
IN AUTO

SULLA STRADA NAPOLEONICA DEL MONCENISIO
Il Colle del Moncenisio (in francese Col du Mont Cenis) è un valico delle Alpi Cozie che mette in comunicazione Susa e Torino con il dipartimento francese della Alta Moriana (Haute Maurienne) in Savoia. Durante l’inverno le neve non viene sgombrata dal passo che è un parco naturale. Verso la fine di maggio la neve si scioglie e il passo diventa percorribile.
Anticamente al centro del valico si trovava un lago naturale molto più piccolo di quello attuale. Un primo sbarramento fu costruito nel 1921 e nel 1968 fu realizzato il grande bacino che possiamo vedere ora. L’edificio dove risiedevano gli addetti ai lavori, in località Gran Croix, è stato trasformato in albergo ristorante con il nome Hotel Malamot. Il lago alimenta la centrale idroelettrica Enel di Venaus in Val di Susa e quella francese della Edf (Électricité de France) di Villarodin.
Insegna del Colle del Moncenisio
Questo territorio savoiardo era conteso tra l’abbazia di Novalesa e la diocesi di Torino e Susa. Dal punto di vista geografico è situato sul territorio italiano. Infatti le acque del lago artificiale del Moncenisio confluiscono nel fiume Cenischia che scende in val di Susa ed è un affluente di sinistra della Doria Riparia la quale si getta nel fiume Po. Quindi il lago del Moncenisio fa parte del bacino del Po non di quello del Rodano. Ma nel 1947 per i danni di guerra causati dall’Italia che aveva perso, la Francia ottenne nel trattato di Parigi che tutto il pianoro dove ora si trova il lago fosse annesso alle regione Alvernia-Rodano-Alpi. Sul colle potrete vedere i resti del vecchio confine e la sede della dogana attuale.
La dogana francese
La dogana è rimasta chiusa per molto tempo. Fino a poco tempo fa si andava e veniva dalla Francia senza essere fermati. Ora è presidiata dalla gendarmerie francese che ferma i migranti mentre tentano di entrare in Francia dal valico.
Abbazia benedettina dei santi Pietro e Andrea a Novalesa
Il Colle era anche rivendicato dal villaggio di Ferrera Cenisio per il controllo del valico e lo sfruttamento dei boschi e dei pascoli. Ai piedi del colle, in territorio italiano, sorge l’abbazia della Novalesa che fu fondata nell’ottavo secolo. È situata nel comune di Novalesa sulla vecchia via regia che serviva ai pellegrini per passare il valico. In alcuni tratti coincide con la via Francigena, cioè la “strada dei Franchi”, i pellegrini che dall’Europa del Nord si recavano in pellegrinaggio a Roma. Alcuni proseguivano fino a Brindisi, dove si imbarcavano per la Terrasanta.

