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- PAESI DELLA VALLE | itinerari valsusa
PAESI DELLA VALLE Podcast Susa Sacra di San Michele Abbazia di Novalesa Gran pertus Colombano Romean Fortino Serre la garde Exilles Cesana Bardonecchia Sestriere Sauze d'oulx Oulx Exilles SANT'ANTONIO DI RANVERSO L’abbazia di Sant’Antonio di Ranverso, o meglio Precettoria , è un edificio religioso piemontese fondato dall’Ordine ospedaliero di Sant’Antonio di Vienne e situato a Buttigliera A lta al principio della Valle di Susa . Nel 1188 è documentata la donazione del terreno da parte di Umberto III di Savoia, che diede in uso l’area ai canonici regolari di Sant’Antonio di Vienne , in seguito noti come “Antoniani”, con l’intento di creare una struttura dotata di una foresteria per i pellegrini e anche una sorta di lazzaretto per coloro i quali erano afflitti dal “fuoco di sant’Antonio “. In seguito, con l’avvento dell’epidemia di peste della seconda metà del XIV secolo , l’ospedale di Ranverso svolse un ruolo fondamentale per la cura e l’assistenza agli appestati, poiché venivano attuate apprezzabili pratiche di isolamento e cura delle piaghe infette mediante il grasso dei maiali per evitare l’espandersi dell’infezione CASTELLO DI RIVOLI Il Castello è sicuramente una tra le più gettonate. Oltre che una fortificazione necessaria ad aumentare le difese del territorio, il castello fu una residenza. Il Duca Vittorio Filiberto I commissionò moltissimi lavori di ampliamento, ristrutturazione e miglioramento alla pianta originale per rendere più confortevole e appropriata la sua dimora. La città fu più volte saccheggiata durante le invasioni barbariche e infine cadde sotto il controllo della dinastia dei Carolingi. AVIGLIANA Avigliana è un comune italiano di 12 527 abitanti della città metropolitana di Torino in Piemonte , ed è situato ad una ventina di chilometri a ovest dal capoluogo piemontese . Il comune è posto in un anfiteatro morenico compreso tra il Monte Pirchiriano , sul quale sorge la Sacra di San Michele , e la collina di Rivoli , nella parte terminale della Val di Susa verso la pianura in un molteplice e complesso territorio conosciuto come Anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana . Il borgo di Avigliana è noto anche per i due laghi, fulcro dell’area protetta del Parco dei Laghi di Avigliana , che fa parte dell’Ente di Gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie. CHIUSA SAN MICHELE La Sacra di San Michele, o più propriamente abbazia di San Michele della Chiusa, localmente chiamata anche Sagra di San Michele, è un complesso architettonico arroccato sulla vetta del monte Pirchiriano , all’imbocco della val di Susa , nella Città metropolitana di Torino , in Piemonte , nei territori dei comuni di Sant’Ambrogio di Torino e di Chiusa di San Michele , poco sopra la borgata San Pietro . Sempre sul lato settentrionale, isolata dal resto del complesso, svetta la torre della “Bell’Alda“, oggetto di una suggestiva leggenda: una fanciulla (probabilmente vissuta nel XIII – XIV secolo ), la bell’Alda appunto, volendo sfuggire dalla cattura di alcuni soldati di ventura, si ritrovò sulla sommità della torre. Dopo aver pregato, disperata, preferì saltare nel precipizio sottostante, piuttosto che farsi prendere; le vennero in soccorso gli angeli e, miracolosamente, atterrò illesa. La leggenda vuole che, per dimostrare ai suoi compaesani quanto era successo, tentasse nuovamente il volo dalla torre, ma che per la vanità del gesto ne rimase invece uccisa. ABBAZIA NOVALESA Con la sua tipica architettura alpina, Novalesa è un borgo di strada costruito attorno alla Via Maestra, parte della strada antica di Francia che dal Medioevo (con la fondazione dell’abbazia di Novalesa da parte dei Franchi nel 726) al XIX secolo conduceva al Colle del Moncenisio La storia dell’abbazia di Novalesa ha inizio il 30 gennaio 726, per mezzo dell’atto di fondazione dovuto all’allora signore franco di Susa e Moriana , Abbone , a controllo del valico del Moncenisio . In questo periodo i monasteri avevano infatti una precisa valenza strategica e i Franchi in particolare non solo li considerarono loro sfera di influenza, ma li utilizzarono come basi di partenza per le loro incursioni contro le popolazioni nemiche. Tra Monpantero e Novalesa il monte Rocciamelone. Nel medioevo vi furono diversi tentativi di salita alla vetta, compreso uno da parte dei monaci dell’abbazia di Novalesa che – si legge negli annali dell’Abbazia – vengono respinti da vento e grandine. La prima salita documentata risale al 1º settembre 1358 , probabilmente un primato nell’arco alpino. Il crociato astese Bonifacio Rotario , catturato dai Turchi , si affida alla Madonna , promettendo, qualora fosse tornato in patria, di dedicarle un simulacro sulla vetta della prima montagna che avesse visto tornato sul suolo natio. Assistito da alcuni portatori, raggiunse effettivamente la vetta portando con sé come ex voto un pregevole trittico in bronzo inciso con il bulino , fatto realizzare a Bruges e dedicato appunto alla Madonna. Collocò l’opera in una grotta scavata nella roccia sulla cima della montagna. Questo storico evento alimentò per secoli una importante devozione popolare verso la Madonna, e molti altri pellegrini si aggiunsero a Bonifacio Rotario. Il 5 agosto 1673 però un tale Giacomo Gagnor, soprannominato “il matto di Novaretto”, fece un pellegrinaggio sul Rocciamelone e si portò via il famoso trittico dalla vetta recapitandolo poco tempo dopo al castello di Rivoli , convinto di fare un piacere al Duca di Savoia Carlo Emanuele II affinché potesse ammirarlo con la sua corte senza doversi sobbarcare la faticosa ascesa. Successivamente la preziosa opera fu collocata all’interno della cattedrale di San Giusto a Susa ove si trova tuttora. SUSA Le origini di Susa “Porta d’Italia” si perdono nella storia. Nel 500 a.C., quando città come Aosta e Torino non erano ancora state fondate, in Susa esisteva una realtà celtica perfettamente organizzata dai sacerdoti druidi. Successivamente romanizzata ebbe il suo massimo splendore con il culmine dell’Impero Romano. Difficile stabilire l’epoca in cui la città fu abitata per la prima volta e le popolazioni che l’abitarono. Certamente tra esse ci furono i Liguri e in seguito arrivarono i Celti (500 circa a. C.) che si fusero con le prime popolazioni. Poi giunsero i Romani guidati da Giulio Cesare che combatterono con le popolazioni locali e stabilirono con Donno , il loro re, un patto di alleanza, in modo da garantire un transito sicuro verso la Gallia a truppe e merci dai valichi del vicinissimo Colle Clapier e del più lontano Colle del Monginevro . I buoni rapporti continuarono per un lungo periodo, sanciti dalla costruzione dell’arco di Augusto . La città allora si chiamava Segusium e fu la capitale del Regno dei Cozii , nella provincia detta delle Alpi Cozie . Arena romana. Detto anche anfiteatro romano, risale al II-III sec. dopo Cristo. Sorge dietro all’acropoli di Susa,in una conca naturale ben riparata dai venti. Ha una forma ad ellisse di 45 per 37 metri, è l’anfiteatro più piccolo di età romana presente in Italia. MONCENISIO Le prime testimonianze sono legate alla storia del valico del Moncenisio , che divenne nel XVI secolo una via di primaria importanza per i rapporti commerciali fra Italia e Francia , facente parte della Via Francigena , della quale si conservano lunghi tratti dell’antica mulattiera. Il percorso dei viandanti prevedeva lo smontaggio dalle carrozze a Novalesa , in modo da proseguire il cammino per la ripida mulattiera che, attraverso Ferrera, portava al valico; di qui si poteva poi scendere verso Lanslebourg-Mont-Cenis , al di là delle Alpi . Nel periodo 1803 – 1811 venne costruita, per ordine di Napoleone Bonaparte , la strada napoleonica (l’attuale SS25 ), che tagliò fuori il paese e soprattutto rese praticamente inutile il servizio offerto dalle guide e dai portatori. All’inizio gli abitanti furono impiegati nella costruzione della strada stessa ma, una volta terminata, non rimase che la pastorizia o l’emigrazione verso i paesi della bassa valle. Come per la vicina Novalesa , tuttavia, la creazione del nuovo itinerario e il relativo crollo economico della comunità, con l’assenza di ogni attività di rinnovo, contribuì a preservare il paese nella sua forma più antica. Questo territorio era storicamente savoiardo prima dell’annessione del ducato alla Francia nel 1860. Sul luogo era presente un lago naturale di dimensioni molto minori. Una prima diga di contenimento fu costruita nel 1921 . Quella attuale è del 1968 e non è realizzata in calcestruzzo ma in materiale naturale ed invasa al massimo livello da 320 milioni di metri cubi di acqua. Il lago, al centro di una complessa rete di tunnel per la captazione delle acque delle montagne. https://www.gulliver.it/itinerari/ronce-varisello-forti-da-piano-san-nicolao-giro-dei-forti-del-moncenisio/ EXILLES Exilles sorge a 870 m s.l.m. in Alta Val di Susa all’interno di una stretta gola della Dora Riparia , a circa 67 chilometri ad ovest da Torino . La valle ha qui un suo punto caratteristico chiudendosi, prima del vasto pianoro di Oulx, nella “Comba di Exilles”. La costiera sud (a destra orografica) sale sino alla Testa dell’Assietta , quella nord fino al Monte Niblè , una delle vette del Massiccio dell’Ambin . L’abitato di Exilles ha origine antichissima: grazie alla sua posizione strategica il sito attualmente occupato dal Forte era abitato già in epoca primitiva e poi in epoca celtica: solo dal 1155 , sotto il comando dei conti d’Albon , si può confermare l’esistenza di un vero e proprio complesso fortificato. Da quella data, il forte di Exilles e il paese passarono di mano in mano, tra la dominazione piemontese e quella francese: una storia lunga, che vide contrapposte per lungo tempo le fazioni del Ducato di Savoia e quelle del Delfinato , e che diede anche origine alla famosa vicenda del miracolo eucaristico di Torino . Dopo il Trattato di Utrecht, Exilles venne fortificato nuovamente dai Savoia, che ne fecero una piazzaforte inespugnabile. Nel settembre del 1745, nel corso della guerra di successione austriaca, le truppe francesi tentarono di aprirsi la strada verso la bassa valle di Susa attaccando il forte di Exilles, ma vennero respinte dalle cannonate della guarnigione del forte al comando del capitano Papacino d’Antoni. Passato alla Francia , la leggenda vuole che qui, tra il 1681 e il 1687 , sia stato detenuto il celebre personaggio poi denominato la “Maschera di Ferro “. SALBERTRAND Il territorio comunale di fondovalle si estende in corrispondenza dell’inizio della piana di Oulx , dal restringimento dell’antica frana di Serre la Voute (confine con il comune di Exilles ) fino alla zona denominata Pont Ventoux (confine con il comune di Oulx ); in direzione nord-sud (larghezza) il territorio comunale è invece pressoché compreso tra gli spartiacque dei rilievi che delimitano la vallata. Le caratteristiche paesaggistiche e territoriali variano dall’ampia piana della Dora Riparia , ai rilievi soleggiati e in parte aridi ed aspri del versante nord , a quelli ricchi di flora e fauna del versante opposto dove fin dagli anni ’80 del secolo scorso fu istituito il Parco Naturale Regionale del Gran Bosco . Il parco è situato in Valle di Susa, in provincia di Torino, nella destra orografica del fiume Dora Riparia che solca la valle, creandone il confine a nord. A sud il parco si estende sino al crinale che fa da confine tra le valli di Susa e Chisone, solcato dalla strada denominata “dei Sette Colli” o “dell’Assietta”. Per un lungo tratto tale strada fa da confine al parco con ingressi segnalati ai Colli (da ovest a est) Costapiana, Blegier e Lauson. A ovest il parco confina con il comune di Sauze d’Oulx e a est con il comune di Chiomonte. Le montagne situate a nord (appartenenti al gruppo Ambin) salgono fino agli oltre 3200 m della cima del Vallonetto . Sempre su questo versante di alta montagna vi era anche gran parte del ghiacciaio del Galambra , che fino agli anni ’30 aveva ancora uno spessore di alcune decine di metri e attualmente quasi completamente scomparso. Sempre sul territorio la galleria dei Saraceni, un buco nella montagna molto suggestivo, un solo senso di marcia tutto al buio con l’ acqua che filtra nella roccia. Iforti, tra Salbertrand e Bardonecchia, come si e’ detto questo e’ un territorio dove passava la strada di Francia e a difesa vennero costruite queste fortezze. Forte del Sape’, forte Pramand, Forte Fenil. SESTRIERE I comuni di Bardonecchia, Colomion. I comuni di Claviere, Cesana, Sansicario, Sauze d’oulx e Sestriere, Vialattea nel comprensorio piu’ grande d’ Europa hanno ospitato le olimpiadi di Torino 2006, un grande rilancio per la valle che ha visto coinvolti tutti i paesi in varie discipline. Lo stemma dei Giochi Invernali del 2006 rappresenta l’inconfondibile silhouette della Mole Antonelliana. Si trasforma in montagna, tra cristalli di ghiaccio, dove la neve bianca incontra il cielo azzurro.
