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  • EVENTI 20_24 | itinerari valsusa

    EVENTI 20_23 EVENTI FORTE DI EXILLES QUI IN ALLESTIMENTO A NUOVA PROGRAMMAZIONE ESTATE IN VALLE IL BOOK DEGLI EVENTI EVENTI ESTATE 20_24 BOOK ESTATE IN VALLE TUTTI GLI EVENTI DAY BY DAY PALIO DI SUSA CLICCA IL LINK EXILLES CITTA' CLICCA IL LINK BATTAGLIA DELL'ASSIETTA CLICCA IL LINK CORSA AUTO - CESANA SESTRIERE CLICCA IL LINK CLICCA IL LINK RIEVOCAZIONI STORICHE E TANTO ALTRO LA VALLE DI SUSA OFFRE AL TURISTA ATTRAZIONI SPORTIVE E CULTURALI UN AMPIO CALENDARIO ESTIVO PER VIVERLA A 360° ESTATE IN VALLE QUI CESANA - SESTRIERE LA CORSA IN SALITA PIU' EMOZIONANTE LE MITICHE OSELLA E TANTO ALTRO.... Scopri di più RIEVOCAZIONE STORICA EXILLES CITTA' Scopri di piu' FRANCIGENA MARATHON ​ scopri di piu' MAGGIO CIONDOLO CESANA TORINESE ​ scopri di piu' scopri di piu' CESANA SESTRIERE CORSA AUTO IN SALITA ​ scopri di piu' scopri di piu' EVENTI SESTRIERE scopri di piu' EVENTI CESANA TORINESE scopri di piu' EVENTI BARDONECCHIA scopri di piu' ESTATE IN VALLE scopri di piu' EVENTI OULX scopri di piu' https://www.valdisusaturismo.it/calendario-gusto-valsusa-2023-eventi-e-manifestazioni-in-programma/

  • ESTATE IN VALLE | itinerari valsusa

    PROGRAMMAZIONE ESTATE IN VALLE 20_24

  • LEGGENDE | itinerari valsusa

    LEGGENDE Le leggende Alda La via Michelita Gli Angeli Lo scalone dei morti Il monte Musinè Cinque motivi per visitare la Sacra di San Michele La linea di San Michele Come Arrivo alla Sacra di San Michele Audioguida Video La Sacra di San Michele Alda La prima è quella più nota delle leggende è quella legata ad una fanciulla di nome Alda, una ragazza molto carina che sfuggì all’assalto dei soldati di Federico Barbarossa durante un tentativo di rapirla mentre lei saliva al monastero. La ragazza, pia e devota, si divincolò correndo verso la torre del tempio pregando gli Angeli e la Madonna che l’aiutassero. Si buttò nel vuoto, ma il suo appello venne accolto, così lei si salvò atterrando sana e salva. Dopo quell’episodio, sentendosi immortale, e in preda alla superbia, raccontò quanto successo, convinta che potesse rifare quel gesto ogni volta che ne avesse avuta voglia. Nessuno ci credeva, ma lei tornò sulla torre e si gettò nel vuoto. Morì sfracellandosi al suolo. Un detto locale dice che il pezzo più grande che ritrovarono di lei fu l’orecchio! Sacra di San Michele, Torre bell’Alda – Turista a due passi da casa Di quella torre oggi restano solo le rovine che vengono tuttora ricordati come Torre della bell’Alda. La via Michelita Anche le origini del santuario sono avvolte dalla leggenda. Come quella nota della Via Angelica detta anche Via Michelita. Si tratta del percorso medievale fatto dai pellegrini che percorrevano una ipotetica linea tra le Basiliche di Mont Saint Michel in Normandia e quella di Monte Sant’Angelo in Puglia. Tra le due, esattamente alla metà del cammino, si trova la Sacra di San Michele. Dista infatti 1000 Km dall’abbazia francese e altrettanti da quella pugliese. Narra la leggenda che questa via fu tracciata da una spada: quella di San Michele in lotta col demonio. A testimonianza ci sarebbe una fenditura che collega le tre basiliche a lui dedicate. Gli Angeli Sacra di San Michele – Turista a due passi da casa Un’altra storia fantastica legata alla Sacra torinese è quella che vuole la nascita della basilica dopo l’apparizione di alcuni Angeli. San Giovanni Vincenzo nel X secolo voleva costruire un’abbazia sul Monte Caprasio, ma le pietre che lui posava di giorno… sparivano la notte. Preso dal dubbio dei furti, una notte rimase sveglio e, con stupore vide apparire dal buio alcuni angeli, che prelevati i massi, li depositavano sul monte Pirchiriano. San Giovanni decise di abbandonare la costruzione nel luogo prescelto per quello indicato dagli Angeli. Da quel giorno i lavori non si interruppero più. Questa leggenda ricorda una simile che riguarda il Monastero di Hosoviotissa sull’isola di Amorgos, in Grecia. In questo caso, sarebbero spariti gli attrezzi da lavoro al capo del cantiere. Un giorno li trovò sulla roccia. Decise di costruire il Monastero proprio in quel punto. Tornando alla leggenda sulla Sacra di san Michele, si dice anche che lo scrittore Umberto Eco, abbia preso ispirazione da questo monumento per scrivere il suo capolavoro “Il nome della rosa”. Lo scalone dei morti Legato allo “Scalone” oggi conosciuto come Scalone dei Morti e che un tempo pare fosse nominato lo “Scalone dei Sorci” è la storia del vecchio sacrestano. Ogni sera era solito chiudere la porta d’ingresso per nulla intimorito dalla presenza degli scheletri e dai pipistrelli che volteggiavano tra i gradini e le nicchie. In una sera tempestosa, mentre saliva le scale, una folata di vento gli spense la torcia. Impaurito, l’uomo cominciò a cercare i gradini e un appoggio per salire il più in fretta possibile i gradini, ma un’altra folata di vento gli chiuse la porta. Nel buio più totale sentì lo sfregamento di ossa sulla pietra. Terrorizzato cominciò ad urlare, affinché l’Abate, che si era tardato nelle preghiere, andò in suo soccorso. Quando lo trovò, il sacrestano raccontò di uno scheletro che si muoveva sullo scalone. Si fece coraggio e si avvicinò con la torcia a quello che sembrava un morto vivente, in realtà era solo un topo che si era intrufolato nel teschio. Il roditore si era spaventato per i rumori e correndo via, fece rotolare il teschio per lo scalone. Il monte Musinè Infine c’è una leggenda che riguarda il Monte Musinè, una montagna vicina alla Sacra, e alla consacrazione della Chiesa. Tutto riporta al Vescovo Amicone che andò a consacrare il tempio sul monte Pirichiano, di fronte al Musinè. Quella notte gli abitanti della valle assistettero ad uno spettacolo misterioso: videro nel cielo scie di fuoco che illuminarono la chiesa, dando l’idea di un incendio. La chiesa di San Michele è costruita sul Monte Pirichiano, derivazione di Porcarianus o monte dei Porci, mentre Musinè è un termine dialettale piemontese e significa “asinello”. Il bene di fronte al male, il drago di fronte a San Michele. Può essere questa l’interpretazione di questa leggenda. La Sacra di San Michele si trova a Sant’Ambrogio di Torino, all’inizio della Val di Susa. https://touristainitalia.com/2022/09/05/sacra-di-san-michele-misteri-e-leggende/