Venaus

Lanslebourg

Forti dell'Esselion

NOVALESA - Un itinerario assolutamente da fare.
Ancora oggi il paese è costruito di fronte all'Abbazia di Novalesa, che nel suo splendido isolamento in mezzo ai prati del versante ovest della Val Cenischia, per tredici secoli è stata il cardine della vita del paese.
Un borgo di strada
Con la sua tipica architettura alpina, Novalesa è un borgo di strada costruito attorno alla Via Maestra, parte della strada antica di Francia che dal Medioevo (con la fondazione dell'Abbazia di Novalesa da parte dei Franchi nel 726) al XIX secolo conduceva al Colle del Moncenisio Il passaggio della strada internazionale faceva del paese di Novalesa e delle sue locande un posto tappa fondamentale ai piedi del valico, decretandone la fortuna economica e lasciando in loco pregevoli opere d'arte alpina.
Piè del Monte
Tra XII e XIII secolo, sulla frequentata Via Francigena, alla base del valico alpino del Moncenisio un edificio ecclesiastico preesistente alla chiesa parrocchiale e ora sconsacrato veniva già indicato come S. Maria ad Pedem Montis Cenisii, o S. Maria de Pedemontio.
Diversi i luoghi interessanti in questo paese della val Cenischia.
Abbazia di Novalesa
Fra i prati di fronte all'abitato spicca l'Abbazia della Novalesa, risalente al 726 d.C. e attorniata da antichissime cappelle poste fra i prati. Fondata dai Franchi ai piedi del Colle del Moncenisio a servizio della Via Francigena, è stata da poco restaurata e ospita, oltre alla pregevole cappella affrescata di S. Eldrado (XI secolo, con un doppio ciclo su Eldrado e su San Nicola di Bari, uno dei primi esempi in Europa occidentale), nota a livello internazionale, un museo archeologico e un museo di restauro del libro.
Presso l'Abbazia è stata rinvenuta la sepoltura di un uomo corredata da una conchiglia, probabilmente un pellegrino di ritorno da Santiago di Compostela[6].
Antoine de Lonhy (bottega), polittico della Natività, 1500 ca. (Novalesa, chiesa di S. Stefano)
Chiesa parrocchiale di Santo Stefano
La chiesa parrocchiale di Santo Stefano in centro paese con il museo diocesano d'arte sacra ospita opere dall'VIII secolo al XVIII secolo, in parte provenienti dalla soppressione dell'Abbazia di Novalesa.
Museo etnografico
Il piccolo Museo etnografico locale è situato lungo la Via Maestra anticamente percorsa dai pellegrini della Via Francigena e dai mercanti. Conserva al suo interno oggetti e ambienti tipici della civiltà rurale che ha contraddistinto il borgo sino a tutto il XX secolo.
Novalesa, incisione rupestre
Incisioni rupestri
A testimonianza dell'antichissima frequentazione del luogo e dei suoi pascoli alpini, si trovano in loco numerose incisioni rupestri.
Locanda medioevale Casa degli affreschi
La Casa degli affreschi recentemente recuperata dal comune che l'ha acquisita al patrimonio municipale, è un'ex locanda medioevale con un doppio ambiente interno ben conservato. Si conosce un solo altro caso nelle Alpi di ambiente di questo tipo conservatosi, in Val Pusteria, oltre ad uno cittadino a Moncalieri[ Probabilmente da identificare con la Locanda della Croce Bianca citata nei documenti a partire dal XIV secolo, presenta in facciata affreschi con gli stemmi delle regioni europee di provenienza e di destinazione degli avventori della locanda[8], punto tappa della Via Francigena, variante del Moncenisio e che sfruttava la collocazione del paese alla base del Colle del Moncenisio. Internamente, la Casa presenta decorazioni geometriche a fresco con scritte lasciate dagli avventori nel corso del tempo. Durante i restauri è stata rinvenuta la scritta di un pellegrino di origine polacca.

Lanslebourg

LANSLEBOURG – FRANCIA
FORTI DELL’ESSELION
Arrivati, si puo’ scendere la valle verso sinistra ed arrivare ai Forti dell ‘Esselion.
La Barriera dell’Esseillon o Forti dell’Esseillon è una serie di cinque fortificazioni costruite nel XIX secolo
su uno sperone roccioso che sbarra l’alte valle dell’Arc, sul comune di Aussois (Valle della Maurienne, a sei
chilometri
a monte di Modane), per proteggere il Piemonte da un’eventuale invasione francese.
Essa comprende quattro forti e una ridotta, che portano i nomi di membri della famiglia dei Savoia.
Forte Maria Cristina: costituiva uno dei due punti agli estremi settentrionali del campo trincerato.
Teneva sotto tiro l’altopiano di Aussois e la valle della Maurienne fino a Modane.
Oggi è stato completamente restaurato ed ospita un ostello ed un albergo
Forte Carlo Alberto: era l’altro caposaldo del campo trincerato a nord, tenendo
sotto tiro anch’esso l’altopiano di Aussois. La sua costruzione non fu mai portata a termine.
Forte Carlo Felice: posto a protezione ravvicinata del Forte Vittorio Emanuele e del colle dell’Esseillon
fu l’unico forte parzialmente smantellato dai francesi in seguito alle clausole del trattato di Torino.
Oggi è in rovina.
Forte Vittorio Emanuele: era l’opera più importante dell’intero complesso, poteva accogliere
una guarnigione
di 1500 uomini ed era la sede del comando della Piazza, dell’ospedale e della Chiesa. Esteso su diversi
livelli, con un dislivello
di oltre 150 metri, teneva sotto tiro la strada verso il Moncenisio nonché la bassa valle. Sono in corso
lavori di restauro ed è aperto al pubblico.
Ridotta Maria-Teresa: unica opera posta sulla riva sinistra dell’Arc aveva il compito di difesa ravvicinata
del ponte posto sul torrente Nant. Oggi è stata completamente ristrutturata ed ospita un bar e un museo.
La tecnica di costruzione è la stessa dei forti piemontesi di Exilles, Bard, Vinadio.
Un ponte levatoio permette il passaggio oltre il fossato largo trenta metri in quel punto.
Tutte le cannoniere sono dotate di volte a crociera alla prova rette da possenti colonne. La dimensione
dell’ opera consentiva
la presenza di un numero elevato di soldati, inoltre erano presenti due forni, con capacità di 250 razioni
di pane ognuno; il palazzo del governatore, che è la caserma più lunga; caserme per i soldati e
una prigione; nel 1859 il forte contava 88 cannoniere
delle quali 35 in casamatta; ora se ne contano 41, evidentemente nuove cannoniere sono state aperte
dopo l’ annessione alla Francia.
Il forte è visitabile, alcune parti sono state resturate, altre sono chiuse e pericolanti.
Sito di riferimento : https://www.savoie-mont-blanc.com/offre/fiche/les-forts-de-l-esseillon/336706
VAL D’ISERE
Arrivati al Forte per rientrare in Italia, si puo’ proseguire verso Modane e fare il Tunnel del Frejus, oppure
rifare il percorso fino a Lanslebourg per proseguire verso il Moncenisio
e quindi Susa. Questo percorso si puo’ effettuare in giornata ed e’ adatto anche alle auto.
Prendendosi piu’ tempo e’ possibile da Lanslebourg si puo’ arrivare in Val d’ Isere, nota stazione
sciistica invernale, bisogna scendere verso Modane da qui, Saint Jean de Maurienne
si prende l’autostrada per Albertville, da qui sono 90 km per arrivare, poi verso Bourg saint Maurice
e Val d’isere, affidatevi a una cartina o navigatore per il percorso ma, ne vale la pena.
Se si parte al mattino presto e’ possibile farlo in giornata ma senza troppe pause e, per accorciare
il percorso da Bardonecchia si entra nel Tunnel del Frejus. In questo modo si fara’ molta autostrada.
Ho voluto inserire questo itinerario in territorio francese perche’ lo ritengo molto bello e vario.