- PONTE TIBETANO E PARCHI AVVENTURA | itinerari valsusa
Stay tuned PARCHI AVVENTURA PONTE TIBETANO PER IL VS DIVERTIMENTO PER ADULTI E BAMBINI PARCHI AVVENTURA PER RISCOPRIRE LA NATURA IN SICUREZZA. PARCO AVVENTURA BARDONECCHIA E ALPINE COASTER https://www.bardonecchiaski.com/it/attivita/il-parco 0122 99137 info@bardonecchiaski.com Il Parco Il tuo parco divertimento sospeso nel verde Bardonecchia Adventure Park è un parco acrobatico realizzato attraverso l’installazione di cavi, piattaforme aeree in legno e cordame, che ti permettono di effettuare in sicurezza una passeggiata “in quota” tra gli alberi. Numerosi giochi sospesi metteranno alla prova il tuo equilibrio, la tua capacità di concentrazione e coordinazione e le tue doti fisiche. Liane di Tarzan, Ponte dei Cacciatori, Ponte Tibetano, Scala a Pappagallo, Tirolese, Trappola sospesa sono solo alcune delle prove che dovrai superare per portare a termine il percorso. Nel Bardonecchia Adventure Park si può scegliere tra tre percorsi di differente difficoltà, da semplice a impegnativo. Il parco è così composto: Percorso Verde: è un percorso facile che si adatta sia ai bambini (età minima 8 anni) sia agli adulti. In questo primo percorso 3 strutture artificiali con altezza crescente, da 2 a 4 metri, sono adatte per chi desidera effettuare un primo approccio a questa avventura. Dalla terza piattaforma ( a 4 metri di altezza) si può accedere alla prima piattaforma del Percorso Blu. Percorso Blu: è un percorso medio-facile che si sviluppa sugli alberi e dispone di 22 piattaforme che consentono diverse attività ad altezza compresa tra i 4 e i 7 metri di altezza. Percorso Blu Vertige: percorso medio- difficile che dispone di 9 piattaforme ad un’ altezza compresa tra 10 e 18 metri. Percorso Rosso: è un percorso impegnativo che si sviluppa interamente sugli alberi attraverso 5 piattaforme ad altezza compresa tra i 6 e i 10 metri. I nostri orari? Orari di apertura: dalle 9.00 alle 17.50 Ultimo accesso ore 16.30 Video PONTE TIBETANO – CESANA/CLAVIERE l’emozione è assicurata Il Ponte tibetano di Cesana Claviere è un ponte sospeso in cavi d’acciaio tra i più lungo del mondo, 544 metri ad un’altezza da terra di circa 30 metri. – Il PERCORSO NORMALE lungo le Gorge di San Gervasio è costituito dalla successione di tre ponti in cavi. Il percorso inizia con il primo ponte (70 m) che attraversa la Gorgia in senso perpendicolare al suo corso, per poi innestarsi sul ponte principale, che da questo punto in poi segue in senso longitudinale il corso delle Gorge di San Gervasio ad un’altezza di 30 metri. Alla fine del secondo ponte, un sentiero porta al terzo ed ultimo ponte, lungo 90 metri e alto 90 metri da terra. Tempo medio di percorrenza 2 ore – Il PERCORSO EXTRA permette di raggiungere il terzo ponte affrontando la VIA FERRATA DEL BUNKER. Tempo totale medio di percorrenza 3 ore SITO: https://www.pontetibetano.net/ CELL TELEFONA 337 219 600 l Ponte Tibetano non è un parco giochi di libero accesso e di libero utilizzo ma è un percorso acrobatico in altezza tra le pareti rocciose che formano le Gorge di San Gervasio. Tale percorso se non affrontato nel modo corretto e con le idonee attrezzature e materiali previsti e sotto il controllo dello staff addetto può essere molto pericoloso per la propria e l’altrui incolumità. Detto percorso è costituito da funi metalliche e gradini per il camminamento in metallo grigliato. Il ponte deve essere percorso con l’ausilio di apposite attrezzature di sicurezza composte da imbrago, casco, longes, forniti prima dell’inizio dell’attività dal personale del Ponte o comunque se di proprietà dell’utente, controllati dalla Guida Alpina. L’attrezzatura viene indossata nelle aree di briefing con il supporto dei nostri operatori tra i quali è sempre presente una Guida Alpina e deve essere utilizzata nel rispetto delle regole di sicurezza indicate durante il briefing o spiegazione iniziale terra. Il Ponte è aperto sia agli adulti che ai bambini (altezza minima 1.20cm, età minima 6 anni) e ai ragazzi minorenni sotto sorveglianza e controllo di un maggiorenne. APERTURE e ORARI 2023 Tutti i week end dei mesi di Giugno e Settembre Tutti i giorni dei mesi di Luglio e Agosto Partenze dalle 9.00 alle 16,30 In caso di maltempo il ponte rimarrà chiuso. NON E’ NECESSARIO PRENOTARE, MA E’ CONSIGLIATO PER GRUPPI SUPERIORI ALLE 10 PERSONE ATTENZIONE: per motivi logistici non possiamo far percorrere il giro dei ponti a più di 100 persone contemporaneamente, per evitare sovraffollamento, e garantire così a tutti la giusta tranquillità per gustarsi al meglio lo splendido ambiente montano in cui i ponti sono situati. Di conseguenza nelle giornate di SABATO e DOMENICA è possibile che si debba attendere qualche ora per intraprendere la nostra emozionante attrazione. Il nostro suggerimento è quello di evitare di venire nelle ore di punta (dalle 10.30 alle 14) per evitare possibili lunghe attese. TARIFFE BAMBINI: da 6 a 14 ANNI – Altezza minima 120 cm – i MINORENNI devono essere accompagnati da un adulto IMPORTANTE: Se possedete la vostra attrezzatura (imbrago, casco, kit da ferrata composto da: due longe con moschettoni e dissipatore) potete portarla alla biglietteria dove verrà controllata dal personale del Ponte Tibetano, e, se valutata idonea, sarete ovviamente esenti dal pagare il noleggio. PREZZI SCONTATI per GRUPPI composti da un minimo di 10 persone Contattateci per avere tutte le informazioni al nostro numero di telefono o inviandoci una e-mail Accettiamo pagamenti con Bancomat e Carte di Credito ADULTI INGRESSO IMBRAGO PROPRIO 15 € INGRESSO + NOLEGGIO IMBRAGO OBBLIGATORIO + EVENTUALE ATTREZZATURA OBBLIGATORIA PER FERRATA DEL BUNKER 20 € BAMBINI INGRESSO IMBRAGO PROPRIO 10 € INGRESSO + NOLEGGIO IMBRAGO OBBLIGATORIO + EVENTUALE ATTREZZATURA OBBLIGATORIA PER FERRATA DEL BUNKER 15 € NOLEGGIO ATTREZZATURA per accesso libero alla VIA FERRATA DEL BUNKER 5 € ATTREZZATURA COMPLETA: imbrago, casco, kit da ferrata con dissipatore e long con due moschettoni NOLEGGIO ATTREZZATURA per accesso libero alle VIE FERRATE DELLE BATTERIE ROCCA CLARI CRESTA CHABERTON 10 € ATTREZZATURA COMPLETA: imbrago, casco, kit da ferrata con dissipatore e long con due moschettoni ALPINE COASTER BARDONECCHIA https://www.bardonecchiaski.com/it/attivita/alpine-coaster 0122099317 info@bardonecchiaski.com Discese e adrenalina tra i boschi di Bardonecchia! Vi presentiamo l’Alpine Coaster, una slitta biposto utilizzabile anche in estate e che garantisce una discesa emozionante tra i boschi di Campo Smith, con curve paraboliche, dossi e cambi di pendenza per più di 1000 metri di lunghezza. Bardonecchia Alpine Coaster è riservata a persone di età pari o superiore ad anni 4. Gli utenti minori di anni 8 devono essere accompagnati da persona con età superiore agli anni 12 e con altezza di almeno 1,35 m, la quale abbia un’adeguata dimestichezza con l’attrazione. L’accompagnatore, cui spetta il controllo del mezzo tramite apposite leve per la frenatura, deve necessariamente sedersi sul sedile posteriore, osservando e facendo osservare scrupolosamente il regolamento e le istruzioni impartite dal personale preposto. CorseAdultiUnder 8 1 corsa6,00 €5,00 € 2 corse12,00 €– 3 corse17,00 €– 6 corse33,00 €– 10 corse50,00 €– Ponte tibetano Sauze d’Oulx e parco avventura PARCO AVVENTURA E PONTE TIBETANO SAUZE D’OULX Telefono: +39 0122 850085 Email: adventurevillage@gruppoabc.it All’interno del parco è possibile raggiungere anche il Ponte Tibetano, a unica campata, più lungo del mondo. La “passeggiata nel vuoto” è un’esperienza emozionante e suggestiva. Il Ponte Tibetano è lungo ben 400 mt e a metà del percorso raggiunge i 121 mt di altezza… Le partenze sono ad orari stabiliti: 10.30 12.30 14.30 16.30 Per accedervi è necessario presentarsi in cassa con 15 minuti di anticipo. La struttura è dotata di un impianto di illuminazione e di uno di amplificazione per assistere i clienti durante la traversata, il quale trasmette anche una musica di sottofondo per aggiungere thrilling all’impresa. Per attraversare il ponte ci vogliono circa 25 minuti e all’arrivo un pulmino riporta i clienti alla partenza di Viale Genevris. Possono salirvi solo le persone che rispettano le specifiche riportate di seguito. Parco avventura ricco di attrazioni nella bellissima Val di Susa Completamente immerso nella natura incontaminata, ai piedi del Parco Naturale del Gran Bosco, l’Adventure Village a Sauze d’Oulx è un luogo emozionante, divertente adatto a tutta la famiglia, ideale per gruppi di amici e comitive. Grazie a percorsi molto diversificati, per difficoltà ed altezza, la struttura offre percorsi adatti a tutti, dai bambini più piccoli, fino agli adulti più esperti e coraggiosi. Luogo magico, immerso nel verde, con un ruscello che lo attraversa, il Parco è il luogo adatto dove trascorrere una giornata intera a contatto con la natura e con gli animali che popolano il bosco, come i cervi e gli scoiattoli. L’Adventure Village di Sauze d’Oulx, aperto da LUGLIO a settembre, presenta 4 differenti percorsi si compone in totale di ben 52 passaggi tra un albero e l’altro e 11 tyrolienne, inoltre sempre per i più piccoli oltre a un percorso tu MAPPA AV SAUZE https://www.parcoavventurachaberton.it/ T: +39 348 5541355 – +39 349 4315121 M: info@parcoavventurachaberton.it APERTURA PARCO: SABATO 29 APRILE 2023 PERCORSI AEREI 7 percorsi aerei sugli alberi per un totale di 67 giochi. Da 1 a 12 m di altezza, facili o impegnativi, in un ambiente assolutamente fantastico, in una full immersion nella natura. SOFT AIR Gioco a squadre (distanziati) attrezzati con tuta mimetica, protezioni e “fucile”. Alla conquista della bandiera del fortino nemico. SCOPRI DI PIÙ INDIANA JONES Percorso di abilità e agilità nel bosco con piedi a terra. ZIP LINE 7 teleferiche nuove per complessivi 400 m. Adrenalina pura volando tra gli alberi. MINIGOLF Minigolf forestale: 9 buche all’interno della pineta TIRO CON L’ARCO Tiro con l’arco con istruttore: lezioni private, lezioni collettive e corsi. UP 2 TREE L’arrampicata in sicurezza sugli alberi. SCOPRI DI PIÙ TAPPETO ELASTICO Il modo giusto per riscaldare i muscoli. PERCORSI DIDATTICI Organizziamo LABORATORI DIDATTICI riguardanti la flora e la fauna della montagna, la filosofia del tiro con l’arco, la storia e le tradizioni delle valli alpine Fino a domenica 11 giugno APERTURA DURANTE I WEEK END DALLE ORE 10:00 ALLE ORE 17:30. In settimana su prenotazione per gruppi di minimo 15 persone. Da lunedì 12 giugno a domenica 10 settembre il Parco sarà aperto al pubblico tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 18:00. Da lunedì 11 settembre a domenica 1 ottobre apertura durante i week end dalle ore 10:30 alle ore 17:00 . In settimana su prenotazione per gruppi di minimo 15 persone. NEI MESI DI MAGGIO – GIUGNO E SETTEMBRE SI CONSIGLIA DI TELEFONAREPER VERIFICA CONDIZIONI METEO (TEL: Luca R.3485541355 – Luca M.3494315121), ALLE QUALI COMUNQUE, È SEMPRE SUBURDINATA L’APERTURA DEL PARCO. Tariffe Parco Avventura estate 2022 Bambini da 3 a 6 anni in area a loro riservata: percorso BABY + tappeto elastico + minigolf per un tempo massimo di 3 ore (i bimbi devono essere seguiti e sorvegliati da un adulto): € 18,00 bambini da 6 anni e con un minimo di 1,10: percorso VERDE e VERDE + (i bambini fino a 7 anni devono essere accompagnati sui percorsi da un adulto pagante la medesima tariffa): € 20,00 bambini da 1,30 m. di altezza, ragazzi e adulti: percorso VERDE, VERDE+ e BLU: € 25,00 – aggiunta ZIP LINE: € 5,00 ragazzi da 1,50 m. di altezza e adulti: percorso VERDE, VERDE+,BLU e ROSSO: € 30,00 – aggiunta ZIP LINE: € 5,00 N.B.: il percorso ZIP LINE richiede 1,50 m. di altezza e un minimo di 40 Kg. Accompagnatori e visitatori che non svolgono attività: l’ingresso al Parco è GRATUITO Condizioni particolari per GRUPPI, SCUOLE, ORATORI, CENTRI ESTIVI, CRAL AZIENDALI e FAMIGLIE. Le tariffe comprendono l’utilizzo dell’attrezzature necessarie, briefing iniziale e percorso prova a terra (OBBLIGATORI), sorveglianza da terra da parte dello staff lungo tutti i percorsi. In caso di elevata affluenza al parco, l’utilizzo dell’attrezzatura data in dotazione è limitato a 3 ore con partenze ogni 30 minuti. TARIFFE SOFT AIR Bambini a partire da 10 anni, ragazzi ed adulti. Partite in 3 manches per complessive 2h,30/3.00 h. di gioco. Tuta mimetica, protezioni, fucile e pallini da noi forniti. PARCO AVVENTURA CESANA TORINESE MAPPA AV CESANA
- RIFUGI | itinerari valsusa
ERREURS POSSIBLES DANS LES NUMÉROS DE TÉLÉPHONE OU RÉFUGIÉS AJOUTÉS ENVOYER UN COURRIEL À : itinerarivalsusa@gmail.com REFUGE IL TRUC - MONPANTERO / SUSA Tél 0122 32963 - Cellulaire 3498053424 Courriel : 2013@rifugiotruc.it Site Web : http://www.rifugiotruc.it/ REFUGE AMPRIMO - BUSSOLENO Tél +39 3466269405 - 0122 49353 Mail : refugeamprimo@gmail.com Site Web : https://www.rifugioamprimo.com/ REFUGE ARLAUD - SALBERTRAND Cellulaire : 39335401624 Courrier. info@rifugioarlaud.it Refuge Fontana del Thures - Cesana Torinese Téléphone : +39 0122 845156 Mail : fontanadelthures@gmai.com Site Web : http://www.rifugiothures.it/ REFUGE VAL GRAVIO - SAN GIORIO DI SUSA Tél : +39 011 9646364 /0122456321 – cellulaire : 3338454390 Courriel : custodi@rifugiovalgravio.it REFUGE LA CHRDOUSE - OULX Cellulaire +39 339 6085107 +39 338 9343937 Courriel : info@rifugiolachardouse.it Site Web : http://www.rifugiolachardouse.it/ REFUGE DE LA RIPOSA TEL : 0122 675173 Cellulaire : +39 338 6118021 Courrier: Placer: REFUGE LEVI MOLINARI - EXILLES Tél. : +39 011 9632151 +39 0122 58241 Courriel : info@rifugiolevimolinari.it Site Web : http://www.rifugiolevimolinari.it/ RIFUGIO CAPANNA MAUTINO - CESANA Cellulaire : +39 347 3654510 Mail: info@capannamautino.it Site Web : https://www.capannamautino.it/ REFUGE DU GUIDO REY - OULX Tél. : +39 0122 831390 Cellulaire : 345 8678211 Courriel : inforifugioguidorey@gmail.com Placer: RIFUGIO SCARFIOTTI - BARDONECCHIA Tél : (+39) 0122 901892 - Cellulaire : (+39) 349 0093144 Courriel : info@rifugioscarfiotti.com Site Web : http://www.rifugioscarfiotti.com/ RIFUGIO LA TOESCA - BUSSOLENO Tél : 0122 49 526 Cellulaire : 3462247806 Courriel : refugeiotoesca@gmail.com Placer: REFUGE VACCARONE - GIAGLIONE Tél : +39 0122 33 226 Cellule:+39 347 9657918 Courriel : custodi@rifugiovaccarone.eu REFUGES DE MONTAGNE