  • COLOMBANO ROMEAN | itinerari valsusa

    ​ Colombano Romean: l’uomo che scavò – da solo – un Traforo Alpino by GIAN MARIO MOLLAR Da queste parti lo chiamano semplicemente “il pertüs”, il buco. A prima vista, sembra soltanto una macchia d’ombra sul fianco della montagna di Chiomonte, una piccola breccia scura tra i colori autunnali che tingono i prati e i larici. Poco sopra, sulla destra, si stagliano contro il cielo i quattro torrioni calcarei della cima dei Quattro Denti, chiamata così, si dice, per commemorare la scarsa dentatura di un prevosto locale del 1400, Giovanni di Bigot. Più oltre, il profilo grigio del monte Rocciamelone, acuminato come una zanna. Il fondovalle è cancellato da una coltre di nebbia. Colombano Romean: l’uomo che scavò – da solo – un Traforo Alpino – Vanilla Magazine ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ In un paesaggio così maestoso, il traforo che Colombano Romean scavò cinquecento anni fa sembra quasi un dettaglio insignificante, eppure quel “buco” a duemila metri di altitudine è una testimonianza storica di grande valore, una storia da raccontare. La targa di bronzo al suo ingresso la riassume brevemente, non senza un tocco di solennità: “Colombano Romean chiomontese, sul principio del secolo XVI ideò e solo compì in VIII anni questo traforo, pel quale conducendo a Chiomonte e ad Exilles le acque di Touilles, queste balze sterili e deserte in contrada fertile trasformava”. La storia del “Pertus” è tutta racchiusa in questa scarna lapide: eADV Un buco nella montagna, fatto da un uomo solo per otto lunghi anni, dal 1526 al 1533 Colombano era nato in Val di Susa, nella frazione Ramats, proprio ai piedi del luogo in cui sorge il traforo, ma trascorse buona parte della sua vita come minatore nelle miniere della vicina Provenza. Tornato nella valle, quando ormai aveva più di cinquant’anni, gli venne offerta la possibilità di compiere un’opera ritenuta all’epoca quasi impossibile: Perforare la montagna, per portare l’acqua del torrente Touilles dal versante opposto della Val Clarea nei pascoli aridi, esposti a meridione, della Val di Susa In precedenza, l’impresa era già stata tentata da altri, ma la difficoltà di perforare la dura roccia calcarea aveva fatto sì che venisse ben presto abbandonata. “Lei deve sapere che farmi avanti quando tutti si fanno indietro a me è sempre piaciuto, e mi piace ancora”. Le parole sono tratte da “La chiave a stella” di Primo Levi, ma si adattano bene al personaggio – o almeno a come ci piace immaginarlo. Di fatto, quello intrapreso e portato a termine da Romean non è il primo traforo alpino mai compiuto. Il primato spetta infatti al cosiddetto “Buco di Viso”, scavato tra il 1479 e il 1480 per mettere in comunicazione la regione francese del Queyras con la confinante Val Po. Le due opere, tuttavia, sono profondamente diverse, sia per la funzione – il buco di Viso serviva a consentire il passaggio di persone e il trasporto di merci, per questo viene anche detto “Galleria del Sale”, mentre quello di Romean è un’opera idraulica – che per la lunghezza: se il primo è lungo “soltanto” 75 metri, quello scavato da Colombano si protrae per quasi mezzo chilometro, 433,20 metri. eADV I dettagli ci vengono raccontati in quattro atti notarili, rinvenuti presso una famiglia del villaggio sottostante e successivamente pubblicati e tradotti, nel 1879, da Felice Chiapusso. Nel più significativo, intitolato “Conventio facture aqueducti de Tulliis inter habitantes de Celsis et Ramatis cum Columbano Romeani”, si incarica il minatore di scegliere tra due possibilità: riprendere l’opera già iniziata oppure di iniziare un nuovo traforo. Colombano sceglierà di continuare il primo traforo. Siccome l’opera viene commissionata tanto dagli abitanti della Ramats che da quelli del paese sul versante opposto, Cels, entrambe le parti si impegnano a fornire tanto il vitto per il lavoratore (vino e segale) quanto gli strumenti per compiere l’opera, ovvero martelli, picconi e scalpelli. Oltre a ciò, i committenti erano tenuti a fornire anche una baracca, una botte e l’olio necessario per l’illuminazione della galleria. Nella baracca, costruita all’imbocco della galleria, c’era una botte per il vino e una madia per contenere il pane. Se Colombano avesse avuto bisogno di un aiutante, le quantità stabilite sarebbero state raddoppiate, ma se avesse deciso di assumerne un terzo, quest’ultimo sarebbe stato a sue spese. In ogni caso, Colombano farà tutto da solo, con il solo aiuto di un mulo, per trasportare le macerie, e di un cane, che – si dice – veniva spedito a valle con una sorta di basto per risparmiare al padrone il tempo di scendere per i rifornimenti. eADV ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ Nell’atto notarile, redatto dal notaio di Chiomonte Jean Rostollan, si fissa anche il compenso: “cinque fiorini di moneta corrente ciascuno dei quali vale dodici soldi, per ogni tesa (circa due metri) di detto acquedotto”. Ma se l’opera non dovesse venire portata a termine, Colombano dovrà pagare un’ammenda superiore, di otto fiorini per ogni tesa già pagata e di ben venti fiorini per ogni tesa ancora da scavare. Data l’altitudine – siamo a 2019 metri sul livello del mare – il minatore è costretto a interrompere ogni anno gli scavi durante i rigori dell’inverno, per riprenderli poi la primavera successiva. È ancora oggetto di dibattito se gli scavi siano iniziati dalla Val Susa o dall’altro versante della montagna. In ogni caso, è difficile immaginare la fatica che ha dovuto affrontare quest’uomo per scavare un cunicolo lungo mezzo chilometro, alto in media due metri e largo ottanta centimetri nel duro calcare. Per comprendere meglio, bisogna camminare in quel cunicolo, in una tenebra profonda, tanto lunga da sembrare quasi infinita, in cui ogni scanalatura nella roccia è il ricordo di un antico colpo di piccone o scalpello: un’impresa davvero titanica, per un uomo solo. eADV Si stima che avanzasse di circa venti centimetri al giorno, utilizzando come segnali per la direzione dei lumini allineati, dei quali, ancora oggi, si scorgono le nicchie lungo la galleria. Si dice che l’urina del mulo gli servisse per stabilire quale fosse la giusta pendenza del cunicolo per far colare l’acqua. A circa un terzo del cunicolo c’è uno sbalzo di più di mezzo metro, segno probabilmente di un errore di calcolo per far combaciare i due rami della galleria. In un cunicolo così stretto e profondo, l’aerazione naturale non è sufficiente: Colombano dovette servirsi di un mantice per immettere aria nel buco, probabilmente azionato con la forza idraulica del corso d’acqua. In otto anni di solitudine e sacrificio, Colombano compì l’opera, con maestria e cura esemplare, tanto da sopravvivere a quasi cinque secoli – fatta eccezione per pochi restauri. “L’amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra: ma questa è una verità che non molti conoscono”: le parole sono di nuovo di Primo Levi, ma Colombano doveva certamente conoscerne il significato più profondo. È proprio a questo punto che la storia sconfina nel mistero: si racconta che, una volta terminato il lavoro, Colombano sia scomparso nel nulla. La leggenda vuole che i valligiani, una volta resisi conto di dover pagare una piccola fortuna al minatore, preferirono assassinarlo. “La canzone di Colombano”, un bel romanzo giallo di Alessandro Perissinotto, sviluppa queste suggestioni dando vita a un intrigo avvincente tra storia e finzione. Secondo altre fonti, invece, Colombano venne infine pagato, e ad ucciderlo sarebbero stati i bagordi e le gran bevute per festeggiare il compimento della sua opera. Non ci è dato sapere con certezza come siano andate davvero le cose, ma ci auguriamo per lui che la seconda versione sia quella veritiera. eADV ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ Per chi volesse vedere il Pertus e fare esperienza di questo angolo poco noto del Piemonte, il consiglio è di andare nel mese di settembre, quando la portata d’acqua è inferiore ed è più facile addentrarsi nella Galleria. Sono necessari, in ogni caso, stivali di gomma, buone torce e abiti impermeabili e spessi. Il punto di partenza per la camminata è la Ramats, frazione di Chiomonte. Di lì, si arriva al Pertus con una camminata di circa due ore e mezza e quasi mille metri di dislivello – durante i quali potrete comprendere perché il torrente Touilles si chiama anche “Tiraculo”. Il cunicolo si percorre agevolmente, anche se in alcuni punti – soprattutto all’inizio – è necessario procedere accovacciati. Quando siete dentro, prendetevi il tempo di analizzare le pareti, perché, oltre ai graffi del piccone di Romean, potrete trovare delle altre sorprese: oltre alle nicchie per ospitare le lucerne, ci sono qua e là dei basso-rilievi che riproducono dei volti e delle croci, ma per rilevarli dovrete fare attenzione. Una volta tornati alla luce del sole, dopo un percorso buio e un po’ claustrofobico che sembra non finire mai, vi aspettano i prati e i cieli da sogno dell’altra vallata, dai quali potrete raggiungere le sagome inconfondibili dei Quattro Denti (che in realtà sono ben di più) e tornare, con un percorso ad anello, all’ingresso della galleria. COLOMBANO ROMEAN

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  • STORIA IN VISITA | itinerari valsusa

