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PAESI DELLA VALLE
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SANT'ANTONIO DI RANVERSO

L’abbazia di Sant’Antonio di Ranverso, o meglio Precettoria, è un edificio religioso piemontese fondato dall’Ordine ospedaliero di Sant’Antonio di Vienne e situato a Buttigliera Alta al principio della Valle di Susa. Nel 1188 è documentata la donazione del terreno da parte di Umberto III di Savoia, che diede in uso l’area ai canonici regolari di Sant’Antonio di Vienne, in seguito noti come “Antoniani”, con l’intento di creare una struttura dotata di una foresteria per i pellegrini e anche una sorta di lazzaretto per coloro i quali erano afflitti dal “fuoco di sant’Antonio“. In seguito, con l’avvento dell’epidemia di peste della seconda metà del XIV secolo, l’ospedale di Ranverso svolse un ruolo fondamentale per la cura e l’assistenza agli appestati, poiché venivano attuate apprezzabili pratiche di isolamento e cura delle piaghe infette mediante il grasso dei maiali per evitare l’espandersi dell’infezione

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CASTELLO DI RIVOLI

  Il Castello è sicuramente una tra le più gettonate. Oltre che una fortificazione necessaria ad aumentare le difese del territorio, il castello fu una residenza. Il Duca Vittorio Filiberto I commissionò moltissimi lavori di ampliamento, ristrutturazione e miglioramento alla pianta originale per rendere più confortevole e appropriata la sua dimora. La città fu più volte saccheggiata durante le invasioni barbariche e infine cadde sotto il controllo della dinastia dei Carolingi.

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AVIGLIANA

Avigliana  è un comune italiano di 12 527 abitanti della città metropolitana di Torino in Piemonte, ed è situato ad una ventina di chilometri a ovest dal capoluogo piemontese. Il comune è posto in un anfiteatro morenico compreso tra il Monte Pirchiriano, sul quale sorge la Sacra di San Michele, e la collina di Rivoli, nella parte terminale della Val di Susa verso la pianura in un molteplice e complesso territorio conosciuto come Anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana. Il borgo di Avigliana è noto anche per i due laghi, fulcro dell’area protetta del Parco dei Laghi di Avigliana, che fa parte dell’Ente di Gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie.

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CHIUSA SAN MICHELE

La Sacra di San Michele, o più propriamente abbazia di San Michele della Chiusa, localmente chiamata anche Sagra di San Michele, è un complesso architettonico arroccato sulla vetta del monte Pirchiriano, all’imbocco della val di Susa, nella Città metropolitana di Torino, in Piemonte, nei territori dei comuni di Sant’Ambrogio di Torino e di Chiusa di San Michele, poco sopra la borgata San Pietro. Sempre sul lato settentrionale, isolata dal resto del complesso, svetta la torre della “Bell’Alda“, oggetto di una suggestiva leggenda: una fanciulla (probabilmente vissuta nel XIII – XIV secolo), la bell’Alda appunto, volendo sfuggire dalla cattura di alcuni soldati di ventura, si ritrovò sulla sommità della torre. Dopo aver pregato, disperata, preferì saltare nel precipizio sottostante, piuttosto che farsi prendere; le vennero in soccorso gli angeli e, miracolosamente, atterrò illesa. La leggenda vuole che, per dimostrare ai suoi compaesani quanto era successo, tentasse nuovamente il volo dalla torre, ma che per la vanità del gesto ne rimase invece uccisa.

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ABBAZIA NOVALESA

Con la sua tipica architettura alpina, Novalesa è un borgo di strada costruito attorno alla Via Maestra, parte della strada antica di Francia che dal Medioevo (con la fondazione dell’abbazia di Novalesa da parte dei Franchi nel 726) al XIX secolo conduceva al Colle del MoncenisioLa storia dell’abbazia di Novalesa ha inizio il 30 gennaio 726, per mezzo dell’atto di fondazione dovuto all’allora signore franco di Susa e MorianaAbbone, a controllo del valico del Moncenisio. In questo periodo i monasteri avevano infatti una precisa valenza strategica e i Franchi in particolare non solo li considerarono loro sfera di influenza, ma li utilizzarono come basi di partenza per le loro incursioni contro le popolazioni nemiche.  Tra Monpantero e Novalesa il monte Rocciamelone.