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- MASCHERA DI FERRO | itinerari valsusa
MASCHERA DI FERRO La Maschera di Ferro (1638 – Parigi , 19 novembre 1703 ) fu un individuo la cui identità non è mai stata realmente accertata e del quale vi sono notizie storiche che dicono che fosse un prigioniero durante il regno di Luigi XIV di Francia . Nel creare questo personaggio Dumas s'ispirò a ricerche effettuate da Voltaire che, imprigionato nel 1717 per breve tempo alla Bastiglia , venne a sapere da alcune guardie che alcuni anni prima vi era detenuto uno strano personaggio, detto "La Maschera di Ferro" poiché portava sempre sul volto una maschera di velluto nero, assicurata da cinghie metalliche, che ne rendeva invisibili le fattezze. Al personaggio, ormai palesemente anziano, veniva riservato un trattamento di favore: cibo scelto e abbondante, vestiti costosi, possibilità di tenere in cella libri e persino un liuto . Bénigne Dauvergne de Saint-Mars , carceriere della Maschera di Ferro La città di Pinerolo Il Forte di Exilles La prigione dell'Île Sainte-Marguerite Appassionatosi al mistero e uscito di carcere, il filosofo francese compì varie ricerche scoprendo dal giornale del carcere che l'individuo che si celava dietro Maschera di Ferro era deceduto quasi all'improvviso nell'autunno del 1703 ed era stato seppellito nel Cimitero di Saint-Paul-des-Champs a Parigi con il nome (evidentemente fasullo) di Marchiergues o Marchioly. Governatore della Bastiglia era in quel momento, dal 18 settembre 1698, Bénigne Dauvergne de Saint-Mars , che assistette alle esequie. Il medico della Bastiglia affermò che l'uomo aveva circa sessant'anni, mentre sull'atto d'inumazione fu scritto che aveva quarantacinque anni. In effetti sussistevano tracce piuttosto evidenti dell'esistenza dell'uomo: alla Bastiglia il misterioso personaggio era arrivato proprio nel 1698 dall'isola di Santa Margherita (la maggiore delle Isole di Lerino , al largo di Cannes ), dove esiste una imponente fortezza, Fort Royal , accompagnato dal Saint-Mars, dopo una breve sosta al castello d'If. All'isola la Maschera di Ferro era giunta nel 1687, proveniente dal Forte di Exilles , nell'Alta Val di Susa , dove era stato trasferito nel 1681, seguendo con un altro detenuto proprio il Saint-Mars, che aveva fatto anche eseguire costosi lavori di adattamento dell'area dove doveva situarsi l'alloggio del prigioniero. Precedentemente il recluso mascherato fu detenuto per dodici anni nella fortezza di Pinerolo (allora governatore già da cinque anni della fortezza era proprio il Saint-Mars). Le direttive sul trattamento da riservare alla Maschera di Ferro giungevano al Saint-Mars direttamente dal potente ministro francese della guerra, il marchese di Louvois : esiste infatti una lettera del ministro al governatore della fortezza di Pinerolo in cui si impartiscono severe istruzioni sul trattamento da riservare al detenuto mascherato. Al prigioniero veniva, come anche per la detenzione nella Bastiglia, riservato un trattamento speciale. Tuttavia gli era fatto divieto di parlare con chicchessia, escluso il confessore (ma solo in confessione ), con l'ufficiale comandante della guardia quando doveva chiedere qualche cosa che riguardava la sua detenzione (altri argomenti di conversazione erano vietati) e con il medico quando si fosse ammalato. Inoltre poteva togliersi la maschera per mangiare e per dormire, ma in ogni caso la doveva indossare quando si trovava in presenza o in vista di qualunque altra persona. Gli erano consentite anche brevi passeggiate nel cortile della fortezza, sempre mascherato e sotto stretta sorveglianza delle guardie. Questi sono i fatti più o meno ben documentati da lettere, registri e testimonianze raccolte presso gli ufficiali preposti alla sorveglianza e riportate da cronisti dell'epoca. Pare anche che vi fossero varie voci sull'identità del prigioniero, ora un conte o un duca francese, ora un eminente lord inglese o altri parenti di importanti nobili europei, ma mai confermate né plausibili a un esame più accurato: probabilmente le voci erano parte di un'azione di disinformazione . Ci sono dei punti fermi in questa vicenda, che Voltaire riassunse: il prigioniero sapeva qualcosa di estremamente grave, così grave che se si fosse saputo, avrebbe creato problemi in alto loco; la sola vista del volto del prigioniero avrebbe creato negli astanti dubbi e sospetti, quindi era un volto noto; la soluzione di far sparire con discrezione l'incomodo recluso (i veleni non mancavano all'epoca e il loro uso era piuttosto diffuso) non era evidentemente praticabile e l'unica spiegazione plausibile è che ostavano motivi di carattere politico o affettivo. È stata avanzata anche un'altra ipotesi, ossia che il misterioso prigioniero non fosse altri che il padre naturale di Luigi XIV. Per comprendere il motivo da cui trae origine questa teoria occorre ricordare che Luigi XIV nacque nel 1638, mentre il matrimonio fra Luigi XIII e Anna d'Austria risale al 1615: erano quindi trascorsi ventitré anni senza che la coppia avesse avuto figli. Dalle cronache di palazzo si evince come gli augusti coniugi dopo poco più di un lustro dal loro matrimonio non avessero più avuto rapporti intimi: nei palazzi reali gli appartamenti del re e della regina erano normalmente separati e ciascuno di essi era dotato di un corpo di servitori e guardie proprio. L'accesso a ciascun appartamento era rigidamente controllato dal protocollo e alla corte di Francia tutto veniva registrato, anche le visite che il re faceva alla regina nei suoi appartamenti, che in genere erano destinate all'assolvimento dei doveri coniugali. Circolava anche voce che Luigi XIII fosse, o fosse diventato, impotente . Dopo ventidue anni di matrimonio senza figli aleggiava lo spettro dell'estinzione del ramo e della necessità, alla morte di Luigi XIII, di risalire "per li rami" per individuare l'avente diritto al trono. In quella situazione il successore legittimo sarebbe stato il fratello del re, Gastone (duca d'Orléans) che, oltre a essere considerato un inetto e per di più ribelle all'autorità regia, all'età di trent'anni era anche lui ancora privo di discendenti maschi, nonostante fosse già al secondo matrimonio: aveva infatti sposato la prima moglie, Maria di Borbone, duchessa di Montpensier , quando era solo diciottenne, e dalla donna aveva avuto una figlia. Morta la prima moglie nel 1626, aveva sposato sei anni dopo Margherita di Lorena-Vaudémont , dalla quale, al momento del concepimento di Luigi XIV, non aveva ancora avuto figli. Con Gastone d'Orléans vi erano serie probabilità che, oltre ai problemi che la sua inettitudine avrebbe causato, alla sua morte si avrebbe avuto lo stesso problema, con l'inconveniente supplementare che per trovare il legittimo aspirante al trono si sarebbe dovuti risalire oltre Enrico IV , in quanto tutti i discendenti successivi, esclusi Luigi XIII e Gastone d'Orléans, erano donne e la Francia seguiva rigidamente la legge salica . Il pensiero aveva turbato non pochi sonni a Richelieu e al suo collaboratore e successore Mazzarino . L'idea quindi poteva essere stata quella di trovare un rampollo che fosse di discendenza dei Borboni (anche attraverso le numerose unioni illegittime, l'importante era che avesse sangue regale nelle vene), che fosse sano, giovane e robusto e si prestasse alla bisogna sostituendo nel talamo di Anna d'Austria il riluttante marito, dietro un compenso sufficientemente cospicuo da convincerlo a tenere in seguito la bocca cucita.[5] Farlo entrare segretamente nelle camere della regina non era un problema (l'amante di una signora regale a quei tempi non era cosa anomala), così come non sarebbe stato un problema organizzare visite ufficiali del re alla consorte nei suoi appartamenti in modo che all'annuncio della gravidanza si potesse pensare che il re aveva fatto il suo dovere di marito e ne erano scaturiti i frutti, tutto purché naturalmente la regina e il re fossero d'accordo: la cosa non sarebbe stata moralmente molto ortodossa, ma la ragion di Stato era una divinità a cui Richelieu era devoto tanto quanto lo era al Padreterno . Non è escluso che il facente funzione di marito si fosse successivamente montato la testa (forse dopo la morte della regina avvenuta nel 1666) e - vista la somiglianza con il figlio - avesse tentato di battere ancora cassa in cambio del silenzio, il che gli avrebbe procurato il soggiorno obbligato a vita con tanto di maschera.[5] Se le cose fossero andate così, sarebbe stato certamente più semplice eliminare lo scomodo genitore, ma si trattava pur sempre del padre del re e quest'ultimo non avrebbe probabilmente gradito macchiarsi di un parricidio , almeno non prima di averle tentate tutte e comunque solo in caso di conclamato pericolo per la sua regalità. Le date non smentiscono questa versione anche se non ne aiutano l'accettazione: un giovane maschio è sessualmente attivo già a quindici anni, ma anche supposto che all'inizio del 1638, periodo del concepimento di Luigi XIV, il giovane avesse già diciotto anni, nel 1703, anno della sua morte, ne avrebbe avuti circa ottantatré, un'età piuttosto avanzata per quei tempi, ma non impossibile in quanto avrebbe vissuto una vita lontano da stress e pericoli. Un'altra cosa di cui tenere conto, seguendo quest'ipotesi, è che due anni dopo la nascita di Luigi XIV Anna d'Austria partorì nuovamente dando alla luce il secondo maschio, Filippo, duca d'Orléans (1640–1701). Nicolas Fouquet Fu candidato a dare un nome alla Maschera di Ferro Nicolas Fouquet, già ministro delle finanze di Luigi XIV, arrestato (1661) a Nantes e incarcerato alla Bastiglia con l'accusa (confermata poi da condanna al carcere a vita) di essere stato troppo ingordo nell'appropriarsi delle entrate demaniali, di cui lui stesso era il gestore, oltre che per la sfrontatezza, o dabbenaggine, di averne esibito i frutti con la costruzione della splendida residenza di campagna (villa principesca con numerosi giardini) a Vaux-le-Vicomte , alla cui inaugurazione sembra abbia invitato persino il principale derubato, ossia lo stesso Luigi XIV. Nel dicembre 1664 Fouquet, accompagnato da due servitori, fu condotto alla fortezza di Pinerolo sotto la sorveglianza di Saint-Mars, che doveva diventare il nuovo governatore della medesima, e lì risulta deceduto il 23 marzo 1680. Oltre al fatto che un anno dopo la Maschera di Ferro fu condotto al Forte di Exilles, non si spiega il perché della maschera: vada per il divieto di parlare (un ex ministro delle finanze doveva essere a conoscenza di parecchie notizie riservate), ma il volto di Fouquet non era certo fra i più noti nella popolazione francese e comunque egli fu registrato nel carcere di Pinerolo con il suo vero nome. Ercole Antonio Mattioli Un altro personaggio ritenuto per un certo tempo la Maschera di Ferro fu un certo conte italiano Ercole Antonio Mattioli , già ministro del duca di Mantova Carlo III e poi informatore dei Savoia , ma anche del re di Francia (oltre che di quello di Spagna ). Costui avrebbe fatto il doppio (o triplo) gioco al momento della tentata vendita di Casale e della sua fortezza al re di Francia. Nei primi mesi del 1678 il duca di Mantova, vistosi privare dalla Spagna del sussidio di 15.000 ducati annui, in precedenza concordato per il mantenimento di una guarnigione spagnola a Casale, prestò orecchio alle lusinghe di Luigi XIV, che proponeva l'acquisto della piazzaforte di quella città in cambio di 100.000 scudi. Mattioli era incaricato di seguire la pratica dell'acquisto, da fare in assoluta segretezza, ma riferì di nascosto l'accordo sia agli Spagnoli che ai Savoia, entrambi interessati a Casale. Scoperto da parte di Luigi XIV il doppio gioco, venne tratto in arresto dai francesi e incarcerato a Pinerolo nel 1679, dove venne registrato sotto il falso nome di Lestang. Quindi Mattioli fu trasferito direttamente alla fortezza dell'Île de Sainte Marguerite (senza passare dal Forte di Exilles) all'inizio del 1694, quando il governatore della fortezza era già da circa sette anni il Saint-Mars. Poco dopo morì di febbre. Valgono per il Mattioli considerazioni analoghe a quelle fatte per Fouquet. C'è da dire che non vi è assoluta certezza sulla morte nel 1694, molti hanno ipotizzato che sia morto qualche anno più tardi e che Saint-Mars lo abbia scambiato con qualcuno dei suoi prigionieri. Mattioli era un diplomatico che conosceva di certo segreti della corona spagnola e francese, oltre a informazioni confidenziali, quindi poteva risultare utile da vivo, se avesse potuto parlare esclusivamente con il carceriere del re di Francia. Tuttavia era anche stato, nonostante lo status diplomatico, arrestato illegalmente e difatti registrato sotto falso nome, in spregio al rispetto della territorialità dei Savoia. Quindi è possibile che Saint-Mars, con l'appoggio del re Luigi XIV, avesse escogitato il sistema della maschera per evitare contestazioni e incidenti diplomatici tra Francia e Spagna (oltre che con i Savoia e i Gonzaga , che erano imparentati con gli Asburgo d'Austria), soprattutto al responsabile di tutto, il ministro dell'esercito Louvois . Quando al nuovo re Luigi XV venne finalmente svelato il segreto della Maschera di Ferro dal reggente Filippo d'Orleans, si dice abbia esclamato: «Bene, se per caso è ancora vivo, desidero dargli la libertà»; quando invece il duca de Choiseul lo aveva interrogato a