    STORIA IN VISITA FORTE DI EXILLES La Forte d'Exilles. Sortie autoroute Suse, route nationale 10 km Exilles. Ouverture pendant les mois d'été. Cellulaire 327 6262304 - mail assfortexilles@gmail.com Situé dans la commune du même nom, c'est l'un des systèmes défensifs les plus importants du Piémont Les premiers documents dans lesquels le Fort d'Exilles est mentionné, encore très rudimentaires et en cours de définition, datent de VIIème siècle , lorsqu'un journaliste della Novalesa cita sur le rocher de Exilles une primitive fortification détruit par Francs . Dal 1155 à propos des maîtres de la forteresse sont les Bermond de Besançon , comtes d'Albon, qui avaient besoin de protéger militairement la route qui, leur appartenant, menait au Montgenèvre . La première description du château remonte à 1339 : la plante apparaît quadrangulaire et avec plus de tours, d'écuries et d'entrepôts extérieurs, très différent de la forteresse solide et compact aujourd'hui. De nombreuses légendes sont nées autour du Fort au fil des siècles, mais peut-être la plus célèbre de toutes, entre vérité historique et légende, est celle relative à un mystérieux personnage y fut emprisonné (le bâtiment servit également de prison) entre 1681 et 1687. Selon la tradition, il pouvait s'identifier avec le Masque de Fer, un personnage dont l'identité est encore inconnue . Nel 1708 , pendant le Guerre de Succession d'Espagne , retour en Savoie avec Vittorio Amedeo II de Savoie , grâce au contournement de la façade par les troupes savoyardes via the Moriana ed les packages qui connectent ceci avec Bardonèche , de sorte que le fort il sera attaqué de la partie de la haute vallée. Il Traité d'Utrecht mettra définitivement fin à l'adhésion définitive de l'ensemble Vallée de Suse (et donc aussi du fort d'Exilles) au nouveau-né Royaume de Sicile (qui devint bientôt Royaume de Sardaigne ). Nel 1720 est nommé architecte Ignace Bertola , enfant adopté de Antoine , pour fortifier le Fort d'Exilles. Travaux durer plus de six ans (se terminant par 1726 ) et au final le fort est un joyau de l'art militaire. En septembre de 1745 , au cours du guerre de succession d'Autriche , les troupes françaises tentent d'ouvrir la voie à basse vallée de Suse attaquent le fort, mais sont repoussés par les canons de la garnison sous le commandement du capitaine Papacino d'Antoni.[1] Source WIKIPEDIA http://www.ilfortediexilles.it FORT DE BRAMAFAM IL Forte di Bramafam - info@fortebramafam.it Téléphone : +39 339 2227228 Portable : +39 333 6020192 Musée du fort de Bramafam. Sortie autoroute Bardonecchia, reprendre la route nationale en direction d'Oulx. Ouverture pendant les mois d'été. La fortification a été construite entre 1874 eil 1889 ed est l'un des plus grands ouvrages fortifiés de la fin de XIXe siècle delle Alpes Cottiennes . Il a été construit pour défendre la Ligne ferroviaire Turin-Modane e il Tunnel ferroviaire du Fréjus , inauguré dans ces années. Le fort, qui au sommet de sa fonctionnalité comptait plus de 200 unités, contrôlait la ville de Bardonecchia et le vallées du Rho e de Frèjus e tenue l'entrée italienne du tunnel ferroviaire est sous le feu de probables attaques françaises. Partiellement mis hors service pendant le Première Guerre mondiale , le fort servait de camp de prisonniers pour les travailleurs autrichiens dans la zone d'entretien des routes militaires et du tunnel du Fréjus. Dans les années 30, les travaux ont été intégrés à la construction de deux modernes centres de résistance des grottes del Vallée alpine ed armé, ainsi que par les 2 tours 120/21 , également d'une section d'armes à feu da 149/35 . En dépit d'être obsolète pour les concepts techniques, il était constamment en garnison et armé. Le 21 juin 1940, lors de l'offensive Italien contre la France , le fort est visé par des tirs d'artillerie ennemie et des bombes larguées par sept avions français : les dégâts cependant, ils n'étaient limités qu'à certaines structures externes. En septembre 1943, elle est occupée par une petite garnison allemande qui, par crainte de coups d'État des partisans, soigneusement miné toute la zone environnante. Il a été abandonné par les derniers Allemands en retraite que le matin du 27 avril 1945. Une fois les hostilités terminées, conformément aux clauses du traité de paix, les travaux sont abandonnés par l'Armée et abandonné à son sort (art.47 del traité de paix ). Source WIKIPÉDIA http : //fortebramafam.it/ SACRÉ DE SAN MICHELE tél. +39.011.93.91.30 fax. +39.011.93.97.06 courriel : info@sacradisanmichele.com La Sacra di San Michele (l'Archange), ou plus exactement l'abbaye de San Michele della Chiusa, également appelée Fête de San Michele[2] dans le langage populaire local, est un complexe architectural perché au sommet del mont Pirchiriano , à l'entrée du Val de Suse , in Ville métropolitaine de Turin , in Piémont , dans les territoires des communes de Sant'Ambrogio de Turin e di Chiusa di San Michele , juste au-dessus du hameau de San Pietro . Posé sur un socle imposant de 26 mètres à 960 mètres de altitude au-dessus du niveau de la mer [3] , regardant du haut de mont Pirchiriano à la frontière entre le Alpes Cottiennes e la Vallée du Pô , est le monument symbolique de Piémont [4] [5] e l'un des plus éminents architectures religieuses de ce territoire alpin , appartenant à diocèse de Suse , premier pas sur le territoire italien le long de la par Francigena [6] [sept] . Dal XII al 15ème siècle a vécu la période de sa splendeur maximale historique, devenant l'un des principaux centres de spiritualité bénédictin en Italie. Nel XIXe siècle vi la congrégation de a été établiePères rosminiens [8] . En 2015, le site fait partie des lauréats du concours photo mondial Wiki aime les monuments [9] . En 2016 le musée de l'ensemble monumental abbatial il a été visité par plus de 100 000 personnes[dix] . Le scénario monastique a largement inspiré le Roman historique di Umberto Éco Le nom de la rose .[13] [14] Toujours du côté nord, isolée du reste du complexe, se dresse la tour de la "Bell'Alda", l'objet d'un suggestif légende : une fille (probablement vécue à XIII –_Cc781905-5cde-3194-bb3b-136bad5cf58d_14ème siècle ), la bell'Alda en fait, voulant échapper à la capture de quelques soldats de fortune, il se trouva au sommet de la tour. Après avoir prié, désespérée, elle a préféré sauter dans le précipice en contrebas, plutôt que de se faire prendre ; les anges vinrent à son aide et, miraculeusement, atterrit indemne. La légende raconte que, pour montrer à ses concitoyens ce qui s'était passé, il essaya à nouveau le vol de la tour, mais que pour la vanité du geste a été tué à la place. Source WIKIPÉDIA. ABBAYE DE NOVALESA https://www.abbazianovalesa.org/wp/ L'abbaye des Saints Pierre et André, également connue sous le nom d'abbaye de (ou della) Novalesa, est ancienne une abbaye bénédictin fondé àVIIIe siècle e situé dans la commune de Novalesa , in vallée de Suse , Ville métropolitaine de Turin . Une des chapelles du complexe accueille deux importants cycles de fresques de11ème siècle , une dédiée au titulaire Sant'Eldrado et l'autre, parmi les premiers connus en Occident, a Saint Nicolas de Bari . L'histoire de l'abbaye de Novalesa commence le 30 janvier 726, au moyen de l'acte de fondation dû au seigneur de l'époque franc di Suse e Moriana , S'abonner , pour contrôler of Col du Mont-Cenis . A cette époque les monastères avaient en effet une valeur stratégique précise et les Francs en particulier non seulement les considéraient comme leur sphère d'influence, mais les utilisaient comme bases pour leurs raids contre les populations ennemies. Source WIKIPÉDIA. Tél 0122 653210 - réservations. FORTE DELLO CHABERTON L'ARTILLEUR CHABERTON ROBERTO GUASCO http://chaberton.altervista.org http://www.montechaberton.it/ La conception de la fortification remonte à la fin du XIXe siècle, lorsque, dans le cadre de la Triple Alliance, l'Italie poursuivait un plan d'amélioration du système de fortification à la frontière avec la France. Le sommet de Chaberton a été choisi pour sa position stratégique, pour son inaccessibilité et pour l'impossibilité de l'atteindre avec les armes à tir courbe de l'époque [2]. Ceci explique la réalisation de batteries aériennes avec des canons placés dans des tourelles rotatives et sans protection adéquate contre les tirs de canon ou de mortier qui n'étaient pas réalisables au début des années 1900 (mais pas par les mortiers modernes de la Seconde Guerre mondiale). Le projet était celui d'une œuvre autonome avec une action à distance, ou dans le but de bombarder des positions militaires même à une distance considérable en territoire étranger.[3] [4] Les travaux débutèrent en 1898, avec le traçage de la route qui reliait le hameau des Fenils au sommet de la montagne.[3] Les travaux, sous la direction du major du génie Luigi Pollari Maglietta, terminé en 1910, [4] mais déjà en 1906 la batterie il était armé de 8 canons 149/35 A dans une tourelle blindée de type AM [2] [3] Après que l'Italie a déclaré la guerre à la France le 10 juin 1940, le fort est devenu actif pour la première fois : il a été utilisé pour le bombardement Objectifs militaires français, sans toutefois causer de dégâts militaires importants[2] . Dans le fort français voisin du Janus une tour de guet blindée est visible au-dessus d'un ouvrage en béton, dans lequel l'acier de la tourelle a été partiellement déformé, mais non transpercé, par l'une des 149 grenades à batterie lancées le 20 juin 1940. L'armée française a réagi le jour suivant. Matin 21 juin 1940 , les Français ont commencé à bombarder avec quattro obusiers siege Schneider 280mm Mle 1914 ;[5] le bombardement a été temporairement suspendu pour le brouillard, mais dans l'après-midi il reprend, et une fois le tir fixé, les mortiers français sont vite mis hors d'usage six des huit tourelles du fort, causant neuf morts et cinquante blessés, désactivant la téléphérique de service du fort, et provoquant dommages considérables aux structures.[3] Le lendemain, le duel se poursuit avec moins d'intensité.