Val-d'Isère
in Francia, è un comune appartenente alla regione Rodano-Alpi e al dipartimento della Savoia, nota meta di appassionati sciisti e sede di competizioni sciistiche. Conta oltre mille e seicento abitanti e si estende su una superficie di circa novantaquattro chilometri quadrati.
Le piste da sci di Val-d'Isère sono esaltanti e il fascino del paese è così forte che non può non destare meraviglia. L'area suscita interesse per la sua eleganza, per la sua ricchezza, per la garanzia di tranquillità e benessere; al mattino si raggiungono gli impianti di risalita per sciare e alla sera si ritorna nel calore della propria abitazione o struttura ricettiva, allietando il palato con i sapori locali.
Il centro è visitato sopratutto in inverno ma d'estate non mancano le occasioni per sciare raggiungendo il Grand Pissaillas a quasi tremila metri di altezza. Val-d'Isère è dunque piena di vita durante tutto l'anno e garantisce vacanze indimenticabili non solo per chi pratica sport invernali ma anche per chi desidera trascorrere momenti di relax respirando aria di montagna.
La storia di Val-d'Isère è legata alle vicende che hanno segnato la Savoia vivendo con essa vicende talvolta complesse e singolari; le origini del territorio sono comunque da ricercare in un passato remoto, quello in cui il territorio ospitava un piccolo popolo celtico.
Val-d'Isère deve buona parte del proprio successo alle competizioni sciistiche che si svolgono annualmente sulle sue vette. La presenza di impianti moderni ed efficienti incrementa la sua fama facendo di questo territorio una delle più apprezzate località delle Alpi Francesi.

NOVALESA
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Susa – Lago del Moncenisio –
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Lanslebourg – Val d’Isere.
Partendo da Susa si sale verso il Moncenisio, la cui vetta ospita il famoso lago
Vecchio tunnel ferroviario del Frejus