proposito del misterioso prigioniero egli si era rifiutato di parlare, salvo dire: «Sappia, duca, che tutte le congetture fatte fino ad ora sono tutte false illazioni». Poi aveva aggiunto un ultimo pensiero: «Se conosceste ogni cosa in merito, vi rendereste conto di quanto poco importante sia questa faccenda», smentendo le ipotesi più fantasiose.I nomi dati al prigioniero erano diversi, tra cui Filbert Gesnon, ma soprattutto, con alcune varianti (Marchiergues, de Marchiel, Marchiolly), "monsieur Marchioly", nome che fu inciso sulla tomba nel cimitero della Bastiglia e scritto nell'atto di morte e di inumazione. Il nome e la sua pronuncia francese del cognome "Mattioli" (Mattiolì), ricordano molto quella di "Marchioly" (Marchiolì). Molti anni dopo la morte del prigioniero Madame de Pompadour , la favorita di Luigi XV, dopo aver letto la storia nel libro di Voltaire domandò al sovrano, in via strettamente personale, chi fosse davvero l'uomo. Il re, che non considerava la faccenda poi così importante, avrebbe affermato che "era un ministro di un principe italiano", confermando, se così avvenne davvero, l'identificazione di Mattioli con la Maschera di Ferro. Anche Luigi XVI , che invece non conosceva l'identità della maschera, data la mancanza di documenti, fece delle ricerche per soddisfare la curiosità di Maria Antonietta e interrogando uno dei suoi ministri più anziani, Maurepas, ebbe la risposta che la Maschera di Ferro era «... un prigioniero molto pericoloso, a causa della sua intelligenza intrigante e che era legato al duca di Mantova». Gioca a sfavore di questa ipotesi, il fatto che già nel 1682 il duca di Mantova era stato informato dell'arresto di Mattioli. Il segreto non aveva ragione di essere mantenuto e il prigioniero è stato anche designato con il suo vero nome nella corrispondenza di Louvois e Saint-Mars. Mattioli, almeno secondo i documenti, non ha seguito Saint-Mars a Exilles nel 1681, ma è rimasto a Pinerolo fino all'aprile del 1694, quando fu trasferito a Sainte-Marguerite dopo la cessione di Pinerolo ai Savoia. Ciò è dimostrato da una lettera di Saint-Mars all'abate d'Estrades del 25 giugno 1681 («Mattioli sta qui con altri due prigionieri») e diverse lettere di Louvois ai successori di Saint-Mars a Pinerolo, sempre che non fossero depistaggi, per far risultare l'uomo in un altro luogo e confonderlo con Dauger, anche grazie all'espediente della maschera. Giovanni Gonzaga Un'altra ipotesi condurrebbe a Giovanni Gonzaga, figlio naturale del duca di Mantova Vincenzo I Gonzaga . Si sostiene infatti che il prigioniero, coperto da una maschera di velluto nero, incarcerato a Pinerolo nel 1679 e registrato sotto il falso nome non fosse il conte Ercole Antonio Mattioli, bensì il Gonzaga stesso, il quale lo accompagnava con funzioni di segretario e che rimase pure lui rinchiuso.
- RIEVOCAZIONI STORICHE | itinerari valsusa
RIEVOCAZIONI STORICHE EXILLES CITTA' L’abitato di Exilles sorse attorno al suo famoso Forte, eretto all’inizio del XII secolo con funzioni strategico-difensive. Il borgo è caratterizzato dal suo ricetto di impianto tardo-medievale e dalle tracce del suo secolo più illustre, l’Ottocento, quando contava ben 3000 abitanti, di cui 1000 soldati. Il comune fioriva di commerci e attività artigianali e la sua crescente importanza gli consentì di ottenere il riconoscimento del rango di “Città” attraverso un Regio Decreto. La rievocazione storica “Exilles Città” conduce i visitatori in un’atmosfera di festa e di lavoro, attraverso ambientazioni e costumi ottocenteschi di grande fascino. Il programma prevede attività di animazione in vari punti del borgo con numerosi figuranti in abiti d’epoca, la cerimonia del Regio Decreto, danze e musiche occitane e scene di vita popolare. TUTTI GLI ANNI, LA TERZA DOMENICA DI SETTEMBRE. Il fascino di Exilles, ancora oggi caratterizzato dal suo ricetto medioevale risalente al XIII secolo, si manifesta al curioso turista che attraversando le sue “cour”, nei passaggi tra un vicolo e l’altro, entra così nel cuore di un borgo dal sapore antico. La manifestazione ExillesCittà, riconosciuta tra le rievocazioni storiche della Regione Piemonte, racconta una giornata di festa a cavallo tra fine Ottocento e inizio Novecento, che celebra un evento molto particolare. Infatti Exilles, negli ultimi anni del XIX secolo, è il borgo popolato dell’Alta Valle di Susa, con circa 3000 abitanti di cui 1000 militari più che vivono nel Forte, motivo per il quale viene elevato al rango di “Città” attraverso il Regio Decreto di Umberto I. Fiori attività, ricchezza e vivacità grazie al commercio e agli artigiani che lavorano al Forte e ai suoi abitanti di poter avere tutti gli agi ei vezzi di moda. Le attività erano legate alla gestione della guarnigione del Forte: fabbriche di calzoleria, sarti, camiciaie, barbieri, lavandaie, una decina di esercizi pubblici, tra osterie, alberghi e taverne. TORNEO DEI BORGHI - PALIO DI SUSA https://www.associazioneprosusa.it/torneo-storico-dei-borghi/ Cell. +39.339.36.75.981 associazioneprosusa@gmail.com Rievocazione storica che vede nella Contessa Adelaide di Susa il personaggio principale (1020-1091) con il suo ruolo fondamentale nel determinare le sorti di un vasto territorio e il destino di un casato. Figlia di Olderico Manfredi, detentore della Marca di Torino sposa in terze nozze Oddone di Savoia, figlio di Umberto di Biancamano . Riunì i possedimenti e la forza del giovane ed emergente casato d’oltralpe con i domini ed il potere degli arduinici, legati all’imperatore e padroni dei territori che si estendevano dai valichi del Moncenisio e del Monginevro sino alla Liguria. Adelaide seppe difendere e mantenere sottomessi i suoi territori governando da sola dopo la morte del marito, direttamente ed indirettamente attraverso i figli e le loro famiglie acquisite, tenendo in scacco il suo potente genero, l’imperatore Enrico IV. Ogni estate,il penultimo sabato e domenica di luglio ,la Storia diventa torneo con gare per ricordare ed onorare l’importante figura di Adelaide. In questo periodo storico si svolgevano gare e feste in onore di Adelaide e di Oddone. I tornei erano lo “sport” preferito dei Signori del Medioevo, in questo modo si festeggiavano le vittorie, i matrimoni, l’arrivo di principi stranieri e ogni altro evento. Si disputavano in primavera, erano vere piccole battaglie e provocavano morti e feriti. Quando intervenne la Chiesa dichiarando grave peccatore chi partecipava ai Tornei, si modificarono e diventarono gare in cui a vincere non era più il più violento, ma il più abile. La manifestazione vede i 6 borghi in cui è suddivisa la città, sfidarsi in tre prove, due individuali (Tiro con l’arco e giostra del Saraceno) ed una di squadra ( tiro alla fune) Il Sabato sera il programma prevede la partenza dei cortei in fiaccolata per le vie cittadine con destinazione Arena Romana dove vengono raggiunti dal corteo della Contessa Adelaide che parte dal Castello. Dopo la presentazione ed il giuramento dei vari borghi che rappresentano la città viene aperto ufficialmente il Torneo con uno spettacolo medievale in onore della Contessa. La Domenica il Corteo della Marchesa , con i capiborgo ed i dignitari raggiunge la Cattedrale per la S. Messa che prevede la Benedizione del Palio (diverso ogni anno a seconda del tema e dipinto da un artista di fama). Segue la sfilata per le vie cittadine.Nel pomeriggio il corteo partendo dal Castello raggiunge l’Arena Romana dove hanno inizio i giochi :- Giostra del Saracino- Tiro con l’arco- Tiro alla fune che decreteranno il vincitore, premiato dalla Contessa Adelaide con il Palio 2019 2020 BORGO DEI CAPPUCCINI Viene così chiamato a causa di un insediamento conventuale avvenuto nel 1610, ma risulta essere stato abitato già in età medioevale, allorquando viene edificata la chiesa extramuraria di Sant’Evasio, adibita alla cura delle anime della parte nord orientale del distretto di santa Maria Maggiore. BORGO DEI FRANCHI Denominato in epoca medioevale ”Contrada ultra Duriam”, occupa la posizione nord occidentale della città, sulla riva sinistra del fiume. Un ponte romano collegava questa zona con la “civitas”, mentre la “porta dell’Arco” immetteva nel Borgo medesimo. BORGO DEI NOBILI Risale al secolo XII, fu edificato nella zona sud orientale della città al di fuori delle mura e la sua origine viene testimoniata da molte vestigia dell’epoca medioevale, conservatasi sino ai nostri giorni nonostante la furia devastatrice dell’alluvione del 1728. BORGO NUOVO Ubicato nella parte orientale della città ed in continua espansione, simboleggia l’età contemporanea e testimonia l’operosità dei segusini che, forti dell’esperienza di un passato glorioso, guardano con fiducia al futuro. BORGO STORICO Rappresenta il nucleo che fu cinto di mura difensive sul finire del III secolo, comprende le due chiese antiche di Santa Maria Maggiore e di San Giusto e ricorda nel motto “In Flammis probatus amor” le vicende dei suoi abitanti e dei suoi edifici messi a dura prova dalla vendetta di Federico Barbarossa. BORGO DI TRADUERIVI Situato fuori dalle mura urbane , a sud est della città fra i due rivi Scaglione e Corrant ( inter duos rivos). Conserva ancora oggi un aspetto medioevale, testimoniato dalla presenza di due castelli e di un ricetto risalenti al 1300, quando il borgo era feudo delle famiglie Ancisa e De’ Bartolomei. Nella Borgata Colombera si trovano ancora tracce di una torre merlata i tamburini BATTAGLIA DELL'ASSIETTA A cavallo tra la valle di Susa e la valle Chisone , il colle dell’ Assietta. Da qui parti’ inizialmente un attacco al Forte di Exilles. È stata una delle battaglie chiave nella guerra di successione austriaca, un conflitto che squassò l’Europa di metà settecento. La battaglia dell’Assietta, conosciuta anche come “la bataja ‘d l’Assieta” in piemontese, e “bataille du Col de l’Assiette” in francese, fu combattuta il 19 luglio 1747. In Val di Susa sull’omonimo colle. Nel corso della guerra di successione austriaca, l’idea dell’esercito franco-spagnolo era quella di conquistare i valichi alpini difesi dalle forze sabaude; per poi puntare su Torino. Uno dei cardini di questa strategia, fin dall’inizio della guerra, era l’assedio del Forte di Exilles. Per fare questo era però necessario impadronirsi della cresta dell’Assietta e del Colle delle Finestre. L’Assietta è un pianoro brullo posto a oltre 2.500 metri sullo spartiacque fra la Valle di Susa e quella del Chisone: il suo controllo consente di poter intervenire rapidamente in una valle o nell’altra. Prevedendo l’assalto francese, il re Carlo Emanuele III ordinò di trincerarlo e di presidiarlo con 13 battaglioni di fanteria. Il corpo di difesa dell’Assietta era composto da truppe sabaude ed austriache; al comando, il tenente generale Giovanni Battista Cacherano di Bricherasio. I trinceramenti erano costruiti in modo tale da permettere una difesa a 360°. Il punto chiave dell’intero perimetro difensivo era però dato dalla vetta del Gran Serin. Su questa, si schierarono i tre migliori battaglioni a disposizione del generale piemontese: il 2° btg. ed il 3° btg. Rgt. Svizzero Kalbermatten e il 3° btg. Rgt. Svizzero Roy. I solidi battaglioni imperiali, 4 battaglioni dei Reggimenti Forgach, Traun, Gagenbach e Colloredo, furono schierati a diretta difesa del Colle dell’Assietta. In appoggio all’esercito piemontese intervennero anche gruppi organizzati di combattenti Valdesi, abituati già a compiere con successo atti di guerriglia; in valli che conoscevano molto bene. Il loro compito, come sempre in questi casi, era di tenere impegnato il maggior numero di soldati francesi, sottraendoli così alla disponibilità in battaglia aperta. Per l’assalto i francesi erano forti di 32 battaglioni, contro i 13 austro-sardi, dei quali dieci impegnati effettivamente in combattimento. La tattica impiegata dai francesi si dimostrò fallimentare. I difensori falcidiarono le colonne d’assalto, impossibilitate a sviluppare tutta la loro potenza di fuoco. La ridotta della testa dell’Assietta, una tenaglia collegata con le retrostanti posizioni, era continuamente rifornita alla gola e si dimostrò subito un ostacolo troppo difficile per poter essere superato. A peggiorare la situazione gli ufficiali francesi, posti alla testa della colonna per guidare l’assalto, furono decimati dal fuoco dei difensori. Il comandante delle truppe francesi, generale Bellisle, visto che i suoi soldati non riuscivano ad infrangere la resistenza delle truppe sabaude, strappò la bandiera dalle mani di un proprio alfiere e si lanciò all’ennesimo assalto; sperando con questo esempio di trascinare i suoi. Quest’impresa, però, gli fu fatale. Venne infatti ferito con un colpo di baionetta da un soldato piemontese e subito dopo ucciso da un colpo di moschetto. Il 22 luglio un proclama del re Carlo Emanuele III di Savoia invitò i sudditi a ringraziare Dio, per aver consentito ai soldati piemontesi di respingere l’assalto. Le perdite francesi furono enormi: la sera dello scontro, il Villemur lamentava dai suoi ranghi l’assenza di 4.984 uomini. Tra questi, morti, feriti, prigionieri e dispersi; circa il 25% della forza impegnata. Le perdite austro-sabaude furono di circa 200 uomini. I primi rapporti segnalarono, tra morti e feriti, 219 perdite. La battaglia dell’Assietta, da un punto di vista strategico, segnalò lo stallo delle operazioni belliche in Italia. Nel frattempo, Genova era ormai libera dall’assedio austriaco, mentre di fatto la manovra francese per creare una breccia nel bastione alpino era fallita. Per entrambi i contendenti, in particolare per l’esercito francese e per quello sabaudo, la campagna del 1747 prosciugò definitivamente le riserve materiali e umane, costringendo Luigi XV e Carlo Emanuele III a riconsiderare le trattative di pace; conclusasi poi l’anno seguente con la pace di Aquisgrana.