Nel medioevo vi furono diversi tentativi di salita alla vetta, compreso uno da parte dei monaci dell’abbazia di Novalesa che – si legge negli annali dell’Abbazia – vengono respinti da vento e grandine. La prima salita documentata risale al 1º settembre 1358, probabilmente un primato nell’arco alpino. Il crociato astese Bonifacio Rotario, catturato dai Turchi, si affida alla Madonna, promettendo, qualora fosse tornato in patria, di dedicarle un simulacro sulla vetta della prima montagna che avesse visto tornato sul suolo natio. Assistito da alcuni portatori, raggiunse effettivamente la vetta portando con sé come ex voto un pregevole trittico in bronzo inciso con il bulino, fatto realizzare a Bruges e dedicato appunto alla Madonna.

 Collocò l’opera in una grotta scavata nella roccia sulla cima della montagna. Questo storico evento alimentò per secoli una importante devozione popolare verso la Madonna, e molti altri pellegrini si aggiunsero a Bonifacio Rotario. Il 5 agosto 1673 però un tale Giacomo Gagnor, soprannominato “il matto di Novaretto”, fece un pellegrinaggio sul Rocciamelone e si portò via il famoso trittico dalla vetta recapitandolo poco tempo dopo al castello di Rivoli, convinto di fare un piacere al Duca di Savoia Carlo Emanuele II affinché potesse ammirarlo con la sua corte senza doversi sobbarcare la faticosa ascesa. Successivamente la preziosa opera fu collocata all’interno della cattedrale di San Giusto a Susa ove si trova tuttora.

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SUSA

Le origini di Susa “Porta d’Italia” si perdono nella storia. Nel 500 a.C., quando città come Aosta e Torino non erano ancora state fondate, in Susa esisteva una realtà celtica perfettamente organizzata dai sacerdoti druidi. Successivamente romanizzata ebbe il suo massimo splendore con il culmine dell’Impero Romano. Difficile stabilire l’epoca in cui la città fu abitata per la prima volta e le popolazioni che l’abitarono. Certamente tra esse ci furono i Liguri e in seguito arrivarono i Celti (500 circa a. C.) che si fusero con le prime popolazioni. Poi giunsero i Romani guidati da Giulio Cesare che combatterono con le popolazioni locali e stabilirono con Donno, il loro re, un patto di alleanza, in modo da garantire un transito sicuro verso la Gallia a truppe e merci dai valichi del vicinissimo Colle Clapier e del più lontano Colle del Monginevro. I buoni rapporti continuarono per un lungo periodo, sanciti dalla costruzione dell’arco di Augusto.

La città allora si chiamava Segusium e fu la capitale del Regno dei Cozii, nella provincia detta delle Alpi Cozie. Arena romana. Detto anche anfiteatro romano, risale al II-III sec. dopo Cristo. Sorge dietro all’acropoli di Susa,in una conca naturale ben riparata dai venti. Ha una forma ad ellisse di 45 per 37 metri, è l’anfiteatro più piccolo di età romana presente in Italia.

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MONCENISIO

Le prime testimonianze sono legate alla storia del valico del Moncenisio, che divenne nel XVI secolo una via di primaria importanza per i rapporti commerciali fra Italia e Francia, facente parte della Via Francigena, della quale si conservano lunghi tratti dell’antica mulattiera. Il percorso dei viandanti prevedeva lo smontaggio dalle carrozze a Novalesa, in modo da proseguire il cammino per la ripida mulattiera che, attraverso Ferrera, portava al valico; di qui si poteva poi scendere verso Lanslebourg-Mont-Cenis, al di là delle Alpi.

Nel periodo 1803 – 1811 venne costruita, per ordine di Napoleone Bonaparte, la strada napoleonica (l’attuale SS25), che tagliò fuori il paese e soprattutto rese praticamente inutile il servizio offerto dalle guide e dai portatori. All’inizio gli abitanti furono impiegati nella costruzione della strada stessa ma, una volta terminata, non rimase che la pastorizia o l’emigrazione verso i paesi della bassa valle.

Come per la vicina Novalesa, tuttavia, la creazione del nuovo itinerario e il relativo crollo economico della comunità, con l’assenza di ogni attività di rinnovo, contribuì a preservare il paese nella sua forma più antica. Questo territorio era storicamente savoiardo prima dell’annessione del ducato alla Francia nel 1860. Sul luogo era presente un lago naturale di dimensioni molto minori. Una prima diga di contenimento fu costruita nel 1921. Quella attuale è del 1968 e non è realizzata in calcestruzzo ma in materiale naturale ed invasa al massimo livello da 320 milioni di metri cubi di acqua. Il lago, al centro di una complessa rete di tunnel per la captazione delle acque delle montagne. https://www.gulliver.it/itinerari/ronce-varisello-forti-da-piano-san-nicolao-giro-dei-forti-del-moncenisio/

