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ESCARTON

GLI ESCARTONS: 5 TERRITORI TRA FRANCIA E PIEMONTE “LIBERI, FRANCHI E BORGHESI”

 Un po’ di Storia

 25 gen 2023 Rosanna Carnisio

Nel 1343 il Brianzonese si costituì in Repubblica, divisa in cinque escartons: Briançon, Queyras, Oulx, Pragelato e Castel Delfino. Fino al trattato di Utrecht del 1713, quando i territori passarono al Piemonte, le comunità si dividevano le imposte e potevano riscattare i feudi, sottraendo così terre alla nobiltà.

Non è possibile esaminare la storia e l’arte delle Valli di Susa e di Pinerolo senza ritornare al periodo in cui essa apparteneva a quella zona della Francia che ora è il Delfinato. Se con il trattato di Utrecht del 1713 le alte valli della Dora e del Chisone passarono al Piemonte, va comunque sottolineato che hanno conservato manifestazioni artistiche, architettoniche e figurative di tradizione tipicamente francofona, per ragioni di vicinanza e di affinità che i nuovi confini non hanno potuto cancellare.

LA SITUAZIONE GEOGRAFICA

Il Brianzonese era un’entità politica che, intorno a Briançon, occupava le testate di cinque valli: la valle della Dora Riparia o di Oulx (ora di Susa) verso nord-est, la Val Chisone o di Pragelato ad est; la Val Varaita verso sud-est; la Valle del Guil o Queyras ad ovest; la valle della Durance o bacino di Briançon a sud.

La forma era quella di un quadrato di circa 80 chilometri di lato al cui interno diverse vallate comunicavano più facilmente fra di loro che con l’esterno. La valle della Durance era legata a quella della Dora attraverso il Colle della Scala, il più basso delle Alpi con i suoi 1757 metri, e con il Monginevro, a quota 1854.

Il Queyras era collegato a Briançon dal Col Izoard e ad Oulx dal Col di Thures più facilmente che con Embrun, dal momento che la comba del Guil era pressoché impraticabile nella gorgia della Chapelue. Esso comunicava con la Val Varaita attraverso i colli dell’Agnello, 2744 metri, e di St. Véran, 2850 metri, alti ma praticabili.

Il territorio era invece delimitato ad ovest dall’imponente catena del Pelvoux e dalla Barre des Ecrins, che comunicava con il resto del Delfinato attraverso il Colle del Lautaret. A nord si collegava con la Savoia con un solo passo carrozzabile, il Galibier, a quota 2658.

La capitale naturale di questa area non poteva che essere Briançon, incrocio obbligato delle vie di comunicazioni verso il Delfinato, la Provenza, la Savoia e il Piemonte.

Briançon con in primo piano le mura settecentesche.

IL BRIANZONESE PRIMA DEL TRATTATO DI UTRECHT

L’unità geografica offrì conseguentemente la via all’unità politica, che era già realizzata in epoca romana quando Donno regnava sui due versanti delle Alpi nel 50 a. C.

Suo figlio, Marco Giulio Cozio, alleato dei Romani all’epoca di Augusto, diede il nome a quella zona di monti che il suo regno occupava, conosciuta ora come Alpi Cozie.

Tra l’11 e il 9 a. C., Cozio fece edificare a Susa, alla gloria di Augusto, un Arco di trionfo su cui erano incisi i nomi delle quattordici popolazioni amministrate in qualità di prefetto romano: i Segusini che abitavano Susa e i suoi dintorni, i Belaci occupavano la zona di Bardonecchia, i Segovi stanziati lungo il corso della Dora Riparia. Le altre popolazioni al di fuori della valle erano i Caturiges, i Medulli, i Tebavi, gli Adanates, i Savincates, gli Egidini, i Veanini, i Venisami, e i Quadriates (o Quariati).

I domìni di Re Cozio in una elaborazione tratta dal libro “4 città unite da 4 archi”, della Associazione “Il Ponte” di Susa.

Dopo le invasioni barbariche, Ghigo I detto il Vecchio, conte di Albon e capostipite dei Delfini di Vienne, alleato di Corrado il Salico successore di Rodolfo III, ricevette in feudo il Brianzonese. Il primo titolo di giurisdizione sovrana nel Brianzonese è del 1053. Nello stesso periodo i Delfini vi aggiunsero il titolo di Marchese di Cesana e ricevettero dall’Imperatore il diritto di battervi moneta.

Questo piccolo principato conservò la propria autonomia e, in conseguenza dello spostamento della sede papale ad Avignone, Briançon conobbe una prosperità superiore a quella di Grenoble.

Le fiere di Briançon erano famose: si tenevano una l’8 settembre e l’altra il 1° maggio, ed è possibile conoscere le merci di scambio grazie al Libro del Re, conservato negli archivi di Briançon: cereali, legumi, vini del Piemonte, bestiame, drappi, lane, chincaglierie, mentre i tessuti d’oro, d’argento e di seta provenivano dall’Italia secondo un accordo stipulato il 21 giugno 1343. Le fiere avevano inoltre due privilegi: il sale costava 15 libbre invece di 24 e non si pagavano dogane all’uscita del baliato di Briançon.

Nel 1478 il marchese di Saluzzo realizzò il primo tunnel alpino sotto il Colle delle Traversette, il Buco di Viso (recentemente ristrutturato sul versante francese) per poter importare il sale senza transitare dal Colle dell’Agnello.