- SPORT INVERNALI | itinerari valsusa
SPORT INVERNALI SESTRIERE - VIALATTEA Sestrières https://www.vialattea.it/ Le ski italien est né dans les montagnes de Turin en novembre del 1896 . Le promoteur du ski alpin italien fu Adolfo Genre , ingénieur chimiste et alpiniste suisse, résident a Turin . Nel 1896 Adolfo Genre sent à envoyer deux paires de skis norvégiens et après les exercices à Valentino et Monte dei Cappuccini, Kind a grimpé a Giaveno e atteint les hameaux supérieurs, en passant par Prà Fieul jusqu'au sommet du Monte Cugno de l'Alpet . Nel 1899 était le coffre-fort de 3 000 mètres : Mont Tomba, au-dessus du lac de Moncenisio. En janvier du 1906 la première station alpine italienne a été inaugurée a Sauze d'Oulx , dans l'Alta Val di Susa. Depuis le début du siècle dernier Bardonèche s'est avéré être un terrain idéal pour le nouveau sport. Nel 1909 les premiers championnats ont été organisés Italiens du ski alpin et un saut à ski a été construit. Nel 1935 la première remontée mécanique de la ville a été construite. Nel 1934 la municipalité de a été créée de toutes piècesSestrières (né sous le nom de Sestrierès) et après quarante ans dès la découverte du nouveau sport les premières remontées mécaniques de la commune ont été construites. Sestrières en plus d'être le siège de Turin 2006 , est un rendez-vous régulier de Coupe du monde de ski alpin , hébergeant également i coupe du monde en 1997 . Val di Susa hébergé i XXes Jeux olympiques d'hiver qui a eu lieu du 10 au 26 février 2006 . Les villages olympiques de ont été construitsSestrières e Bardonecchia, et la piste de Bobsleigh, Luge et Skeleton de Cesana. Dans le Val di Susa, les compétitions de snowboard ont eu lieu à Bardonecchia, Luge, Bob et Skeleton sur la piste Cesana-Pariol, Biathlon à Cesana-Sansicario, Ski alpin (femmes) à Sansicario-Fraiteve, Freestyle à Sauze d'Oulx et Ski alpin (hommes) a Sestrières . A Sestrières le Ski Alpin du a eu lieuIX Jeux paralympiques d'hiver qui a eu lieu du 10 au 19 mars 2006. Turin a hébergé nel 2007 le deuxième Universiades après la première estivale de 1959 . Le ski alpin et le snowboard ont eu lieu à Bardonecchia et le biathlon à Cesana-Sansicario. Sauze d'Oulx Le domaine skiable le plus important de la vallée est la voie Lactée avec 400 kilomètres de pistes et est situé dans les communes : Sestrières , Sauze d'Oulx , Clavière , Césane -Sansicarius, Pragelato (commune située dans le Val Chisone) e Montgenèvre (commune située sur le territoire français). Une autre station de ski est Bardonecchia, avec 100 kilomètres de pistes, est divisée dans deux communes : Melezet, Les Arnaud et Colomion (1300 mètres - 2400 mètres) et Jafferau (atteint 2800 mètres d'altitude). Dans le Val di Susa, il y a aussi des stations de ski mineur : il Pian del Frais situé à 1 500 mètres sur la commune de Chiomonte dispose de 22 kilomètres de pistes. Val di Susa propose également des pistes de ski de fond. Près du Sestriere il y a les pistes di Pragelato (situé dans le fond de la vallée du Val Chisone ) utilisé pour les XX Jeux Olympiques d'hiver pour les compétitions ski de fond et combiné nordique. Les compétitions de ont également eu lieu à Pragelatosaut à ski . À Bardonecchia, il y a la piste de ski de fond d'Assomont située dans le Vallée étroite , à Cesana Torinese, la piste est située dans le Val del Thuras. La piste Cesana Pariol , où se déroulaient les compétitions de Bob, Skeleton et Luge dans le XXes Jeux olympiques d'hiver , a également accueilli le Championnat d'Italie luge nel 2006 e nel 2007 . L'installation accueillera le Championnat d'Europe de luge les 12 et 13 janvier 2008 , la Coupe du monde de bobsleigh et de skeleton du 18 au 20 janvier et la Coupe du monde de luge nel 2011 .Colle delle Finestre avec Rocciamelone en arrière-plan. Nel 2018 , la médaille de roche a été prise des montagnes de Valsusa, un honneur destiné à récompenser les onze athlètes italiens qui ont atteint la quatrième place dans leurs disciplines respectives à l'occasion du Jeux d'hiver de Pyeongchang .[17] Top pistes Piste 21 - Sansicario La piste fait près de 4 km de long, démarre en noir et est exposée au soleil pour le premier tronçon, la vue sur le Mont Chaberton est à couper le souffle. Il débute à 2619 mètres d'altitude dès la descente du télésiège Rio Nero et fait immédiatement face à un mur technique qui fera le bonheur des skieurs les plus aguerris. La descente continue, s'élargit et devient d'abord rouge puis bleue. Le paysage change, vous traversez la forêt et la zone est plus à l'ombre. Le chemin est maintenant bleu et les changements de pente et de largeur permettent de maintenir haut le plaisir. L'arrivée se fait au départ du télésiège Baby dans le village de Sansicario Fraitève Olympique 18 - Sansicario Nous parlons de la piste utilisée pour les compétitions de super géant et de descente féminine des Jeux olympiques d'hiver 2006. Près de 4 km de descentes qui ont tout le charme des pistes olympiques. En suivant le haut 79, qui est rouge, vous arrivez au départ officiel de la piste Fraiteve Olympique 18. C'est un noir pas trop technique, qui alterne des sections pas trop raides avec des murs un peu plus challengeant comme la Colombière : départ du Super G. Le plaisir est garanti par les nombreux changements de pente et de direction. La piste est large et se termine par une section plus ombragée dans les bois jusqu'au village de Sansicario. Kandahar - Piste de slalom Gianni Alberto Agnelli - Sestrières Le nom rappellera immédiatement aux fans les 97 championnats du monde de ski, avec les grands champions comme Compagnoni et Tomba. La piste est celle du Slalom Spécial Hommes et Femmes de la Coupe du Monde. Amateurs d'adrénaline, vous ne pouvez pas vous en passer ! Le départ n'est pas très exigeant jusqu'au départ des courses, à partir de là la pente se fait sentir et nous accompagne tout au long de la descente jusqu'à l'arrivée, où le chemin redevient plus doux et nous parvient le télésiège du Cit Roc. Kandahar Banchetta Nasi - Piste Sestrières Elle est considérée comme la plus belle piste de la région de la Voie lactée, où se déroulaient des courses de descente Jeux olympiques masculins de Turin 2006. Nous sommes sur le Monte Motta à 2800 mètres et 914 mètres d'altitude vous attendent ça va vous frapper en plein cœur. C'est parti du bon pied le long d'un mur escarpé qui arrive à une pente de 63 %. La hauteur nous offre une vue imprenable sur les Alpes. La piste continue après l'arrivée des autres télésièges qui s'arrêtent plus bas, mais elle ne s'arrête pas pour surprendre, l'alternance des murs, des sauts, des courbes, des changements de pente et des tronçons dans les bois ils gardent le plaisir jusqu'à l'arrivée qui se situe à Borgata 1886 mètres. Pour les vrais connaisseurs, pour y aller d'un seul souffle ! Gran piste Sauze Oulx - La plus longue piste de la Voie lactée La caractéristique de cette piste est sa longueur qui nous permet de couvrir un tronçon de bien 9 kilomètres. Il part de Monte Fraiteve a 2700 mètres et vous allez parcourir 1300 mètres de dénivelé. La piste est rouge avec quelques passages techniques. Sa longueur i les changements de pente et les passages dans les bois vous feront l'aimer immédiatement. L'arrivée est à Jouvenceaux a 1383 m. COLOMION - BARDONECCHIA L'été à Bardonecchia - Vos vacances à la montagne (bardonecchiaski.com) Piste noire du Vallon Cros, Bardonecchia Il débute à 2395 m, après la descente du téléski du Vallon. Avant d'entamer la descente nous vous conseillons de vous arrêter un moment et profiter de la vue qui est quelque chose de spectaculaire. La piste est une noire très amusante qui commence tout de suite par un joli mur assez difficile et se termine par une légère pente qui mène au départ du téléski. Cette partie de la zone n'est pas très fréquentée et reçoit le soleil tard, nous la recommandons si vos jambes ne sont pas trop fatiguées, pour profiter des derniers runs de la journée. catrina-vl.pdf cartinapiste-bardo.pdf
- FORTE VARISELLO | itinerari valsusa
Forte Varisello Il forte Varisello (Fort de Variselle in francese ) è ora il più grande dei 3 forti del primo sbarramento del Moncenisio (forti Cassa , Varisello e Roncia ). Centro del comando della piazza, è sito sull’altura del Varisello ed è un’opera a pianta pentagonale a fossa a due piani e dotata di ordini di fuoco sovrapposti. Era servito dalla diramazione di 700 metri (Strada del forte Varisello) della strada militare che, partendo dalla borgata Gran Croce di Venaus , si inerpicava lungo le pendici del monte Varisello giungendo sino alla Batteria Pattacroce . Il forte venne costruito tra il 1877 ed il 1883 sulla cima del monte Varisello a pianta pentagonale con fossato di protezione e con le stesse dotazioni tecniche dei vicini forte Roncia e forte Cassa , ossia a due piani con ordini di fuoco sovrapposti. Il piano superiore era completamente casamattato e dotato di 2 cannoniere rivolte a nord, est e sud; non tutte queste casematte erano armate, in quanto i 7 cannoni 12 ARC Ret potevano essere spostati nella direzione di fuoco più necessaria al momento dell’utilizzo. I cannoni 12 ARC Ret erano rivolti verso settentrione e battevano tutta l’area del pianoro del Moncenisio compresa tra il colle stesso e l’ospizio (assieme agli armamenti dei forti Roncia e Cassa), mentre i cannoni 15 ARC Ret , rivolti verso occidente, coprivano la zona compresa tra l’Ospizio e l’imbocco della strada che conduceva al colle del Piccolo Moncenisio . Il piano inferiore vi erano 4 postazioni per gli mortai 15 Ret e file di feritoie per i fucilieri, posizionate in modo da coprire l’intero fossato. Erano poi presenti anche 3 casematte sul fronte di gola per coprire la zona attorno alla Gran Croce e due pilastrini su cui erano installate delle mitragliatrici per coprire lo spiazzo attorno al ponte levatoio d’ingresso. Vista la funzione di centro di comando della piazza, il forte era anche dotato di un grande deposito di munizioni per i 420 uomini di presidio dello stesso e per le fanterie mobili operanti nella zona; inoltre erano presenti anche l’infermeria, magazzini per i viveri e forni per la cottura del pane. Era altresì presente una stazione eliografica-ottica che metteva in comunicazione il forte con le altre opere della zona ed il Forte Pampalù di Susa ; vi erano anche dei proiettori elettrici che erano utilizzati per l’illuminazione notturna della zona del pianoro del Moncenisio , e tra il 12 ed il 17 luglio 1883 questi proiettori furono utilizzati per i primi esperimenti di illuminazione notturna di un campo operativo militare in Italia. Al forte si accedeva tramite un ponte levatoio posto sul fossato davanti al portale d’ingresso; l’avancorpo quadrato del blocco d’ingresso era affiancato da cannoniere in conci di pietra. Il muro di controscarpa segue il perimetro dell’intera opera, interrotto solo sul lato occidentale in seguito ai danni provocati dai cannoneggiamenti del 1909 – 1910 . Il cortile interno è occupato, al centro, dall’edificio rettangolare che ospitava gli alloggiamenti delle truppe ed i locali logistici: per accedervi si scendeva ad un piano inferiore del cortile tramite una rampa carrettabile. La caserma, su due piani ha il lato rivolto verso le casematte suddiviso in un piano terra con un ampio porticato ed il primo piano con un loggiato ad archi; la scala per salire al piano superiore è a metà dell’edificio, che all’interno è suddiviso in stanze e camerate. Le casematte del piano superiore del forte sono intercomunicanti tra loro tramite passaggi laterali ed hanno tutte delle pietre angolari a protezione dell’apertura delle cannoniere con, sul pavimento, l’alloggiamento del rocchio in ghisa del cannone. Le postazioni dell’ordine inferiore, invece, sono dotate di feritoie in fila per il posizionamento dei fucili. Le caponiere del fossato sono raggiungibili dalle casematte inferiori e, tramite quella posta nell’angolo sud-ovest, si può raggiungere la polveriera del forte, capace di 100 tonnellate di polvere da sparo , scavata in galleria sotto il piazzale antistante l’ingresso dell’opera. Verso la metà degli anni ottanta del XIX secolo venne realizzata la batteria esterna del Varisello, un’opera di appoggio al forte posizionata lungo la strada di accesso al medesimo: la Batteria era suddivisa in una sezione a valle composta da 2 postazioni a valle e 4 a monte, e tutte e 6 erano dotate di cannoni 15 GRC Ret in barbetta con i magazzini ed i locali di caricamento posizionati in galleria lungo la strada militare del Pattacroce . L’operatività del forte fu alquanto ridotta nel tempo: già nel primo decennio del Novecento venne parzialmente disarmato in quanto le sue strutture in muratura non erano adatte a resistere ai colpi delle granate torpedini ; venne utilizzato, tra il 1909 ed il 1910, come bersaglio per le prove di tiro di artiglieria dei nuovi cannoni 149 A e per valutare gli effetti dei nuovi proietti sulle murature in pietra. A seguito del bombardamento, il lato occidentale del forte subì gravi danni ed il crollo pressoché completo delle casematte: data la scarsa resistenza della tecnica costruttiva delle fortificazioni in pietrame ai nuovi tipi di armi da artiglieria, il 10 gennaio 1910 i forti Varisello, Roncia e Cassa del Moncenisio vennero radiati dal novero delle fortificazioni attive e furono utilizzati solo come magazzini ed alloggi per le truppe di stanza in zona.