[5] Avec l'armistice du 25 juin, le fort a cessé son activité. Source Wiipedia. Cellulaire : +39 338 614 1121 Courriel : info@montechaberton.it Le canonnier de Chaberton - Musée des Médias Forte del Varisello - Moncenisio Il forte venne costruito tra il 1877 ed il 1883 sulla cima del monte Varisello a pianta pentagonale con fossato di protezione e con le stesse dotazioni tecniche dei vicini forte Roncia e forte Cassa , ossia a due piani con ordini di fuoco sovrapposti. Il piano superiore era completamente casamattato e dotato di 2 cannoniere rivolte a nord, est e sud; non tutte queste casematte erano armate, in quanto i 7 cannoni 12 ARC Ret potevano essere spostati nella direzione di fuoco più necessaria al momento dell'utilizzo. I cannoni 12 ARC Ret erano rivolti verso settentrione e battevano tutta l'area del pianoro del Moncenisio compresa tra il colle stesso e l'ospizio (assieme agli armamenti dei forti Roncia e Cassa), mentre i cannoni 15 ARC Ret , rivolti verso occidente, coprivano la zona compresa tra l'Ospizio e l'imbocco della strada che conduceva al colle del Piccolo Moncenisio . Il piano inferiore vi erano 4 postazioni per gli mortai 15 Ret e file di feritoie per i fucilieri, posizionate in modo da coprire l'intero fossato. Erano poi presenti anche 3 casematte sul fronte di gola per coprire la zona attorno alla Gran Croce e due pilastrini su cui erano installate delle mitragliatrici per coprire lo spiazzo attorno al ponte levatoio d'ingresso. Vista la funzione di centro di comando della piazza, il forte era anche dotato di un grande deposito di munizioni per i 420 uomini di presidio dello stesso e per le fanterie mobili operanti nella zona; inoltre erano presenti anche l'infermeria, magazzini per i viveri e forni per la cottura del pane. Era altresì presente una stazione eliografica-ottica che metteva in comunicazione il forte con le altre opere della zona ed il Forte Pampalù di Susa ; vi erano anche dei proiettori elettrici che erano utilizzati per l'illuminazione notturna della zona del pianoro del Moncenisio , e tra il 12 ed il 17 luglio 1883 questi proiettori furono utilizzati per i primi esperimenti di illuminazione notturna di un campo operativo militare in Italia. Al forte si accedeva tramite un ponte levatoio posto sul fossato davanti al portale d'ingresso; l'avancorpo quadrato del blocco d'ingresso era affiancato da cannoniere in conci di pietra. Il muro di controscarpa segue il perimetro dell'intera opera, interrotto solo sul lato occidentale in seguito ai danni provocati dai cannoneggiamenti del 1909 - 1910 . Il cortile interno è occupato, al centro, dall'edificio rettangolare che ospitava gli alloggiamenti delle truppe ed i locali logistici: per accedervi si scendeva ad un piano inferiore del cortile tramite una rampa carrettabile. La caserma, su due piani ha il lato rivolto verso le casematte suddiviso in un piano terra con un ampio porticato ed il primo piano con un loggiato ad archi; la scala per salire al piano superiore è a metà dell'edificio, che all'interno è suddiviso in stanze e camerate. Le casematte del piano superiore del forte sono intercomunicanti tra loro tramite passaggi laterali ed hanno tutte delle pietre angolari a protezione dell'apertura delle cannoniere con, sul pavimento, l'alloggiamento del rocchio in ghisa del cannone. Le postazioni dell'ordine inferiore, invece, sono dotate di feritoie in fila per il posizionamento dei fucili. Le caponiere del fossato sono raggiungibili dalle casematte inferiori e, tramite quella posta nell'angolo sud-ovest, si può raggiungere la polveriera del forte, capace di 100 tonnellate di polvere da sparo , scavata in galleria sotto il piazzale antistante l'ingresso dell'opera. Verso la metà degli anni ottanta del XIX secolo venne realizzata la batteria esterna del Varisello, un'opera di appoggio al forte posizionata lungo la strada di accesso al medesimo: la Batteria era suddivisa in una sezione a valle composta da 2 postazioni a valle e 4 a monte, e tutte e 6 erano dotate di cannoni 15 GRC Ret in barbetta con i magazzini ed i locali di caricamento posizionati in galleria lungo la strada militare del Pattacroce . Vita del forte L'operatività del forte fu alquanto ridotta nel tempo: già nel primo decennio del Novecento venne parzialmente disarmato in quanto le sue strutture in muratura non erano adatte a resistere ai colpi delle granate torpedini ; venne utilizzato, tra il 1909 ed il 1910, come bersaglio per le prove di tiro di artiglieria dei nuovi cannoni 149 A e per valutare gli effetti dei nuovi proietti sulle murature in pietra. A seguito del bombardamento, il lato occidentale del forte subì gravi danni ed il crollo pressoché completo delle casematte: data la scarsa resistenza della tecnica costruttiva delle fortificazioni in pietrame ai nuovi tipi di armi da artiglieria, il 10 gennaio 1910 i forti Varisello, Roncia e Cassa del Moncenisio vennero radiati dal novero delle fortificazioni attive e furono utilizzati soltanto più come magazzini ed alloggi per le truppe di stanza in zona. Forte del Sape' IL FORTE NASCOSTO In base al progetto originario del 1874 il Forte Sapé avrebbe dovuto essere sito con fronte verso nord-ovest e, agli spigoli ovest-nord-ovest ed est-sud-est, due caponiere e un largo fossato che lo avrebbe separato dal muro di controscarpa che sosteneva le pareti della buca nella quale avrebbe dovuto essere collocato. Al piano terra avrebbero dovuti esser sistemati gli alloggi della truppa e i servizi mentre, allo spigolo ovest-sud-ovest, ci avrebbe dovuto essere il magazzino della polvere; al piano superiore vi avrebbero dovute essere le quattro casematte con le cannoniere rigate per le artiglierie e gli alloggi per gli ufficiali. Una scaletta avrebbe condotto al tetto piano, costituito da una battuta di cemento spessa un metro, rivestita da due metri di terra e poggiante sulle volte a botte a tutto sesto delle casematte. Sull'orlo sud-est del terrazzo sommitale si sarebbe dovuto elevare un parapetto con feritoie per proteggere i fucilieri per la difesa vicina. L'accesso avrebbe dovuto essere con ponte levatoio sul fossato allo spigolo est-sud-est ed avrebbe condotto direttamente al piano delle casematte. L'opera che venne poi realizzata, il Forte Sapé, progettata dall'ing. Darbesio del Genio Militare, venne costruita riunendo in un'unica costruzione le due opere preventivamente progettate (Clot Riond e Sapé) a causa di tagli alle spese militari. Ricalcava nelle linee generali l'opera casamattata e sorse dove l'altra era stata prevista: era una fortezza a fossa ma con le artiglierie in barbetta anziché in casamatta. Disponeva di otto cannoni da 12 GRC/Ret dei quali i primi quattro, riuniti a due a due e rivolti a ovest, dovevano battere la piana di Salbertrand (al posto dei cannoni da 15 GRC/Ret originariamente previsti al Forte Clot Riond), mentre gli altri quattro, sempre riuniti a due a due, erano schierati con fronte a nord-ovest a quota più bassa per battere il versante opposto della Val di Susa (compito assegnato alla progettata ma non realizzata batteria da 9 ARC Ret casamattata). Il gruppo di questi ultimi quattro pezzi, che battevano il versante sinistro della Valle, veniva detto Batteria Bassa, per distinguerla dall'altra, schierata verso la piana di Salbertrand, sita a quota superiore e, per questo, detta Batteria Alta. L'opera si elevava di un solo piano e aveva al piano terra gli alloggi della truppa con, all'estremità occidentale, il magazzino della polvere che, grazie a un pozzo dotato di una scala a chiocciola, comunicava direttamente con la Batteria Alta che era protetta, sul fianco destro, da un alto parapetto. All'estremità meridionale, dove vi era l'ingresso che avveniva tramite un ponte parte dormiente e parte levatoio appoggiato su pilastro battiponte, la costruzione si elevava di due piani con, al piano secondo, l'atrio di accesso e il corpo di guardia. Dall'atrio si scendeva tramite una scala al piano inferiore ove vi erano gli alloggi truppa e i magazzini (tali ambienti si aprivano sul fosso occidentale con un'infilata di feritoie, mentre su quello orientale vi erano finestrature che davano luce agli alloggiamentio) o si accedeva direttamente alla linea dei pezzi della Batteria Bassa, le cui due sezioni erano separate da traverse nelle quali vi erano le riservette. A ovest della linea della Batteria Bassa, in prossimità della postazione per i fucilieri, si dipartiva una strada (che in alcuni tratti era dotata di gradini) che, con alcuni stretti tornanti, saliva alla linea dei pezzi della Batteria Alta. Il fossato meridionale era interrotto da una traversa nella quale erano sistemati la cucina della truppa e i servizi, mentre il fossato orientale era interrotto da una caponiera attraverso la quale si aveva accesso da un lato a una munita galleria di controscarpa che si spingeva lungo i fossi orientale e settentrionale, e dal lato opposto alla polveriera del forte che si sviluppava al di sotto del terrapieno a monte. All'estremo meridionale del lungo corridoio, che si sviluppava lungo tutta la manica, vi era il pozzo dotato di montacarichi e una scala a chiocciola che risaliva sino alla riservetta posta fra le due sezioni della Batteria Alta. Il munizionamento previsto per le artiglierie delle fortezze della Piazza di Exilles era di 600 colpi per pezzo, dei quali 200 granate , 390 shrapnel e 10 scatole per colpi a mitraglia. Come buona parte delle fortificazioni del Fronte Occidentale, tutte opere della Piazza di Exilles, quindi anche il Forte Sapé, vennero disarmate durante la prima guerra mondiale e le artiglierie vennero inviate sul Fronte orientale . Al termine della Grande Guerra vennero abbandonate, con l'eccezione del Forte Fenil (che venne adibito a deposito proiettili per le batterie occasionali previste nella zona in caso di mobilitazione). Venne definitivamente dismesso nel 1928 . Anello dei forti sulla strada militare piu' alta d'Europa E’ la più famosa strada militare delle Alpi Occidentali ed è il percorso militare più alto d’Europa, toccando quota 2.550 presso la Testa dell’Assietta. Presenta lungo il suo tracciato numerose fortezze che risalgono a differenti epoche storiche, e può costituire pertanto un vero e proprio museo a cielo aperto della storia delle fortificazioni di montagna. La strada dell’assietta è un bellissimo percorso da seguire anche in mtb, moto da enduro o 4×4, ma questa è un’altra storia! Questa è una di quelle escursioni davvero panoramiche come quelle al Rocca Sella o al Col Bione . Arrivati al Colle delle Finestre, si può ammirare il bellissimo panorama su tutto il fondo valle, con la strada che si snoda fino a finire nel bosco. Sulla destra una strada militare, parzialmente scavata nella roccia, porta in 10 minuti al Forte del Colle delle Finestre costruito nel 1891, mentre si va su si può dare un attento sguardo alle pietre alla nostra sinistra: sono colme di scritte inerenti alla Prima e Seconda Guerra Mondiale: vi sono scritte con “W il 1919”, “il 1915” ecc; oppure semplici firme dei soldati dei reggimenti ai tempi della guerra. Da qui, proprio dal primo forte parte l’anello dei Forti, un’idea per un escursione sulle vecchie strade militari. ​ ​ Anello dei forti, sulla strada Militare più alta d’Europa • Visit Val di Susa DESCRIZIONE ITINERARIO: Si può proseguire lungo la facile strada sterrata che porta al Colle della Vecchia con percorso dolce lungo le pendici dei monti Pintas e Fattiere, un bellissimo itinerario panoramico con tratti a picco su Pian dell’Alpe. Attraversati alcuni canaloni, dei tornanti ravvicinati conducono al Colle della Vecchia, dove si trova il curioso Dente della Vecchia una grande roccia posta in verticale “piovuta”, non si capisce bene da dove, proprio a metà del colle; è lì a tessere leggende, ad alimentare storie, dando il nome suggestivo al Colle della Vecchia posto tra il Colle delle Finestre e il Colle dell’Assietta. Da qui in avanti si apre il Vallone Barbier, ampio e dolce, invece di seguire interamente la strada si possono tagliare gli ampi tornanti puntando direttamente alla Punta del Mezzodì, nei pressi della quale è visibile una il Forte di Mezzodì. Per una gita in giornata si può tornare indietro scendendo per lo stesso percorso dell’andata oppure si può decidere di proseguire passando diverse fortificazioni militari come le Caserme e il Forte del Gran Serin fino ad arrivare al Rifugio Casa Assietta, allungando decisamente il tragitto (circa 5 ore per 17 km di percorso in andata). Per un trekking lungo ma più soft si può pensare di dividere l’itinerario passando la notte al Rifugio Casa Assietta. La strada di ritorno percorre la famosa strada dell’Assietta fino a rientrare al Colle delle Finestre con il doppio del tempo.