I giacimenti metallurgici cominciarono ad essere sfruttati in quest’epoca. La grafite del Col di Chardonnet fu conosciuta verso il 1450, e Luigi XI concesse lo sfruttamento di giacimenti di ferro nei pressi di Monêtier. Nel 1446 si diede concessione a un certo signor Bayle per le miniere d’oro del Brianzonese e per le miniere di carbone, e nel 1474, 1476 e 1492 per le miniere d’oro, d’argento, di rame, di piombo, di stagno e di cinabro di Oisans, Exilles e Cesana.

Il benessere e la lontananza dal potere centrale avevano dato agli abitanti di questa regione i mezzi per ottenere vantaggi politici considerevoli. Il 29 maggio 1343, prima di cedere il Delfinato alla Francia, Umberto IIconcesse la Carta delle libertà brianzonesi in cambio di una somma in contanti di 12.000 fiorini d’oro e di una rendita annuale di 4.000 ducati.

Gli abitanti si dividevano le imposte e potevano riscattare i feudi, sottraendo così terre alla nobiltà. Con l’articolo 35 essi erano diventati “libres, francs et bourgeois” in virtù di una sorta di patto sociale tra la nobiltà e la plebe.

Lo stemma della Repubblica degli Escartons, con i gigli e i delfini.

Umberto II, vedendo morire l’unico suo figlio, rinunciò ai suoi Stati in favore della Francia, riservandosi la sovranità finchè era in vita. Abdicò definitivamente sei anni dopo in favore di Carlo, figlio di Giovanni II re di Francia, più tardi Carlo V il Saggio.

Ma prima di abdicare Umberto II fece sì che il Delfino si impegnasse, per lui e per i suoi successori, a mantenere tutte le libertà concesse. Quest’ultimo doveva conservare lo stemma dei gigli e i delfini che ancora oggi si vedono scolpiti sui monumenti e le fontane delle nostre valli, e il primogenito doveva inoltre chiamarsi “Delfino”, titolo dato per la prima volta al figlio di Ghigo III dalla madre inglese.

In quello stesso 1343 il Brianzonese si costituì in repubblica divisa in cinque escartons. Escartons, dal francese escarter = ripartire, riguardava il modo di ripartire le imposte; per l’esattezza écartons, dal verbo écater, significa dividere in quarti, poiché originariamente gli escartons erano quattro: le comunità di Pragelato erano annesse a Oulx fino all’epoca delle guerre di religione, quando, diventate completamente protestanti, si staccarono per formare un escarton distinto).

Escarton di Briançon, 12 comunità: Briançon, Cervières, Monginevro, Le Monêtier, Nevache, Puy st. André, Puy St. Pierre, St. Chaffrey, St. Martin de Queyrières, La Salle, Vallouise e Villar St. Pancrace.

Escarton du Queyras 7: Abriés, Aiguilles, Arvieux, Château Ville-Vieille, Molines, Ristolas, St. Véran.

Escarton di Oulx 22: Les Arnauds, Bardonecchia, Beaulard, Bousson, Champlas du Col, Chiomonte, Désertes, Exilles, Fenils, Melezet, Millaures, Mollières, Oulx, Rochemolles, Rollières, Salbertrand, Sauze d’Oulx, Cesana, Solomiac e Thures.

Escarton di Pragelato 6: Fenestrelle, Meana, Mentouilles, Pragelato, Roure e Usseaux.

Escarton di Castel Delfino (Alta Val Varaita) 4: Bellino, Castel Delfino, Chianale e Pont.

Il territorio degli Escartons in una elaborazione di “Alpes & Midi”.

Nel 1349, con la cessione della Confederazione al Delfinato, essa passerà alle dipendenze francesi e, a differenza dei cantoni svizzeri, non avrà mai il potere politico o l’ambizione di estendere la propria influenza, pur conservando l’autonomia amministrativa.

Quattro secoli dopo, col Trattato di Utrecht del 1713, in cambio della valle di Barcellonette, gli escartons sul versante italiano, “au eaux pendant vers l’Italie”, furono uniti al Piemonte, con la riserva e la garanzia dei propri diritti, privilegi ed esenzioni, confermati dalle regie patenti del 28 giugno 1737 da Carlo Emanuele III, e non torneranno più francesi se non nella breve parentesi napoleonica.

Seguiranno invece la sorte dei Savoia e dell’Unità d’Italia, vedendo sparire a poco a poco le loro istituzioni ed autonomie. Nel 1860 l’insegnamento della lingua francese fu sostituito dall’italiano, e il patois provenzale cominciò la sua agonia via via che i villaggi alpini si videro svuotati dai loro abitanti.

Così le alte valli di Susa e del Chisone gradualmente persero la loro connotazione geografica, e invece di chiamarsi Escarton d’Oulx e di Pragelato si denominarono in modo anonimo, seguendo, come sempre accade, il processo di spersonalizzazione tipico dei governi centralizzati.

Un cippo che ricorda il confine fra Delfinato e Ducato di Savoia fino al 1713 è stato posto sulla strada statale del Monginevro fra Chiomonte e Gravere.

L’AUTORE Rosanna Carnisio

Stemma della Repubblica degli Escartons.jpeg
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