- GALLERIA DEI SARACENI | itinerari valsusa
Galleria dei Saraceni Dopo aver lasciato la strada statale del Monginevro nei pressi di Pont Serrand, tra Exilles e Salbertrand , la strada giunge alla frazione di Fenil ove era ubicato il primo dei 4 forti collegati; dopo essere salita di quota e aver attraversato alcuni rii, la carrozzabile arriva al Colletto Pramand (2087 m s.l.m. ), ove si dipartiva la diramazione per il Forte Pramand (2162 m s.l.m. ), posto sopra l’abitato di Oulx . Oltre il colletto la strada proseguiva a mezza costa e, oltrepassato il monte Seguret , si giungeva al forte Föens , posto a difesa della conca di Bardonecchia, dopo un tragitto di 20 km caratterizzato da tornanti stretti (soprattutto nei primi 13 km di strada) e tratti in cui era frequente lo scarico di rocce e massi dai costoni rocciosi soprastanti la strada. A partire dal 1886 venne costruita una rotabile militare per unire tra di loro i forti della conca di Bardonecchia che stavano venendo alla luce in quel periodo, formando la piazza armata di Bardonecchia: i 4 forti che vennero collegati tra di loro erano il Forte Fenil , il Forte Pramand , il Forte Föens e, successivamente, anche il Forte Jafferau , e il loro compito, in caso di attacco militare da parte della Francia , era quello di difendere la conca di Bardonecchia e lo sbocco in Val di Susa della valle di Cesana . Nel 1925, in previsione del riutilizzo dei forti in seguito alla prima guerra mondiale , venne costruita, tra il chilometro 13 e il chilometro 15, una galleria per prevenire il costante crollo di massi sulla strada dalle pendici del Monte Seguret: la galleria, chiamata “Galleria Seguret” o “Galleria dei Saraceni” (dal nome delle grotte presenti sul monte Seguret) è lunga 876 metri , a forma di U e in fondo naturale, ma con alcuni tratti rivestiti. La larghezza della carreggiata era tale che era possibile solo il transito in una direzione per volta (per l’incrocio vi era uno slargo a circa metà galleria) e, sui muri, erano poste delle lanterne per l’illuminazione. I lavori di costruzione della galleria si protrassero per 4 anni, fino al 1929. Per il riarmo dei forti, a partire dal 1937 , vennero intrapresi lavori di miglioramento lungo tutta la strada, col rinforzo di muri di sostegno, la costruzione dei 2 ponti sul Rio Secco e sul Rio Geronde, l’istituzione di piazzole di scambio a distanze fisse e, per la galleria, la costruzione di canaletti di scolo posti sotto il fondo in cemento e l’allargamento per permettere il transito anche a mezzi pesanti. Questi lavori di ammodernamento durarono 2 anni per una spesa di 2.700.000 lire . Nel 1940 furono necessari nuovi lavori nella Galleria Seguret in quanto una grande frana portò via la strada nei pressi dell’imbocco meridionale: venne così scavata una breve variante che permette di raggiungere la galleria all’interno di un tunnel di raccordo (si costruì la stessa variante anche all’ingresso settentrionale, in caso di frana). La strada militare 79, in seguito alle opere di miglioramento che vennero fatte nel 1937-’38, venne classificata come “Carrellabile a semplice transito”, quindi con curve di raggio minimo 8 metri, pendenza non superiore al 12%, larghezza di 3 metri (anche se in certi punti poteva essere maggiore), piazzole lunghe 50 m. ogni 4 km. e, per alcuni tratti, la presenza della banchina. Ogni 500 metri era posta una pietra miliare per indicare il chilometraggio progressivo. Con circa 2000 m di dislivello complessivo è una delle strade a più alto dislivello in Italia e in Europa e la seconda carrozzabile più elevata d’Europa dopo il Colle del Sommeiller , sebbene non versi ovunque in perfette condizioni. Attualmente la strada è asfaltata nel tratto bivio SS 24 – Moncellier di Sopra e inizia circa 350 m dopo l’inizio originale in quanto, in seguito ad una frana staccatasi nel 1957, si sono utilizzati i primi metri della strada militare come sostituzione della statale franata. Dopo la chiesetta della frazione la strada diventa subito sterrata, ma in condizioni accettabili di percorribilità, con muretti ancora in piedi e buon drenaggio delle acque piovane. Oltrepassata la breve galleria “Chanteloube” (12 m., sotto l’omonimo rio) si arriva al colletto Pramand, alla cui sinistra (nei pressi della casermetta diroccata) si diparte la diramazione che giunge al Forte. Questo breve tratto di strada è in cattive condizioni, molto stretta e scavata dalle acque piovane; in alcuni tratti lo strapiombo sul sottostante paese di Oulx è assai evidente. Oltre il colletto Pramand la strada si sviluppa in un percorso senza tornanti e pressoché in piano si arriva a una breve galleria scavata nella roccia oltre la quale vi è la Galleria Seguret, il cui interno è al buio più completo e interamente ricoperto dall’acqua che filtra dal monte soprastante. Superata la galleria (chiusa al traffico nel luglio 2013, e riaperta nella primavera 2019) si giunge a un pianoro in cui vi è una caserma diroccata oltre la quale, dopo alcuni tornanti, si giunge al bivio per la diramazione per il Forte Jafferau . La strada principale prosegue in piano fino ad arrivare al bivio per la strada che, passando per la frazione Constans, scende a Savoulx , e giunge dopo poco al muro di cinta esterno del Forte Föens (2177 m s.l.m. ). E’ possibile in giornata effettuare un anello completo una volta raggiunto il FORTE JAFFERAU con una discesa molto tecnica e ripida soprattutto nel primo tratto su una traccia moderna lungo le piste da sci di Bardonecchia-Jafferau, non adatta a tutti i veicoli, tornare quindi a FORTE FOENS e ridiscendere dall’itinerario di salita riattraversando la galleria, oppure ridiscendere da uno sterrato che scende nel bosco dall’Alpe Roche su Savoulx, frazione di Oulx, e riconnettersi alla la Statale 335, In alternativa – anche a seconda del mezzo – è possibile raggiungere lo Jafferau e poi ridiscendere a questo incrocio e proseguire verso Bardonecchia via FORTE FOENS. La scelta è tecnica e/o legata al tempo a disposizione e al meteo. Linterno della Galleria dei Saraceni sulla Strada ex militare N° 79 del Pramand – Jafferau LA SALITA AL FORTE DELLO JAFFERAU Dall’incrocio situato a quota 2.316 metri si sale con pendenza moderata fino ad un tornante dove si gode un impressionante vista sulla strada proveniente dal Colletto Pramand e la strapiombante parete dove si aprono le Grotte dei Saraceni, poi si percorre un lungo e ripido tratto in costa ritornando verso ovest fino ad arrivare alla base del Col Basset- bivio Colletto Vin Vert. Si percorrono alcuni tornanti ravvicinati e percorre un lungo traversone verso est su pendi erbosi fino all’ultimo tornante a 180 gradi e con uno ripida salita si raggiunge il Col Basset (2.596m), sul crinale con la Val Fredda tra il Monte Vin Vert (2.711m) ad est e la Roche de l’Aigle (2.683m) ad ovest. Dal questo punto panoramico la strada continua nel versante della Valle Freadda dietro il costone roccioso esposto a nord dei Rochers de l’Aigle. Si passa la kilometrica 19 e attenzione perché in questo tratto in autunno o a inizio estate e in caso di nevicate estive si può trovare neve o ghiaccio: Si raggiunge così il colletto nei pressi del BARACCAMENTO COLLETTA JAFFERAU – una caserma che era in grado di ospitare fino a 200 uomini – da dove si gode di un panorama sulla Rognosa d’Ètiache e sulla parte terminale della STRADA DEL SOMMEILLER – proprio alla base delle rampe che portano al Forte, che ormai è ben visibile. Il fondo della strada in questo tratto è ormai costituito dalla massicciata fatta di pietre disposte a coltello nel terreno e la guida sugli ultimi 5 tornanti diventa molto tecnica. Quasi di colpo, dopo l’ultima rampa, si raggiunge il piccolo spiazzo sulla dorsale nord della cima. E’ possibile con prudenza arrivare alla spianata sommitale i resti del FORTE JAFFERAU a quota 2.805 m. Del forte vero e proprio – costruito tra il 1896 ed il 1898, sono ancora ben visibili le postazioni degli 8 cannoni posti sulla sommità del forte stesso con indicati gli angoli per il puntamento e e riservette sottostanti. Del muro di cinta rimane il portale d’ingresso dove c’era il ponte levatoio. Oggi che lo Chaberton è in Francia è la fortificazione militare più alta d’Italia, purtroppo bombardata e fatta saltare in ottemperanza al trattato di Parigi del 1947. Lo spettacolo in vetta è unico e nelle giornate più fredde di cielo terso spazia a 360° dal Monviso, al Pic de Rochebrune, alla Chaberton ai 4.000 francesi o ovviamente su tutta la conca di Bardonecchia. Gli ultimi tornanti per il Forte Jafferau e la Caserma Colletta Jafferau LA DISCESA DALLO JAFFERAU VERSO BARDONECCHIA Per la discesa si può optare per il rientro dalla strada di salita oppure imboccare la traccia carrabile che attraverso quelle che d’inverno sino le piste da sci e scendere verso BARDONECCHIA – BACINI FREGIUSIA. Il primo tratto fino all’arrivo della cabinovia è poco più di un tratturo, ripido e contropendente e va percorso con la massima prudenza anche da moto di tipo enduro. Una traccia a zig zag molto bruschi sotto la seggiovia Testa del Ban che scende sotto l’impianto di risalita. Il Forte da questo lato infatti era stato concepito come baluardo di sbarramento difensivo e quindi non era stata prevista una discesa, nemmeno con mulattiere. Via via che si scende le pendenze si fanno più abbordabili e la strada piega verso sinistra ed entra nel bosco di conifere, dopo essere passati e poi sotto l’arrivo della nuova seggiovia “6 Gigante” a 6 posti. Intorno ai 2.000 m. la strada quasi spiana, e si passa la zona degli alberghi Belvedere e Jafferau per raggiungere i Bacini Fregiusia a 1.900 metri dai quali inizia anche il percorso dell’ex ferrovia decauville. Una tratta di circa 8,5 kilometri in quota che univa con una ferrovia di servizio questa località alla DIGA DI ROCHEMOLLES realizzato negli anni negli anni ’30. Attenzione: questa tratta è vietata ai mezzi motorizzati! Poco dopo aver superato le condotte si può decidere di scendere direttamente a Bardonecchia, attraverso le belle borgate di Broue, Rochas, Cianfuran, poi le Gleise e infine dopo Millaures raggiungere il centro di Bardonecchia. Se in invece si sceglie di proseguire l’avventura tutta su sterrato continua! La discesa dallo Jafferau: la Seggiovia della Testa del Ban BACINI FREGIUSIA – FORTE FOENS – SAVOULX La localita’ Bacini deve il proprio nome a due grossi serbatoi idrici di alimentati dal lago formato dalla diga di Rochemolles attraverso una lunga galleria. Dal bacino partono poi due condotte forzate che alimentano la centrale di Bardonecchia, realizzata tra il 1918 ed il 1923 dalle Ferrovie dello Stato e poi ceduta all’Enel nel 1968. Dopo circa 100 se non si scende all’incrocio si risale a sinistra in direzione est. Per ripidi tornanti si risale di quota fino intorno ai 2.100 m di quota, poi la strada si fa falsopiano superato un vistoso fontanone, si attavrsa un fronte di frana contenuto da opere di ingegneria ambientale, proseguendo praticamente in piano si arriva all’ingresso del FORTE FOENS a quota 2.216. Anche questo forte venne realizzato a partire dal 1897-98,; è in una zona pianeggiante su un ed era completamente circondato da un muro difensivo. Il forte vero e proprio era un edificio a pianta rettangolare armato con 4 postazioni di mortaio 4 mortai su rivolti con la bocca di fuoco verso la conca di Bardonecchia. Ospitava anche poco distante 2 cannoni che erano puntati verso la Grand’Hoche e lo sbocco della Dora di Bardonecchia nella Dora Riparia nei pressi del comune di Oulx Dal Forte Si prosegue, in leggera salita, scorrendo i toccando i ruderi della stazione intermedia della teleferica Costans-Jafferau che serviva il forte dal fondovalle finche si arriva al bivio che scende per Savoulx. Anche qui la scelta sta al pilota: se si prosegue verso est dopo circa 3 kilometri si torna al bivio per lo Jafferau della strada ex militare n° 79 e si può scendere a valle ripercorrendo a ritroso la galleria e il percorso di salita. Oppure si svolta a destra e si affronta una ripida discesa di circa 1.000 metri di dislivello e quasi 13 kilometri per raggiungere l’asfalto presso la frazione Savoulx, a metà strada tra Oulx e Bardonecchia sulla Statale 335 e nei pressi dello svincolo autostradale della A32 del Frejus. E’ una strada consortile realizzata negli anni del secondo dopoguerra. Prima di entrare in uno dei più boschi di larici della Valle di Susa, fiammante di colori in autunno, si raggiungo la Cappella della Madonna delle Nevi e l’alpeggio Roche a quota 1.900 metri circa. Poi dopo un lungo traverso la strada sterra inanella 17 tornanti sempre stretti sino a infilarsi nell’abitato di Savoulx dove si ritrova l’asfalto.