  • ANIMALI | itinerari valsusa

    ANIMAUX 1.jpg 2 FEDERICO MILESI.jpg 4 VALSUSAOGGI.jpg 5 VALSUSAOGGI.jpg 6 VALSUSAOGGI.jpg 7 LABORATOIRE VALSUSA.jpg 8.jpg 9 STELLA FAURE.jpg 10 MIRELLA GIACONE.jpg 11 MASSIMILIANO PONS.jpg 12 LABORATOIRE VALSUSA.jpg 13 STELLA FAURE.jpg 14 LABO VALSUSA.jpg 15 ITINÉRAIRES VALSUSA.jpg 16 BELLING DEER.jpg 17 LABO VALSUSA.jpg 18 JUZA PHOTO DEER.jpg

  • VIA FRANCIGENA | itinerari valsusa

    VIA FRANCIGENA Sono 5 itinerari della Via Francigena che puoi percorrere in Val di Susa:- Colle del Moncenisio-Susa;- Colle del Monginevro-Susa*;- Susa-Chiusa San Michele;- Sant’Ambrogio di Torino-Rivoli;- Bussoleno-Alpignano. ​ COLLE DEL MONCENISIO – SUSA 1. COLLE DEL MONCENISIO – MONCENISIO LANSLEBOURG-MONT-CENIS Km 9,4 / Dislivello – 656 Valicato il colle del Moncenisio e lasciati alle spalle il lago i tornanti della gran scala e la Piana di San Nicolao, dopo i resti della galleria della ferrovia Fell, al ricovero 4 si imbocca la secolare Strada Reale, mulattiera che conduce al caratteristico borgo alpino di Moncenisio. Noto in passato come Ferrera, si sviluppò grazie al ruolo strategico di tappa obbligata lungo la via: il percorso ecomuseale e la Parrocchiale di San Giorgio permettono di approfondire la sua storia al servizio del colle. 2. MONCENISIO – NOVALESA PARTENZA: NOVALESA | ARRIVO: VENAUS Km 6,9 / Dislivello – 619 Poco a valle riprende la Strada Reale, che scende sino a Novalesa: qui il paesaggio boschivo della Val Cenischia si apre in alcuni tratti alle splendide gorge e alle cascate del torrente omonimo. Percorrendo la Via Maestra, dalla caratteristica lastricatura, si osservano le testimonianze del suo storico passato di luogo di sosta e transito verso il Colle del Moncenisio: l’architettura interna e gli affreschi degli stemmi araldici delle antiche locande; la Parrocchiale di Santo Stefano, con la sua ricca collezione di tele donate da Napoleone e il capolavoro di oreficeria dell’Urna di Sant’Eldrado; il Museo di Arte Religiosa Alpina e il Museo Etnografico di Vita Montana. Superato l’abitato è d’obbligo la deviazione all’Abbazia di Novalesa, titolata ai SS. Pietro e Andrea, tra le più antiche fondazioni monastiche benedettine dell’arco alpino (726 d.C.): nel suo parco sorgono alcune cappelle campestri di rara bellezza come la Cappella di Sant’Eldrado (XII sec.), mentre parte del complesso abbaziale è sede del Museo Archeologico. 3. NOVALESA – VENAUS – MOMPANTERO PARTENZA: NOVALESA | ARRIVO: VENAUS Km 7,1 / Dislivello – 252 Da Novalesa il cammino prosegue lungo la carrozzabile sino a Venaus, con la sua neogotica Parrocchiale di San Biagio. Il borgo è noto per la tradizionale Danze delle Spade e degli Spadonari, che si svolge a febbraio e affonda le radici in tradizioni pre-cristiane: il copricapo adorno di coloratissimi fiori e la gestualità sono legati ai riti invernali per propiziare la primavera. Una piacevole strada secondaria delimitata da muretti a secco attraversa prati e vigne sino alla frazione San Giuseppe di Mompantero, ai piedi del monte Rocciamelone. L’abitato di Mompantero è dominato dal moderno Santuario della Madonna del Rocciamelone, sorto nei pressi dell’antica mulattiera che conduce alla vetta sacra per eccellenza della Valle di Susa (3538 m): venerata sin dall’epoca celtica, nel 1358 fu raggiunta dall’astigiano Bonifacio Roero che vi collocò il prezioso Trittico del Rocciamelone, mentre nel 1899 venne issata sulla cima una statua bronzea della Vergine. COLLE DEL MONCENISIO – SUSA 4. MOMPANTERO – SUSA Km 1,3 / Dislivello – 65 Da San Giuseppe una strada secondaria carrozzabile conduce in località Passeggeri, poco a monte di Susa, convergendo su quella proveniente dal Monginevro ed entrando nella storica Piazza Savoia. La città, ricca di testimonianze romane e medioevali, sorse alla confluenza dei due assi stradali che conducevano da un lato ai colli più importanti verso la Francia, dall’altro verso Torino: la sua posizione strategica fece sì che sin dall’antichità diventasse un punto di riferimento per l’intera valle. La storia millenaria di Susa si ripercorre attraverso importanti vestigia quali l’Arco di Augusto, l’arena romana, la cinta muraria, la Porta Savoia, gli scavi archeologici e il Castello, residenza della contessa Adelaide di Torino, moglie di Oddone di Savoia-Moriana. La Cattedrale di San Giusto e l’imponente torre campanaria dalla slanciata cuspide ottagonale sono frutto di un complesso architettonico stratificato nel tempo, dal 1029 – anno di fondazione dell’abbazia benedettina – agli interventi gotici e neogotici tra il XIII e il XIX sec.: stratificate campagne decorative si rivelano all’esterno, come L’entrata di Cristo in Gerusalemme (XV sec., attribuita ai Serra di Pinerolo) e i Medaglioni dei Santi e profeti; preziose tele, ricchi altari e il coro ligneo trecentesco arricchiscono gli interni. A poca distanza sorgeva il Priorato di Santa Maria Maggiore, la più antica chiesa battesimale della Valle di Susa, di cui rimane il campanile romanico; altra testimonianza del patrimonio religioso segusino sono inoltre la Chiesa e il Convento di San Francesco, fondato secondo tradizione dallo stesso Francesco d’Assisi in occasione del suo passaggio nel 1214. Sulla sponda sinistra della Dora Riparia, infine, sorge la barocca Chiesa della Madonna della Pace, o Chiesa del Ponte, i cui locali attigui ospitano il Museo Diocesano di Arte Sacra con importanti collezioni: il Tesoro della Cattedrale di San Giusto, il Tesoro della Chiesa del Ponte, le Oreficerie, la Statuaria e i Tessili. COLLE DEL MONGINEVRO – SUSA 1. COLLE DEL MONGINEVRO – CLAVIÈRE Km 2,4 / Dislivello – 90 Il Colle del Monginevro, mons Matronae per gli antichi romani è lo storico valico dalla Francia all’Italia: superato Montgenèvre, dal cippo che indica 2010 km a Santiago de Compostela e 914 km a Roma si entra in Valle di Susa attraversando Clavière, centro turistico e sciistico del comprensorio Vialattea dominato dall’imponente monte Chaberton. 2. CLAVIÈRE – CESANA TORINESE Km 5,1 / Dislivello – 415 Il sentiero tracciato percorre le suggestive Gole di San Gervasio (attraversabili anche sullo scenografico Ponte Tibetano), seguendo il letto del torrente sino alla strada asfaltata poco a monte di Cesana Torinese. Si attraversa il centro del borgo alpino sino alla Parrocchiale di San Giovanni Battista, dominante l’abitato e caratterizzata da un maestoso campanile in stile romanico delfinale e, all’interno, da un soffitto ligneo a cassettoni riccamente decorato risalente al 1678. Il percorso prosegue su una strada sterrata, a monte e parallela alla statale, raggiungendo le caratteristiche frazioni Mollieres e Solomiac. 3. CESANA TORINESE – OULX Km 13,4 / Dislivello – 267 Un breve tratto lungo la statale, dall’incrocio per Fenils, permette di imboccare un’altra sterrata che porta al bivio di Amazas. Da qui, evitando l’incrocio autostradale, si sale verso la località San Marco e, in discesa, si giunge alla Parrocchiale di Santa Maria Assunta che, con la Torre Delfinale (XV sec.), domina l’abitato di Oulx. Un tempo sede della Prevostura di San Lorenzo (XI sec.), questo borgo divenne una delle sedi principali degli Escarton, un’autonoma forma amministrativa del territorio, ricordata ancora oggi con la Fiera Franca, la più antica della Valle di Susa, concessa nel 1494 dal re di Francia come risarcimento dei danni subiti per il passaggio degli eserciti.COLLE DEL MONGINEVRO – SUSA 4. OULX – SALBERTRAND Km 7,2 / Dislivello – 31 L’itinerario continua lungo la strada asfaltata, si supera la frazione Gad, quindi si seguono le indicazioni per il Sentiero dei Franchi (percorso escursionistico montano che porta alla Sacra di San Michele) sino alla deviazione per Salbertrand: il paese è sede del Parco Naturale Gran Bosco, una delle più vaste abetaie bianche d’Europa, e dell’Ecomuseo Colombano Romean, che prevede nei suoi percorsi la visita agli splendidi affreschi cinquecenteschi della Parrocchiale di San Giovanni Battista e della Cappella di San Cristoforo nella frazione Oulme. 5. SALBERTRAND – EXILLES Km 6,2 / Dislivello – 174 Proseguendo lungo il Sentiero dei Franchi si giunge alla frazione Sapè, da cui si devia per scendere a Exilles, borgo caratterizzato dall’intatta architettura alpina in pietra e legno e dominato dall’imponente omonimo Forte (XII sec.). Sulla piazza centrale sorgono la torre campanaria romanica e la Parrocchiale di San Pietro Apostolo, con un ricco altare maggiore del 1681; interessante è anche la piccola Cappella di San Rocco all’uscita del paese, forse frutto di un rimaneggiamento di un edificio preesistente. 6. EXILLES – CHIOMONTE Km 7,5 / Dislivello – 123 Il percorso prosegue costeggiando il Forte, percorrendone in discesa parte della rampa orientale di accesso, e guadagna l’antico tracciato che porta all’attraversamento della Dora Riparia. In lontananza, sulla sinistra, si scorgono il vecchio e il nuovo altissimo ponte che scavalcano le Gorge della Dora: poco dopo il tracciato lo percorre a ritroso, accostandosi alla riva sinistra del fiume. Seguono un tratto pianeggiante e, in discesa, un suggestivo attraversamento dei terrazzamenti dei vigneti di Avanà, vino autoctono recentemente riscoperto e valorizzato: oggi questo tratto si caratterizza per l’ardita coesistenza tra una civiltà quasi scomparsa e gli aerei viadotti della moderna autostrada del Frejus. Si raggiunge quindi Chiomonte, un tempo residenza estiva del Vescovo di Pinerolo: il centro storico è uno straordinario gioiello di cortili, porticati, vicoli e antichi palazzi nobiliari come Casa Ronsil e Palazzo Levis, sede della Pinacoteca Civica; la Cappella di Santa Caterina, un tempo dedicata al Battista, è ciò che resta dell’ospedale gerosolimitano: decorata internamente in epoca barocca, vi sono affreschi frammentari del XIV sec., mentre l’esterno presenta ornature ad archetti pensili e un portale duecentesco polilobato. La Parrocchiale di Santa Maria Assunta, affiancata da un maestoso campanile in stile romanico delfinale, presenta pregiati arredi lignei tipici del barocco alpino come il coro e il seggio pastorale, opere di Jacques Jesse di Embrun, la porta principale di Eymon Lord, il retable a colonne tortili dell’altare del Rosario (1682) di Cheffrey Faure. Lungo la via centrale si trova una splendida fontana in pietra risalente al 1544, dotata di quattro getti di acqua freschissima: il viandante potrà rifornirsene per il cammino successivo, poiché fino a Susa non si incontreranno altre possibilità di dissetarsi.COLLE DEL MONGINEVRO – SUSA 7. CHIOMONTE – SUSA Km 7,2 / Dislivello – 248 La tappa Chiomonte – Susa non è percorribile poichè attraversa terreni di proprietà privata nei quali è vietato l’ingresso. SUSA – CHIUSA SAN MICHELE 1. SUSA – MOMPANTERO Km 1,5 / Dislivello – 7 Lasciate alle spalle le vestigia romane e medioevali di Susa dalla stazione ferroviaria si procede in direzione di Urbiano, frazione di Mompantero: antico insediamento testimoniato dai resti di un acquedotto romano, è noto per il folkloristico rito legato alla festa dell’orso che si tiene tra la fine di gennaio e la prima settimana di febbraio, detto Fora l’ours!, durante il quale si celebra l’imminente uscita dall’inverno con la cattura dell’orso risvegliatosi dal letargo. 