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EXILLES

Exilles sorge a 870 m s.l.m. in Alta Val di Susa all’interno di una stretta gola della Dora Riparia, a circa 67 chilometri ad ovest da Torino. La valle ha qui un suo punto caratteristico chiudendosi, prima del vasto pianoro di Oulx, nella “Comba di Exilles”. La costiera sud (a destra orografica) sale sino alla Testa dell’Assietta, quella nord fino al Monte Niblè, una delle vette del Massiccio dell’Ambin. L’abitato di Exilles ha origine antichissima: grazie alla sua posizione strategica il sito attualmente occupato dal Forte era abitato già in epoca primitiva e poi in epoca celtica: solo dal 1155, sotto il comando dei conti d’Albon, si può confermare l’esistenza di un vero e proprio complesso fortificato.

Da quella data, il forte di Exilles e il paese passarono di mano in mano, tra la dominazione piemontese e quella francese: una storia lunga, che vide contrapposte per lungo tempo le fazioni del Ducato di Savoia e quelle del Delfinato, e che diede anche origine alla famosa vicenda del miracolo eucaristico di Torino. Dopo il Trattato di Utrecht, Exilles venne fortificato nuovamente dai Savoia, che ne fecero una piazzaforte inespugnabile.

Nel settembre del 1745, nel corso della guerra di successione austriaca, le truppe francesi tentarono di aprirsi la strada verso la bassa valle di Susa attaccando il forte di Exilles, ma vennero respinte dalle cannonate della guarnigione del forte al comando del capitano Papacino d’Antoni. Passato alla Francia, la leggenda vuole che qui, tra il 1681 e il 1687, sia stato detenuto il celebre personaggio poi denominato la “Maschera di Ferro“.

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SALBERTRAND

Il territorio comunale di fondovalle si estende in corrispondenza dell’inizio della piana di Oulx, dal restringimento dell’antica frana di Serre la Voute (confine con il comune di Exilles) fino alla zona denominata Pont Ventoux (confine con il comune di Oulx); in direzione nord-sud (larghezza) il territorio comunale è invece pressoché compreso tra gli spartiacque dei rilievi che delimitano la vallata.
Le caratteristiche paesaggistiche e territoriali variano dall’ampia piana della Dora Riparia, ai rilievi soleggiati e in parte aridi ed aspri del versante nord, a quelli ricchi di flora e fauna del versante opposto dove fin dagli anni ’80 del secolo scorso fu istituito il Parco Naturale Regionale del Gran Bosco. Il parco è situato in Valle di Susa, in provincia di Torino, nella destra orografica del fiume Dora Riparia che solca la valle, creandone il confine a nord. A sud il parco si estende sino al crinale che fa da confine tra le valli di Susa e Chisone, solcato dalla strada denominata “dei Sette Colli” o “dell’Assietta”. Per un lungo tratto tale strada fa da confine al parco con ingressi segnalati ai Colli (da ovest a est) Costapiana, Blegier e Lauson. A ovest il parco confina con il comune di Sauze d’Oulx e a est con il comune di Chiomonte.

Le montagne situate a nord (appartenenti al gruppo Ambin) salgono fino agli oltre 3200 m della cima del Vallonetto. Sempre su questo versante di alta montagna vi era anche gran parte del ghiacciaio del Galambra, che fino agli anni ’30 aveva ancora uno spessore di alcune decine di metri e attualmente quasi completamente scomparso. Sempre sul territorio la galleria dei Saraceni, un buco nella montagna molto suggestivo, un solo senso di marcia tutto al buio con l’ acqua che filtra nella roccia. Iforti, tra Salbertrand e Bardonecchia, come si e’ detto questo e’ un territorio dove passava la strada di Francia e a difesa vennero costruite queste fortezze. Forte del Sape’, forte Pramand, Forte Fenil.

SESTRIERE

I comuni di Bardonecchia, Colomion. I comuni di Claviere, Cesana, Sansicario, Sauze d’oulx e Sestriere, Vialattea nel comprensorio piu’ grande d’ Europa hanno ospitato le olimpiadi di Torino 2006, un grande rilancio per la valle che ha visto coinvolti tutti i paesi in varie discipline. Lo stemma dei Giochi Invernali del 2006 rappresenta l’inconfondibile silhouette della Mole Antonelliana. Si trasforma in montagna, tra cristalli di ghiaccio, dove la neve bianca incontra il cielo azzurro.

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