- IN AUTO | itinerari valsusa
IN AUTO SUR LA ROUTE NAPOLÉONIENNE DE MONCENISIO Le Colle del Moncenisio (en français Col du Mont Cenis) est un col des Alpes Cottiennes qui relie Suse et Turin au département français d'Alta Moriana (Haute Maurienne) en Savoie. Pendant l'hiver, la neige n'est pas déneigée du col qui est un parc naturel. Vers la fin mai la neige fond et le col devient praticable. Dans les temps anciens, au centre du col se trouvait un lac naturel beaucoup plus petit que l'actuel. Un premier barrage a été construit en 1921 et en 1968 le grand bassin que l'on peut voir maintenant a été construit. Le bâtiment où résidaient les initiés, dans le quartier de la Gran Croix, a été transformé en hôtel restaurant sous le nom d'Hôtel Malamot. Le lac alimente la centrale hydroélectrique Enel à Venaus dans le Val di Susa et celle française d'Edf (Électricité de France) à Villarodin. Signe du Colle del Moncenisio Ce territoire savoyard était disputé entre l'abbaye de Novalesa et le diocèse de Turin et Suse. D'un point de vue géographique, il est situé sur le territoire italien. En effet, les eaux du lac artificiel de Moncenisio se jettent dans la rivière Cenischia qui descend dans le Val di Susa et est un affluent gauche de la Doria Riparia qui se jette dans le Pô Rhône. Mais en 1947, en raison des dommages de guerre causés par l'Italie qu'elle avait perdue, la France obtint dans le traité de Paris que l'ensemble du plateau où se situe aujourd'hui le lac soit annexé à la région Auvergne-Rhône-Alpes. Sur la colline, vous pouvez voir les vestiges de l'ancienne frontière et de l'actuel bureau de douane. Douanes françaises La douane est fermée depuis longtemps. Jusqu'à récemment, les gens allaient et venaient de France sans être arrêtés. Il est désormais occupé par la gendarmerie française qui arrête les migrants alors qu'ils tentent d'entrer en France depuis le point de passage. Abbaye bénédictine des Saints Pierre et André de Novalesa Le Colle a également été revendiqué par le village de Ferrera Cenisio pour le contrôle du col et l'exploitation des bois et des pâturages. Au pied de la colline, en territoire italien, se dresse l'abbaye de Novalesa, fondée au VIIIe siècle. Il est situé dans la municipalité de Novalesa sur l'ancienne via regia qui était utilisée par les pèlerins pour franchir le col. À certains endroits, elle coïncide avec la Via Francigena, c'est-à-dire la "route des Francs", les pèlerins qui du nord de l'Europe se rendaient en pèlerinage à Rome. Certains continuèrent jusqu'à Brindisi, où ils s'embarquèrent pour la Terre Sainte. Venaus Lanslebourg Forts de l'Esselion NOVALESA - Un itinéraire incontournable. Aujourd'hui encore, la ville est construite en face de laAbbaye de Novalesa , qui dans son splendide isolement au milieu des prairies du côté ouest du Val Cenischia , pendant treize siècles, il a été la pierre angulaire de la vie de la ville. Un village de rue Avec son architecture typiquement alpine, Novalesa est un village de rue construit autour de la Via Maestra, partie de l'ancienne route de France qui depuis le Moyen Âge (avec la fondation deAbbaye de Novalesa par i Francs en 726) au 19ème siècle a conduit au Col du Moncenisio Le passage de la route internationale a fait de la ville de Novalesa et de ses auberges une étape incontournable au pied du col, décrétant sa fortune économique et laissant sur place de précieuses œuvres d'art alpines. Pied de la montagne Entre les XIIe et XIIIe siècles, sur la très fréquentée Via Francigena, au pied du col alpin du Moncenisio un bâtiment ecclésiastique qui existait avant l'église paroissiale et maintenant désacralisé était déjà appelé S. Maria ad Pedem Montis Cenisii, ou S. Maria de Pedemontio. Il y a plusieurs endroits intéressants dans cette ville de la vallée de Cenischia. Abbaye de Novalesa Parmi les prés devant la ville se dresse leAbbaye de Novalesa , datant de 726 après JC et entouré d'anciennes chapelles placées parmi les prairies. Fondée par les Francs au pied de Col du Moncenisio desservant la Via Francigena, a été récemment restaurée et abrite, en plus de la précieuse chapelle ornée de fresques de S. Eldrado (XIe siècle, avec un double cycle sur Eldrado et su_cc781905-5cde-3194-bb3b - 136bad5cf58d_Saint Nicolas de Bari , l'un des premiers exemples d'Europe occidentale), de renommée internationale, un musée archéologique et un musée de restauration de livres. La sépulture d'un homme accompagné d'un coquillage a été retrouvée à l'Abbaye, probablement un pèlerin de retour da Saint Jacques de Compostelle [6] . Antoine de Lonhy (atelier), polyptyque de la Nativité, vers 1500 (Novalesa, église de S. Stefano) Église paroissiale de Santo Stefano L'église paroissiale de Santo Stefano dans le centre-ville avec le musée diocésain d'art sacré accueille des œuvres du VIIIe au XVIIIe siècle, provenant en partie de la suppression de l'abbaye de Novalesa. Musée Ethnographique Le petit musée ethnographique local est situé le long de la Via Maestra autrefois parcourue par les pèlerins de la Via Francigena et par les marchands. A l'intérieur, il conserve des objets et des environnements typiques de la civilisation rurale qui a caractérisé le village jusqu'à l'ensemble du XXe siècle. Novalesa, gravure rupestre Gravures rupestres Témoignage de la fréquentation ancienne du lieu et de ses alpages, de nombreuses gravures rupestres sont présentes sur place. Auberge médiévale Maison des fresques La Maison des fresques récemment récupérée par la commune qui l'a acquise au titre du patrimoine communal, est une ancienne auberge médiévale au double environnement intérieur bien conservé. Un seul autre cas est connu dans les Alpes d'un environnement préservé de ce type, in Val Pusteria , en plus d'un citoyen a Moncalieri [ Probablement à identifier avec la Locanda della Croce Bianca mentionnée dans des documents à partir du XIVe siècle, elle présente des fresques sur la façade avec les armoiries des régions européennes d'origine et de destination des mécènes de l'auberge[8] , point d'étape du Via Francigena , variante de Moncenisio e qui exploitait la localisation du pays à la base du Col du Moncenisio . À l'intérieur, la maison présente des décorations de fresques géométriques avec des écritures laissées par les mécènes au fil du temps. Lors de la restauration, l'écriture d'un pèlerin d'origine polonaise a été retrouvée. Lanslebourg LANSLEBOURG - FRANCE FORT DANS L'ESSELION Une fois arrivé, vous pouvez descendre la vallée par la gauche et arriver aux Forts de l'Esselion. La Barrière de l'Esseillon ou Forts de l'Esseillon est une série de cinq remparts construit au 19ème siècle sur un éperon rocheux qui barre la haute vallée duArc , sur la commune de Aussois (Vallée de la Maurienne , à six kilomètres en amont de Modane ), pour protéger le Piémont d'une éventuelle invasion française. Il comprend quatre forts et un fort, qui portent les noms des membres de la famille de Savoie. Forte Maria Cristina : c'était l'un des deux points aux extrémités nord du camp retranché. Elle tenait sous le feu le plateau d'Aussois et la vallée de la Maurienne jusqu'à Modane. Aujourd'hui, il a été entièrement restauré et abrite une auberge et un hôtel Forte Carlo Alberto : c'était l'autre bastion du camp retranché au nord, tenant le plateau d'Aussois est également sous le feu. Sa construction n'a jamais été achevée. Forte Carlo Felice : situé dans la protection rapprochée du Fort Vittorio Emanuele et de la colline de l'Esseillon ce fut le seul fort partiellement démantelé par les Français suite aux clauses du traité de Turin. Il est aujourd'hui en ruine. Forte Vittorio Emanuele : c'était l'ouvrage le plus important de tout le complexe, il pouvait accueillir une garnison de 1500 hommes et était le siège du commandement de la place, de l'hôpital et de l'église. étendu sur plusieurs niveaux, avec une différence de hauteur de plus de 150 mètres, il tenait sous le feu la route du Mont Cenis ainsi que la basse vallée. Ils sont en cours travaux de restauration et est ouvert au public. Maria-Teresa réduite : le seul ouvrage placé sur la rive gauche de l'Arc avait pour mission de défense rapprochée du pont sur le ruisseau du Nant. Aujourd'hui, il a été entièrement rénové et abrite un bar et un musée. La technique de construction est la même que celle des forts piémontais d'Exilles, Bard, Vinadio. Un pont-levis permet le passage au-dessus des douves de trente mètres de large à cet endroit. Toutes les canonnières sont équipées de voûtes croisées soutenues par de puissantes colonnes. La dimension du travail autorisé la présence d'un grand nombre de soldats, il y avait aussi deux fours, d'une capacité de 250 rations de pain chacun ; le palais du gouverneur, qui est la caserne la plus longue ; caserne pour soldats e une prison; en 1859 le fort comptait 88 canonnières dont 35 en casemates; maintenant il y en a 41, évidemment de nouvelles canonnières ont été ouvertes après le rattachement à la France. Le fort se visite, certaines parties ont été restaurées, d'autres sont fermées et peu sûres. Site de référence : https://www.savoie-mont-blanc.com/offre/fiche/les-forts-de-l-esseillon/336706 VAL D'ISERE Arrivé au Fort pour rentrer en Italie, vous pouvez continuer vers Modane et faire le Tunnel du Fréjus, ou reprendre l'itinéraire jusqu'à Lanslebourg pour continuer vers le Mont Cenis puis Suse. Cet itinéraire peut se faire en une journée et convient également aux voitures. En prenant plus de temps depuis Lanslebourg vous pourrez vous rendre à Val d' Isère, gare bien connue ski d'hiver, il faut descendre vers Modane d'ici, Saint Jean de Maurienne prendre l'autoroute jusqu'à Albertville, d'ici c'est 90 km pour arriver, puis direction Bourg saint Maurice et Val d'Isère, comptez sur une carte ou un navigateur pour l'itinéraire mais, ça vaut le coup. Si vous partez tôt le matin il est possible de le faire dans la journée mais sans trop de pauses et, pour l'écourter la route de Bardonecchia vous entrez dans le tunnel du Fréjus. Cela fera beaucoup d'autoroute. J'ai voulu inclure cet itinéraire sur le territoire français car je pense qu'il est très beau et varié. Val d'Isère en France, est une commune appartenant à la région Rhône-Alpes et au département de la Savoie, destination bien connue des skieurs passionnés et siège de compétitions de ski. Elle compte plus de mille six cents habitants et couvre une superficie d'environ quatre-vingt-quatorze kilomètres carrés. Les pistes de ski de Val-d'Isère sont exaltantes et le charme du pays est si fort qu'il ne peut manquer de susciter l'émerveillement. La région suscite l'intérêt pour son élégance, pour sa richesse, pour la garantie de tranquillité et de bien-être ; le matin, vous atteignez les remontées mécaniques pour skier et le soir, vous revenez à la chaleur de votre maison ou de votre logement, ravissant le palais avec des saveurs locales. Le centre est visité surtout en hiver mais en été les possibilités de ski ne manquent pas pour atteindre le Grand Pissaillas à près de trois mille mètres d'altitude. Val-d'Isère s'anime donc tout au long de l'année et garantit des vacances inoubliables non seulement à ceux qui pratiquent les sports d'hiver mais aussi à ceux qui veulent passer des moments de détente à respirer l'air de la montagne. L'histoire de Val-d'Isère est liée aux événements qui ont marqué la Savoie, vivant avec elle des événements parfois complexes et singuliers ; les origines du territoire sont cependant à rechercher dans un passé lointain, celui où le territoire abritait un petit peuple celtique. Val-d'Isère doit une grande partie de son succès aux compétitions de ski qui se déroulent chaque année sur ses sommets. La présence d'installations modernes et performantes accroît sa notoriété faisant de ce domaine l'un des lieux les plus prisés des Alpes françaises. NOVALESA Suse - Lac Moncenisio - Lanslebourg - Val d'Isère. _cc781905-5cde-3194-bb589094-136bad5cde-3194-bb589094-136bad5ccc3 -bb3b-136bad5cf58d_Starting from Susa go up vers le Mont Cenis, dont le sommet abrite le célèbre lac Vecchio tunnel ferroviario del Frejus Tra l'alta Valle di Susa e la Moriana, tra Italia e Francia, corrono le Alpi Cozie che