2. MOMPANTERO – BUSSOLENO Km 6,9 / Dislivello – 53 Il percorso prosegue verso San Giuliano e Chiodo, frazioni di Susa, attraversando cascine e prati coltivati, sino a raggiungere le prime abitazioni di Foresto (Comune di Bussoleno) e la Cappella della Madonna delle Grazie, il cui ciclo affrescato sulla vita della Vergine è attribuito al tolosano Anthoyne de Lhonye, attivo in Valle di Susa intorno al 1462. Una breve deviazione conduce alla Riserva Naturale dell’Orrido di Foresto, una suggestiva gorgia scavata dal millenario passaggio dell’acqua: nei suoi pressi rimangono i ruderi di un mulino e di un lazzaretto. Superata sulla destra la sede del Parco Orsiera Rocciavrè, l’Antica Strada di Foresto conduce a Bussoleno. Oltrepassata la stazione ferroviaria – vicino alla quale è possibile visitare il FERALP-Museo del Trasporto Ferroviario attraverso le Alpi – si prosegue sino al ponte sulla Dora Riparia che immette nel borgo medioevale, dove sono ben visibili i resti della cinta muraria, la porta d’ingresso e, lungo la via principale, alcune abitazioni che ispirarono il D’Andrade per il Borgo Medioevale di Torino: Palazzo Allais, Casa Amprimo, detta anche Locanda della Croce Bianca, e Casa Aschieri. La Parrocchiale di Santa Maria Assunta (XII sec.), affiancata dal campanile romanico, presenta all’interno arredi lignei barocchi e interessanti dipinti del Morgari e di Gentileschi, testimonianza della riedificazione settecentesca a opera dell’architetto lorense De Willencourt. 3. BUSSOLENO – SAN GIORIO DI SUSA Km 3 / Dislivello – 18 Usciti da Bussoleno e attraversata la SS24, un percorso su strada sterrata fra campi e vigneti conduce a San Giorio di Susa, riconoscibile dal Castello medioevale sulla collina. Sono moltissime le tracce del suo ruolo di via di transito: la Cappella di San Sebastiano, la Garitta, antico edificio con finestra a bifora e arcone, la Parrocchiale di San Giorgio martire con il campanile romanico, la casaforte; tra gli affreschi che decorano la Cappella di San Lorenzo, fondata nel 1328 e detta anche del Conte, spiccano i simboli del pellegrinaggio: la visita dei re Magi e San Cristoforo. Anche in questo borgo è viva la tradizione degli Spadonari e della Danza delle Spade, che si svolge in primavera in occasione della festa patronale di San Giorgio martire.SUSA – CHIUSA SAN MICHELE 4. SAN GIORIO DI SUSA – VILLAR FOCCHIARDO Km 6 / Dislivello – 5 Lasciato alle spalle l’abitato, una strada campestre incrocia la vecchia comunale, delimitata da muretti in parallelo alla SS24. La sterrata alla sua sinistra prosegue fra campi di mais, orti e vigne per giungere alla zona del Malpasso, che la tradizione popolare evoca come luogo abitato da briganti che assalivano i viandanti: il percorso evita la statale sino all’incrocio con la strada della borgata Pianverso. Una breve deviazione conduce a valle alle cascine Roland e Giaconera, storici luoghi di sosta e di cambio cavalli, a monte alle Certose di Banda e di Montebendetto, fra i più antichi insediamenti certosini piemontesi. Proseguendo si attraversa invece il centro abitato di Villar Focchiardo con la Parrocchiale di Santa Maria Assunta, esempio di barocco settecentesco tipico della corte sabauda, che testimonia lo stretto legame con la famiglia committente dei Carroccio. Il paese, fra i più importanti produttori di castagne di qualità nel territorio valsusino e piemontese, è noto per la storica Sagra del Marrone. 5. VILLAR FOCCHIARDO – SANT’ANTONINO DI SUSA Km 3,5 / Dislivello – 39 Raggiunta la frazione Comba si segue l’Antica Strada di Francia fino a Sant’Antonino di Susa. La piazza principale è dominata dall’imponente facciata della Parrocchiale di Sant’Antonino martire, una delle più antiche chiese della valle e sede dei canonici ospitalieri di Sant’Antonino della Valle Nobilense: la struttura architettonica presenta elementi tipici dell’XI sec., come la torre campanaria, ed è arricchita da cicli pittorici trecenteschi. 6. SANT’ANTONINO DI SUSA – VAIE Km 1,7 / Dislivello + 1 Proseguendo lungo la stessa via il cammino conduce a Vaie, noto per la produzione tipica del canestrello, biscotto fragrante cotto su appositi ferri a tenaglia. Un interessante percorso archeologico e naturalistico conduce al Santuario di San Pancrazio (XI sec.) e si conclude al Museo di Archeologia sperimentale.SUSA – CHIUSA SAN MICHELE 7. VAIE – CHIUSA SAN MICHELE Km 3,1 / Dislivello – 4 L’Antica Strada di Francia porta inoltre a Chiusa San Michele: il suo nome è legato ai resti delle Chiuse Longobarde, teatro di scontro fra Carlo Magno e Desiderio, e alla dipendenza dalla Sacra di San Michele, che domina il paese dal monte Pirchiriano. A destra della settecentesca Parrocchiale di San Pietro apostolo, tra campi coltivati e boschi si snoda la storica mulattiera, delimitata a tratti da muretti in pietra a secco, che raggiunge in circa 2 ore l’abbazia clusina. L’imponente Sacra di San Michele (983-987 d.C.), monumento simbolo del Piemonte, è una delle più importanti architetture romaniche europee, centro di cultura monastica e mèta secolare di pellegrinaggio internazionale: la Loggia dei Viretti, lo Scalone dei Morti, il Portale dello Zodiaco, l’affresco dell’Assunzione della Vergine, le cinquecentesche tavole del trittico di Defendente Ferrari, le pale del cremonese Antonio Maria Viani sono tra gli elementi che contraddistinguono l’edificio sacro, frutto di secolari interventi e campagne decorative che culminarono nel 1889 con il grande restauro di Alfredo D’Andrade. 7 B. VALGIOIE – GIAVENO Dalla Sacra di San Michele un’interessante variante al percorso francigeno prevede la discesa in Val Sangone valicando il Colle Braida: superato Valgioie, situato in posizione panoramica e immerso in uno splendido panorama paesaggistico delle montagne del Gruppo dell’Orsiera-Rocciavrè, il percorso giunge a Giaveno. Oggi cittadina residenziale, dipese in passato dalla Sacra di San Michele che qui aveva un castello abbaziale, di cui sopravvive un tratto di mura con le tre torri di difesa: la parte antica della città si raccoglie attorno alla Collegiata di San Lorenzo Martire (1622), alla Chiesa dei Batù (XVI sec.) e alla Torre dell’Orologio. SANT’AMBROGIO DI TORINO – RIVOLI 1. SANT’AMBROGIO DI TORINO – AVIGLIANA Km 4 / Dislivello + 16 Dal complesso monastico una mulattiera attraversa la frazione San Pietro e in discesa, lungo gli ampi tornati tappe della Via Crucis, giunge a Sant’Ambrogio di Torino, il cui borgo medioevale è ben leggibile nell’intatta cinta muraria, nelle torri di avvistamento (XIII sec.) e nel Castello abbaziale (XII sec.), in posizione dominante sul paese. Di notevole pregio artistico e architettonico è la Parrocchiale di San Giovanni Vincenzo, eremita fondatore della Sacra: l’impianto interno, la cupola e la facciata sono settecenteschi su progetto del Vittone, mentre il campanile, costruito forse su precedente edifico a uso militare, presenta lo stile sobrio dell’originale romanico. Il percorso prosegue attraversando la via principale di Sant’Ambrogio sino a raggiungere il Museo del Dinamitificio Nobel: interessante esempio di architettura industriale d’inizio Novecento, ha ospitato dal 1872 al 1965 la fabbrica di esplosivi più importante d’Europa. L’abitato è raggiungibile anche da Chiusa San Michele seguendo l’Antica Via di Francia, che costeggia la base del monte Pirchiriano: da qui la ferrata Carlo Giorda sale verso la Sacra di San Michele. Superato il Dinamitificio la strada porta al centro storico di Avigliana. Il cuore medioevale della città è Piazza Conte Rosso, caratterizzata dall’antico pozzo, dagli edifici in cotto e porticati e dominata dall’alto dal Castello arduinico (X sec.): dote della Comitissa Adelaide di Susa ai Savoia, divenne avamposto delle ambizioni della dinastia sul torinese e infine smantellato dai francesi nel 1690. La Parrocchiale di San Giovanni (XIII sec.) conserva pregevoli opere come il cinquecentesco pulpito ligneo e le tele di Defendente Ferrari; nei pressi della chiesa è inoltre possibile osservare la Torre dell’orologio: nel 1330 vi fu collocato il primo orologio pubblico del Piemonte. Tra gli edifici sacri di Avigliana si segnalano il seicentesco Santuario della Madonna dei Laghi, costruito sul luogo dove sorgeva un pilone votivo mèta di pellegrinaggio già dal XIV sec.; la Chiesa di San Pietro (XII sec.) con l’affascinante stratificazione di affreschi databili tra l’XI e il XV sec.; la Chiesa di Santa Maria Maggiore, di impianto romanico con modifiche in chiave gotica del XIV sec. Il cammino prosegue tra i vicoli medioevali del centro storico nei pressi del Palazzo del Beato Umberto, costruito in seguito a un lascito del 1347 e sede dell’antico Ospedale, in cui venivano ospitati i pellegrini che transitavano sulla Via Francigena.SANT’AMBROGIO DI TORINO – RIVOLI 2. AVIGLIANA – BUTTIGLIERA ALTA Km 2,9 / Dislivello – 32 Raggiunta Piazza del Popolo e attraversato Corso Laghi, l’Antica Via di Francia prosegue pianeggiante tra i campi sino alla frazione Ferriera di Buttigliera Alta: oltrepassato il cavalcavia ferroviario, la strada arriva alla Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso. Buttigliera, sorto a ridosso della collina morenica, fu borgo dipendente da Avigliana fino al 1619, ma la sua storia è strettamente legata alla presenza della Precettoria: il complesso ospedaliero sorse a partire dal 1188 per volere dell’ordine di Sant’Antonio di Vienne, che si dedicava all’assistenza dei pellegrini sulla Via Francigena e alla cura dei malati di ergotismo (il “fuoco di Sant’Antonio”); sostenuto nei secoli dai Savoia, la sua conduzione passò all’Ordine Mauriziano, cui ancora oggi appartiene. Lo stile gotico, gli elementi in cotto alle finestre e alle chiavi di volta e la celebre facciata a ghimberghe ne fanno uno dei monumenti più suggestivi del Piemonte; all’interno, oltre al polittico di Defendente Ferrari, tra le campagne decorative databili tra l’XII e il XV sec. spicca l’opera pittorica di Giacomo Jaquerio: la Madonna in trono, le Storie di San Biagio, il ciclo della Passione. 