Tra l'alta Valle di Susa e la Moriana, tra Italia e Francia, corrono le Alpi Cozie che hanno i loro più famosi picchi nell'inconfondibile Monviso, con i suoi 3.841 metri, e nell'Aiguille de Chambeyron, a 3.409 metri. Ma non tutti i massicci delle Alpi Cozie sono così conosciuti e battuti, anzi, alcuni attirano un numero decisamente minore di alpinisti e di escursionisti.
Tra questi c'è per esempio il Frejus, 2.936 metri d'altezza, la cui cima è raggiungibile dal versante italiano percorrendo dapprima una mulattiera e poi un versante detritico. All'inizio di questa mulattiera, a circa 1.750 metri, sorgono delle particolari costruzioni grigie, in cemento armato riportanti la scritta: sono i “Camini del Frejus”, ossia gli sfiati del tratto italiano del traforo stradale del Frejus che attraversa il massiccio da parte a parte, collegando la città di Modane, in Francia, con Bardonecchia, in Italia. Come è noto, però, la lunga galleria stradale non è l'unica opera di ingegneria costruita al di sotto di questo massiccio: più di un secolo prima, infatti, era stato scavato il traforo ferroviario del Frejus, all'epoca il più lungo tunnel del mondo.
Il traforo ferroviario del Frejus: la storia
Il primo traforo del Frejus, quello ferroviario, fu ideato da un imprenditore di Bardonecchia, Giuseppe Francesco Medail che presentò un progetto al re Carlo Alberto già nel 1840. Quel suo disegno venne trascurato, essendo forse fin troppo ambizioso per i tempi. L'idea venne però passata all'ingegnere belga Henri Maus. Anche lui, come del resto Medai, morì prima di vedere realizzato il progetto che passò nelle mani dell'ingegnere, nonché Ministro delle Finanze, Quintino Sella il quale dovette trovare una soluzione per l'areazione del tunnel. La lunghezza del Traforo del Frejus è pari a 13,636 chilometri e mai nessuno prima di allora aveva pensato di costruire una galleria talmente estesa. Il progetto definitivo fu quindi rifinito da Geramain Sommeiler, da Sebastiano Grandis e da Severino Grattoni. La prima pietra fu posata nel 1857 da re Vittorio Emanuele II, dopo che lo stesso Cavour perorò la causa del traforo del Frejus. Il finanziamento iniziale concesso dalla casa regnante fu di 42 milioni.
A mettere a rischio l'opera fu, però, il corso della storia: nel 1860 il Regno di Sardegna, per compensare la Francia dell'aiuto dato durante la riunificazione, decise di concedere la Savoia agli alleati. Il tunnel, dunque, non era più da ambo le parti su territorio italiano, e fu necessario definire un accordo nuovo con i francesi. Questi misero sul piatto 19 milioni che sarebbero stati corrisposti solo ad opera completata entro un arco temporale di 25 anni.
I francesi promisero anche un premio che sarebbe aumentato di pari passo al diminuire dei tempi di costruzione del tunnel.Motivati dalla prospettiva del premio, gli italiani decisero di fare del loro meglio per accelerare i tempi, tanto che, quando il tunnel venne inaugurato nel 1871, i francesi dovettero pagare 26 milioni, coprendo il definitivo costo del traforo del Frejus che fu pari a 70 milioni.
La costruzione del tunnel non procedette senza problemi: i lavori furono accelerati senza ombra di dubbio dalla perforatrice automatica pneumatica messa a punto dai tre ingegneri che firmarono il progetto finale, ma non mancarono i contrattempi e, ovviamente, gli incidenti. Dei 4.000 operai impiegati 48 morirono durante i lavori (anche se va detto che 18 caduti sono da ricollegare all’epidemia di colera del 1964). Lo scavo del traforo fu seguito passo dopo passo e con vivo interesse dalla stampa mondiale. Con quel tunnel ferroviario si sanciva un nuovo passaggio per il treno Londra-Brindisi che in quegli stessi anni transitava faticosamente sulla Ferrovia del Moncenisio, realizzata poco prima proprio dagli inglesi e caduta poco dopo in disuso. Il tunnel del Frejus restò il più lungo al mondo fino al 1882, anno in cui venne sorpassato dalla Galleria ferroviaria del San Gottardo (15 chilometri) la cui costruzione partì nel 1972.
Quello ferroviario fu però solo il primo dei tunnel del Frejus: qualche decennio fa questa opera è stata affiancata da una seconda galleria.
Il traforo stradale del Frejus
Dal 1980, a fianco del Traforo ferroviario del Frejus, scorre anche un traforo stradale. Anch'esso collega Bardonecchia a Modane: a partire dalla sua inaugurazione, ha portato alla chiusura del servizio di trasporto automobili nella galleria ferroviaria ottocentesca. I lavori per la sua costruzione sono iniziati nel 1974, e quindi poco più di un secolo dopo rispetto all'apertura del parallelo tunnel ferroviario. La lunghezza del traforo stradale del Frejus è 12,895 chilometri. Il traforo stradale è gestito da due società distinte: da parte francese la gestione è in mano alla SFTRF, mentre in Italia il traforo del Frejus è di competenza della SITAF. Tra i principali collegamenti tra Italia e Francia, durante i suoi primi vent'anni di vita il tunnel del Frejus ha visto il passaggio di oltre 20 milioni di veicoli.


TUNNEL AUTOSTRADALE FREJUS
Il traforo stradale del Frejus è una galleria a pedaggio che collega la Francia con l'Italia. Posto sotto il monte Fréjus fra le località di Modane in Francia e Bardonecchia in Italia, corre parallelo al traforo ferroviario del Frejus e costituisce uno dei principali collegamenti transalpini fra Francia e Italia con la parte italiana, nella rete autostradale italiana, classificata come "traforo T4".
L' alternativa al colle del Moncenisio che ricordo sale da Susa per raggiungere Modane e da qui
proseguire o verso la val d'Isere oppure continuare sull' autostrada che porta a Chambery etc.
