruzioni impartite dal personale preposto. CorseAdultiUnder 8 1 corsa6,00 €5,00 € 2 corse12,00 €– 3 corse17,00 €– 6 corse33,00 €– 10 corse50,00 €– ​ ​ Ponte tibetano Sauze d’Oulx e parco avventura ​ PARCO AVVENTURA E PONTE TIBETANO SAUZE D’OULX Telefono: +39 0122 850085 Email: adventurevillage@gruppoabc.it ​ All’interno del parco è possibile raggiungere anche il Ponte Tibetano, a unica campata, più lungo del mondo. La “passeggiata nel vuoto” è un’esperienza emozionante e suggestiva. Il Ponte Tibetano è lungo ben 400 mt e a metà del percorso raggiunge i 121 mt di altezza… Le partenze sono ad orari stabiliti: 10.30 12.30 14.30 16.30 Per accedervi è necessario presentarsi in cassa con 15 minuti di anticipo. La struttura è dotata di un impianto di illuminazione e di uno di amplificazione per assistere i clienti durante la traversata, il quale trasmette anche una musica di sottofondo per aggiungere thrilling all’impresa. Per attraversare il ponte ci vogliono circa 25 minuti e all’arrivo un pulmino riporta i clienti alla partenza di Viale Genevris. Possono salirvi solo le persone che rispettano le specifiche riportate di seguito. Parco avventura ricco di attrazioni nella bellissima Val di Susa Completamente immerso nella natura incontaminata, ai piedi del Parco Naturale del Gran Bosco, l’Adventure Village a Sauze d’Oulx è un luogo emozionante, divertente adatto a tutta la famiglia, ideale per gruppi di amici e comitive. Grazie a percorsi molto diversificati, per difficoltà ed altezza, la struttura offre percorsi adatti a tutti, dai bambini più piccoli, fino agli adulti più esperti e coraggiosi. Luogo magico, immerso nel verde, con un ruscello che lo attraversa, il Parco è il luogo adatto dove trascorrere una giornata intera a contatto con la natura e con gli animali che popolano il bosco, come i cervi e gli scoiattoli. L’Adventure Village di Sauze d’Oulx, aperto da LUGLIO a settembre, presenta 4 differenti percorsi si compone in totale di ben 52 passaggi tra un albero e l’altro e 11 tyrolienne, inoltre sempre per i più piccoli oltre a un percorso tu MAPPA AV SAUZE ​ ​ https://www.parcoavventurachaberton.it/ T: +39 348 5541355 – +39 349 4315121 M: info@parcoavventurachaberton.it APERTURA PARCO: SABATO 29 APRILE 2023 PERCORSI AEREI ​ ​ 7 percorsi aerei sugli alberi per un totale di 67 giochi. Da 1 a 12 m di altezza, facili o impegnativi, in un ambiente assolutamente fantastico, in una full immersion nella natura. SOFT AIR Gioco a squadre (distanziati) attrezzati con tuta mimetica, protezioni e “fucile”. Alla conquista della bandiera del fortino nemico. SCOPRI DI PIÙ INDIANA JONES Percorso di abilità e agilità nel bosco con piedi a terra. ZIP LINE 7 teleferiche nuove per complessivi 400 m. Adrenalina pura volando tra gli alberi. MINIGOLF Minigolf forestale: 9 buche all’interno della pineta TIRO CON L’ARCO Tiro con l’arco con istruttore: lezioni private, lezioni collettive e corsi. UP 2 TREE L’arrampicata in sicurezza sugli alberi. SCOPRI DI PIÙ TAPPETO ELASTICO Il modo giusto per riscaldare i muscoli. PERCORSI DIDATTICI Organizziamo LABORATORI DIDATTICI riguardanti la flora e la fauna della montagna, la filosofia del tiro con l’arco, la storia e le tradizioni delle valli alpine ​ Fino a domenica 11 giugno APERTURA DURANTE I WEEK END DALLE ORE 10:00 ALLE ORE 17:30. In settimana su prenotazione per gruppi di minimo 15 persone. ​ Da lunedì 12 giugno a domenica 10 settembre il Parco sarà aperto al pubblico tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 18:00. ​ Da lunedì 11 settembre a domenica 1 ottobre apertura durante i week end dalle ore 10:30 alle ore 17:00 . In settimana su prenotazione per gruppi di minimo 15 persone. ​ NEI MESI DI MAGGIO – GIUGNO E SETTEMBRE SI CONSIGLIA DI TELEFONAREPER VERIFICA CONDIZIONI METEO (TEL: Luca R.3485541355 – Luca M.3494315121), ALLE QUALI COMUNQUE, È SEMPRE SUBURDINATA L’APERTURA DEL PARCO. ​ Tariffe Parco Avventura estate 2022 Bambini da 3 a 6 anni in area a loro riservata: percorso BABY + tappeto elastico + minigolf per un tempo massimo di 3 ore (i bimbi devono essere seguiti e sorvegliati da un adulto): € 18,00 bambini da 6 anni e con un minimo di 1,10: percorso VERDE e VERDE + (i bambini fino a 7 anni devono essere accompagnati sui percorsi da un adulto pagante la medesima tariffa): € 20,00 bambini da 1,30 m. di altezza, ragazzi e adulti: percorso VERDE, VERDE+ e BLU: € 25,00 – aggiunta ZIP LINE: € 5,00 ragazzi da 1,50 m. di altezza e adulti: percorso VERDE, VERDE+,BLU e ROSSO: € 30,00 – aggiunta ZIP LINE: € 5,00 N.B.: il percorso ZIP LINE richiede 1,50 m. di altezza e un minimo di 40 Kg. ​ Accompagnatori e visitatori che non svolgono attività: l’ingresso al Parco è GRATUITO Condizioni particolari per GRUPPI, SCUOLE, ORATORI, CENTRI ESTIVI, CRAL AZIENDALI e FAMIGLIE. Le tariffe comprendono l’utilizzo dell’attrezzature necessarie, briefing iniziale e percorso prova a terra (OBBLIGATORI), sorveglianza da terra da parte dello staff lungo tutti i percorsi. In caso di elevata affluenza al parco, l’utilizzo dell’attrezzatura data in dotazione è limitato a 3 ore con partenze ogni 30 minuti. TARIFFE SOFT AIR Bambini a partire da 10 anni, ragazzi ed adulti. Partite in 3 manches per complessive 2h,30/3.00 h. di gioco. Tuta mimetica, protezioni, fucile e pallini da noi forniti. PARCO AVVENTURA CESANA TORINESE MAPPA AV CESANA

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