3. BUTTIGLIERA ALTA – ROSTA Km 2,6 / Dislivello + 4 Il cammino prosegue in direzione di Rosta, oltrepassando la stazione ferroviaria e costeggiando la stessa sino alla svolta per Rivoli: sorto in epoca romana lungo la Via ad Galliam da Torino al Monginevro, nel Medioevo divenne in parte dipendente da Rivoli e in parte assoggettato alla Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, fino ad acquisire la propria autonomia nel XVII sec. 4. ROSTA – RIVOLI Km 4,1 / Dislivello + 77 Da qui la strada costeggia una zona ricca di campi coltivati, boschi e zone residenziali alle pendici della morena su cui sorge il nucleo più antico di Rivoli: le sue origini romane sono testimoniate da significativi reperti lungo la Via ad Galliam verso Rosta, mentre l’abitato medioevale sorse sulle pendici della collina dominata dal Castello dell’XI sec., oggi imponente edificio barocco progettato nel Settecento da Filippo Juvarra ma rimasto incompiuto; dopo il restauro dell’architetto Andrea Bruno, terminato nel 1984, questa Residenza Sabauda è divenuta sede del più importante museo italiano dedicato all’arte contemporanea, con una prestigiosa collezione permanente, eventi e mostre di richiamo internazionale. Lungo le storiche vie selciate della città sono ancora molte le testimonianze del ricco passato: la Casa del Conte Verde, dimora di Amedeo VI di Savoia, gioiello trecentesco dalla facciata decorata con motivi antropomorfi e floreali in cotto; la seicentesca Chiesa di Santa Croce, con tracce di un’antica confraternita medioevale attiva come istituzione ospedaliera; Palazzo Piozzo Rosignano, eretto nel 1788 come residenza del Cancelliere del Gran Priorato dell’Ordine di Malta; la Torre della filanda, una delle testimonianze più importanti dell’architettura medioevale rivolese.SANT’AMBROGIO DI TORINO – RIVOLI 4 B. RIVOLI – ALPIGNANO A questo punto la Via Francigena continua in direzione di Collegno, giungendo alle porte di Torino. Una bella variante paesaggistica parte dalla frazione Bertassi fra Sant’Ambrogio di Torino e Avigliana, dove un percorso segnalato attraversa la Palude dei Mareschi, zona umida che prelude al Lago Grande e area protetta del Parco Naturale dei Laghi di Avigliana. Una strada sterrata presso un’area di sosta svolta in direzione della collina, lungo il sentiero del monte Capretto: a un incrocio con un’edicola votiva lo si abbandona, proseguendo alla base del colle su cui sorge il Castello arduinico, e con breve salita si raggiunge Piazza Conte Rosso in Avigliana. Una “bretella” di collegamento tra le Vie Francigene della Valle di Susa parte dalla Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, percorre la Strada Antica di Alpignano e oltrepassa la SS25: la sterrata si inoltra in una zona di boschi e coltivi e costeggia nell’ultimo tratto la Dora Riparia, sino al Ponte Vecchio di Alpignano. BUSSOLENO – ALPIGNANO 1. BUSSOLENO – CHIANOCCO Km 1,3 / Dislivello + 7 Il cammino francigeno lungo la sinistra orografica della Dora Riparia parte da Bussoleno e costeggia la linea ferroviaria, sino a raggiungere la frazione Grangia di Chianocco. Il percorso prosegue su strada asfaltata passando davanti all’antica casaforte (XII sec.), interessante esempio di architettura civile romanica. Situato all’imbocco della Riserva dell’Orrido di Chianocco, il paese è composto da numerose frazioni ma il suo cuore più antico in località Campoasciutto è caratterizzato dal maestoso complesso fortificato del Castello (XIII sec.) e dall’antistante Parrocchiale di San Pietro Apostolo, sorta in seguito all’alluvione che distrusse quella romanica, di cui rimane solo la torre campanaria; degna di nota è anche la Cappella cimiteriale di Sant’Ippolito (XI sec.), decorata da pregevoli affreschi databili XV sec. 2. CHIANOCCO – BRUZOLO Km 2,7 / Dislivello – 15 La strada scende verso la frazione Vindrolere e, attraversando una zona ricca di orti, coltivi, boschi e vigneti, tocca le prime abitazioni di Bruzolo: si passa accanto a un’antica fucina azionata da un sistema idraulico, una delle più complesse architetture protoindustriali della Valle di Susa. Tra gli edifici degni di nota la settecentesca Parrocchiale di San Giovanni Evangelista e il Castello (XIII sec.), trasformato nel tempo in residenza signorile delle famiglie fedeli alla corte sabauda e sede della firma dei Trattati di Bruzolo (1610) fra il duca di Savoia e il re di Francia 3. BRUZOLO – SAN DIDERO Km 2,3 / Dislivello – 6 Attraversato l’abitato, la strada continua in discesa imboccando a sinistra la carrozzabile che costeggia le pendici della montagna lungo la quale si sviluppa il comune di San Didero: antico possesso feudale di famiglie legate ai Savoia, il nucleo più antico sorge attorno alle mura merlate del massiccio torrione della casaforte, forse mastio di un castello scomparso; la Parrocchiale di San Desiderio, in posizione panoramica, fu alle dipendenze della Prevostura di Oulx.BUSSOLENO – ALPIGNANO 4. SAN DIDERO – BORGONE SUSA Km 2,8 / Dislivello – 36 Superata la casaforte, il percorso prosegue in direzione di Borgone Susa. Poco prima dell’abitato, un’interessante deviazione porta al Maometto, suggestivo luogo dalle radici antiche: nei pressi di una radura si trova una roccia scolpita raffigurante un personaggio a braccia aperte, che la tradizione popolare ha identificato con il profeta arabo ma più probabilmente si tratta della latina divinità agreste Silvano. Il cammino costeggia la linea ferroviaria e giunge nella piazza principale del paese dove sorge il seicentesco Palazzo Montabone, sede del Municipio; si oltrepassa la Parrocchiale di San Nicola di Bari e, con una deviazione al di sotto del cavalcavia, la strada conduce al Ponte di Sant’Antonino – possibile collegamento dei percorsi francigeni – e alla frazione San Valeriano: qui sorge l’omonima cappella romanica (XII-XII sec.) con la decorazione absidale del Cristo Pantocratore. 5. BORGONE SUSA – CONDOVE Km 6,5 / Dislivello + 2 Un breve tratto di pista ciclabile parallelo alla SS24 porta alla località Molere, dove una sterrata si inoltra fra i prati: la deviazione a sinistra permette di costeggiare la montagna su strada pianeggiante sino alle frazioni Grangetta e Poisatto e all’area pic-nic sul torrente Gravio. Un largo marciapiede lungo la statale conduce alle porte di Condove, uno dei centri più grandi della valle, composto da 74 borgate montane: alcune di queste presentano ricche testimonianze artistiche come la Cappella di San Bernardo al Laietto (1430), la Parrocchiale di San Saturnino a Mocchie e la romanica Cappella di San Rocco, già Santa Maria del Prato; ai piedi della dorsale rocciosa si può invece ammirare il Castello del Conte Verde: citato dal XIII sec. come dipendenza del monastero di San Giusto di Susa, ebbe ruolo difensivo e residenziale. 6. CONDOVE – CAPRIE Km 2,7 / Dislivello – 15 La carrozzabile arriva quindi all’abitato di Caprie, il cui nome trae origine dal sovrastante monte Caprasio, raggiungibile con percorso escursionistico dalla frazione Celle: è un luogo suggestivo per la presenza della grotta eremitica di San Giovanni Vincenzo, fondatore della Sacra di San Michele, e della Chiesa di Santa Maria Assunta, che presenta una cripta con affreschi del X sec. Il cammino principale prosegue sulla pista ciclabile affiancata al lungo rettilineo stradale che conduce alla frazione Novaretto: l’ottocentesca Parrocchiale dei SS. Rocco e Sebastiano offre un’interessante bicromia data dall’alternanza di bande nere e bianche, mentre internamente spicca la ricca struttura a cassettoni della navata centrale.BUSSOLENO – ALPIGNANO 7. CAPRIE – VILLAR DORA Km 6 / Dislivello – 15 Superate le ultime abitazioni di Novaretto, la strada diventa sterrata e costeggia la Collina della Seja. Per evitare la trafficata SS24, un facile sentiero sale alla frazione Torre del Colle di Villar Dora, costruita nel 1289 per iniziativa di Amedeo V di Savoia allo scopo di difendere l’attraversamento della Dora Riparia: su questa dorsale, in una zona boscosa sorge la Cappella di San Pancrazio, affrescata con un ciclo pittorico di fine XV sec. Quindi il percorso scende e incrocia una via secondaria che conduce al centro storico del paese, dominato dal maestoso Castello Provana: frutto dell’unione di tre caseforti più antiche, a partire dal XIII sec. fu interessato da ampliamenti e rivisitazioni in chiave neogotica; poco distante sorge anche la Parrocchiale dei SS. Vincenzo e Anastasio, parzialmente ricostruita nel Seicento, con alcuni importanti arredi e tele da ricondurre alla committenza della famiglia Provana. Da segnalare, infine, il Museo della preistoria della Dora Riparia. 8. VILLAR DORA – ALMESE Km 0,7 / Dislivello + 6 Proseguendo lungo la strada principale si entra in Almese: l’insediamento di epoca romana è testimoniato dal ritrovamento in località Rivera di una Villa, tra le più importanti dell’edilizia residenziale latina in Piemonte. Di grande interesse storico lungo il cammino è il Ricetto di San Mauro, risalente al XIV sec. Nato allo scopo di difendere il preesistente edificio monastico, ne ha inglobato parte delle strutture: il campanile fu infatti trasformato in torre, mentre il corpo principale divenne il mastio del nuovo castello, circondato da due cinte murarie e sfruttato come ricetto. 9. ALMESE – CASELETTE Km 6,3 / Dislivello – 31 Seguendo la pista ciclabile che attraversa la frazione Milanere si prosegue su una carozzabile poco trafficata, costeggiando le pendici del monte Musinè sino all’ingresso di Caselette: a destra, su uno sperone roccioso, svetta il complesso del Castello di Camerletto, dipendente dall’Abbazia di Novalesa e costruito tra l’XI e il XII sec. con la funzione di grangia fortificata. Sulle pendici del Musinè, invece, il Santuario di Sant’Abaco testimonia un culto locale dalle radici antiche, riferibile al martirio e sviluppatosi intorno al V o VI sec. in seguito all’opera di evangelizzazione delle popolazioni della Valle di Susa, sino ad allora legate a riti pagani. La presenza di un asse viario di epoca romana è testimoniata, come ad Almese, da una villa rustica di età imperiale (I-IV sec.), situata in località Pian tra le cascine Malpensata e Forchetto; sul promontorio su cui si è sviluppato Caselette spicca inoltre il Castello Cays, forse trecentesco, più volte interessato da ampliamenti tra il XVII e XIX sec. Tra gli edifici religiosi si segnala la barocca Parrocchiale di San Giorgio martire, che conserva tele del XVII-XVIII sec. e settecentesche statue lignee di pregevole fattura.BUSSOLENO – ALPIGNANO 10. CASELETTE – ALPIGNANO Km 5,4 / Dislivello – 11 Il cammino francigeno prosegue verso Torino. A valle del Castello di Camerletto, presso la SS24, una strada sterrata si inoltra nei pianeggianti campi e coltivi dell’area che fiancheggia la Dora Riparia: segnalata anche come ciclostrada, conduce con piacevole passeggiata al Ponte Vecchio di Alpignano, unendosi al percorso proveniente da Sant’Antonio di Ranverso. ​