hanno i loro più famosi picchi nell'inconfondibile Monviso, con i suoi 3.841 metri, e nell'Aiguille de Chambeyron, a 3.409 metri. Ma non tutti i massicci delle Alpi Cozie sono così conosciuti e battuti, anzi, alcuni attirano un numero decisamente minore di alpinisti e di escursionisti. Tra questi c'è per esempio il Frejus, 2.936 metri d'altezza, la cui cima è raggiungibile dal versante italiano percorrendo dapprima una mulattiera e poi un versante detritico. All'inizio di questa mulattiera, a circa 1.750 metri, sorgono delle particolari costruzioni grigie, in cemento armato riportanti la scritta: sono i “Camini del Frejus”, ossia gli sfiati del tratto italiano del traforo stradale del Frejus che attraversa il massiccio da parte a parte, collegando la città di Modane, in Francia, con Bardonecchia, in Italia. Come è noto, però, la lunga galleria stradale non è l'unica opera di ingegneria costruita al di sotto di questo massiccio: più di un secolo prima, infatti, era stato scavato il traforo ferroviario del Frejus, all'epoca il più lungo tunnel del mondo. Il traforo ferroviario del Frejus: la storia Il primo traforo del Frejus, quello ferroviario, fu ideato da un imprenditore di Bardonecchia, Giuseppe Francesco Medail che presentò un progetto al re Carlo Alberto già nel 1840. Quel suo disegno venne trascurato, essendo forse fin troppo ambizioso per i tempi. L'idea venne però passata all'ingegnere belga Henri Maus. Anche lui, come del resto Medai, morì prima di vedere realizzato il progetto che passò nelle mani dell'ingegnere, nonché Ministro delle Finanze, Quintino Sella il quale dovette trovare una soluzione per l'areazione del tunnel. La lunghezza del Traforo del Frejus è pari a 13,636 chilometri e mai nessuno prima di allora aveva pensato di costruire una galleria talmente estesa. Il progetto definitivo fu quindi rifinito da Geramain Sommeiler, da Sebastiano Grandis e da Severino Grattoni. La prima pietra fu posata nel 1857 da re Vittorio Emanuele II, dopo che lo stesso Cavour perorò la causa del traforo del Frejus. Il finanziamento iniziale concesso dalla casa regnante fu di 42 milioni. A mettere a rischio l'opera fu, però, il corso della storia: nel 1860 il Regno di Sardegna, per compensare la Francia dell'aiuto dato durante la riunificazione, decise di concedere la Savoia agli alleati. Il tunnel, dunque, non era più da ambo le parti su territorio italiano, e fu necessario definire un accordo nuovo con i francesi. Questi misero sul piatto 19 milioni che sarebbero stati corrisposti solo ad opera completata entro un arco temporale di 25 anni. I francesi promisero anche un premio che sarebbe aumentato di pari passo al diminuire dei tempi di costruzione del tunnel.Motivati dalla prospettiva del premio, gli italiani decisero di fare del loro meglio per accelerare i tempi, tanto che, quando il tunnel venne inaugurato nel 1871, i francesi dovettero pagare 26 milioni, coprendo il definitivo costo del traforo del Frejus che fu pari a 70 milioni. La costruzione del tunnel non procedette senza problemi: i lavori furono accelerati senza ombra di dubbio dalla perforatrice automatica pneumatica messa a punto dai tre ingegneri che firmarono il progetto finale, ma non mancarono i contrattempi e, ovviamente, gli incidenti. Dei 4.000 operai impiegati 48 morirono durante i lavori (anche se va detto che 18 caduti sono da ricollegare all’epidemia di colera del 1964). Lo scavo del traforo fu seguito passo dopo passo e con vivo interesse dalla stampa mondiale. Con quel tunnel ferroviario si sanciva un nuovo passaggio per il treno Londra-Brindisi che in quegli stessi anni transitava faticosamente sulla Ferrovia del Moncenisio, realizzata poco prima proprio dagli inglesi e caduta poco dopo in disuso. Il tunnel del Frejus restò il più lungo al mondo fino al 1882, anno in cui venne sorpassato dalla Galleria ferroviaria del San Gottardo (15 chilometri) la cui costruzione partì nel 1972. Quello ferroviario fu però solo il primo dei tunnel del Frejus: qualche decennio fa questa opera è stata affiancata da una seconda galleria. Il traforo stradale del Frejus Dal 1980, a fianco del Traforo ferroviario del Frejus, scorre anche un traforo stradale. Anch'esso collega Bardonecchia a Modane: a partire dalla sua inaugurazione, ha portato alla chiusura del servizio di trasporto automobili nella galleria ferroviaria ottocentesca. I lavori per la sua costruzione sono iniziati nel 1974, e quindi poco più di un secolo dopo rispetto all'apertura del parallelo tunnel ferroviario. La lunghezza del traforo stradale del Frejus è 12,895 chilometri. Il traforo stradale è gestito da due società distinte: da parte francese la gestione è in mano alla SFTRF, mentre in Italia il traforo del Frejus è di competenza della SITAF. Tra i principali collegamenti tra Italia e Francia, durante i suoi primi vent'anni di vita il tunnel del Frejus ha visto il passaggio di oltre 20 milioni di veicoli. TUNNEL AUTOSTRADALE FREJUS Il traforo stradale del Frejus è una galleria a pedaggio che collega la Francia con l'Italia . Posto sotto il monte Fréjus fra le località di Modane in Francia e Bardonecchia in Italia, corre parallelo al traforo ferroviario del Frejus e costituisce uno dei principali collegamenti transalpini fra Francia e Italia con la parte italiana, nella rete autostradale italiana , classificata come "traforo T4". L' alternativa al colle del Moncenisio che ricordo sale da Susa per raggiungere Modane e da qui proseguire o verso la val d'Isere oppure continuare sull' autostrada che porta a Chambery etc. T4 Traforo del Frejus – Sitaf S.p.A.
- VIE FERRATE | itinerari valsusa
VIE FERRATE PONT TIBETAIN https://www.pontetibetano.net/ Le plus long pont tibétain du monde suspendu dans le vide sur 468 mètres. Le pont tibétain de Cesana Claviere est le plus long pont suspendu du monde, 544 mètres, à une hauteur d'environ 30 mètres du sol. Le chemin qui traverse les gorges de San Gervasio consiste en la succession de trois ponts à câbles. Le parcours commence par le premier pont (70 m) qui franchit la Gorgia perpendiculairement à son cours, puis rejoint sur le pont principal, qui à partir de ce point à partir de là, il suit le cours des gorges de San Gervasio dans le sens longitudinal à une hauteur de 30 mètres. Au bout du deuxième pont, un sentier mène au troisième et dernier pont, long de 90 mètres et haut de 90 mètres du sol. Temps de parcours moyen 1h30 Comme alternative au chemin, il est possible d'atteindre le troisième pont le long de la via ferrata. Durée moyenne du trajet 2h30. Pour plus d'informations +39 337 219600 Notes historiques – La pratique d'équiper les sections les plus difficiles et les plus risquées des voies d'ascension de manière temporaire ou permanente en montagne elle est au moins aussi ancienne que l'alpinisme lui-même. Depuis l'Antiquité, l'homme qui vivait et mangeait dans les montagnes a appris poser des escaliers, des bouts de corde, ou créer des marches dans la roche, afin de faciliter l'accès aux lieux d'importance vitale tels que les ruisseaux et les puits i où puiser de l'eau, des terrasses sur lesquelles cultiver, des grottes où il était possible de s'abriter ou d'extraire des matières premières... .._ cc781905-5cde-3194-bb3b-136bad5cf58d_ pour arriver à temps plus récente, où les alpinistes qui guidaient les pèlerins, les marchands, et plus tard aussi les touristes, à travers les cols alpins, sont venus construire des parcours entiers, avec des cordes et des marches pour simplifier leur transit. Avec la Première Guerre mondiale, en effet, la construction de voies ferrées à des fins de tourisme sportif a été interrompue, mais de nombreux chemins et passages difficiles, en particulier dans la région des Dolomites, ils ont été aménagés en chemins sur le front de guerre, pour permettre aux troupes alpines d'effectuer leurs déplacements habituels avec moins de risques et une plus grande rapidité dans le transport d'armements. Quoique dans une bien moindre mesure, une situation similaire il s'est retrouvé sur le front occidental franco-italien pendant la Seconde Guerre mondiale. Après les années 70, le bien-être économique retrouvé et l'essor du tourisme alpin ont conduit au développement d'itinéraires équipés surtout dans les Dolomites, avec des fins non seulement pour grimper aux sommets, mais aussi pour des traversées particulièrement intéressantes pour l'histoire, la nature, les paysages. Un nouveau développement ces dernières années a vu les via ferratas devenir des itinéraires sportifs, sans qu'il soit nécessaire d'être en haute montagne, avec la prépondérance du geste athlétique sur l'ascension. Vie Ferrate dans la Vallée de Suse – Bien que dans les Alpes occidentales italiennes, la diffusion de la Vie Ferrate dans les vallées soit peu répandue, la vallée de Suse il en compte au moins sept, qui ont été construits ou reconstruits et sont toujours entretenus. Cela montre comment certaines municipalités ont reçu le message qui vient d'au-delà des Alpes, où la prolifération de ce type d'itinéraires dépasse toutes les limites imaginables, où chaque pays veut avoir sa via ferrata. Comme les Dolomites, la vallée de Susa possède également un itinéraire créé sur les vestiges d'une piste créée à des fins de guerre, la "Via degliAlpini" sur le mont Charrà, également la vallée de Susa peut se vanter d'un itinéraire qui, en plus d'être sportif, nous fait voyager à travers l'histoire, en escaladant le mont Pirchiriano au sommet duquel nous trouvons L'Abbaye de la Sacra di San Michele datant du Xe siècle, ou, un itinéraire principalement paysager destiné à la découverte d'un lieu sauvage et autrement inaccessible, où l'on peut voir une végétation très particulière "La Gorge della Dora Riparia", ainsi qu'un itinéraire exclusivement sportif avec différentes pistes de différentes longueurs et engagement à satisfaire le néophyte, l'expert, et même les enfants, la "Ferrata del Ruoas", puis encore quelques itinéraires insérés dans autant d'oasis protégées, qui se développent le long des deux ravins principaux de la Valle Foresto et Chianocco, un itinéraire long et difficile adapté aux périodes de chaleur intense, la Via Ferrata de la Rocca Clarì ....... Article Altox mentionné sous le lien : http://www.altox.it/ValsusaFerrate/a-ferratevalsusa.htm CONNEXIONS - LIENS HORRIDE DE CHIANOCCO VIA FERRATA DE CAPRIE MONT CHABERTON MT 3131 VIA FERRATE DELLA RUCEIA VIA FERRATA CARLO GIORDA SAN MICHELE BATTERIE HAUTE CHABERTON VIA FERRATA HORRIDE DE LA FORÊT GORGES SAN GERVASIO CLAVIERE ROCCA CLARI CESANA CLAVIÈRE VIA FERRATA GORGE DELLA DORA RIPARIA GIAGLIONE VIA FERRATA DEL ROUAS BARDONECCHIA Matériel indispensable : Harnais d'escalade Casque d'escalade Absorbeur d'énergie avec 2 longes dynamiques N ° 2 mousquetons standard pour via ferrata et connecteur avec harnais. Les règles de sécurité: 1 - Il est indispensable d'avoir un minimum d'expérience en montagne ou en escalade, avant de s'aventurer sur la via ferrata. 2 - Rester espacé dans les passages raides, ne pas être plus de deux personnes sur le câble entre deux ancres sauf dans la progression nouée dans une corde. 3 - Ne pas abandonner l'itinéraire aidé, suivre les chemins de liaison et de descente en respectant le sens de la marche. 4 - Ne pas parcourir la via ferrata dans des conditions météorologiques défavorables (pluie, neige, verglas, situations orageuses ; etc....). 5 - En aucun point du parcours, les mousquetons reliant l'alpiniste au câble ne doivent être libérés en même temps du câble précité. 6 - Respectez l'environnement, ne sortez pas des chemins et ne faites pas tomber de pierres. 7 - Les mineurs doivent être attachés en cordée et accompagnés d'un adulte responsable. SITE DE RÉFÉRENCE ALTOX ATTENTION ET RESPECT DE LA MONTAGNE. TOUJOURS. CONNEXION
- GALLERY | itinerari valsusa
GALERIE photos récupérées des pages Facebook et prises par moi. Si j'utilise des photos qui ne sont pas de moi, j'écrirai la référence ou l'auteur . Bonne vue 1 ponte_tibetano_6.1170x0 PARCO AVIGLIANA 1 1/12 PHOTO PAR L'AUTEUR chiara-angeleri franca-contiero valentina-orsola-facebook chiara-angeleri 1/3 NEIGE DE L'HIVER CAB snow ses2 CAB 1/7 EXCURSIONS THAB nible (1) THAB2 THAB 1/4