  • IN BICI | itinerari valsusa

    IN BICI Colle delle Finestre Pistes cyclables Certains itinéraires proposés vous renvoient aux pages dédiées. Très prisé des amateurs de VTT, le parcours se développe le long de la crête qui borde la frontière entre le Val Chisone et le Val di Susa. C'est une route militaire, une vraie bijou d'ingénierie qui, à partir du Colle delle Finestre, atteint Colle dell'Assietta en passant par le mont Pintas et Gran Serin, ainsi que Ciantiplagna (2849 m) que nous nous fixons comme destination pour cet itinéraire. En pédalant sur la crête vous aurez la possibilité d'admirer deux panoramas différents défilant en même temps parallèles le long des pentes de la même montagne. LAC DE MONCENISIO Valdisusa tourisme Un incontournable pour profiter d'une des plus belles vues de la Vallée a à offrir, au coeur du Mont Cenis, propice à une journée VTT en famille. Une fois que vous avez quitté la voiture au barrage de Moncenisio, on descend le long du versant nord de la colline jusqu'aux rives du lac. Ici, l'itinéraire circulaire vous laisse la possibilité de faire le tour du périmètre dans le sens des aiguilles d'une montre ou dans le sens inverse des aiguilles d'une montre ; tous les deux dans certains cas apportez avec vous un appareil photo ou une caméra d'action car le paysage cela vous laissera sans voix. Une fois l'anneau fermé, préparez-vous pour la remontée vers la frontière italo-française, d'où le coucher de soleil vous paraîtra encore plus beau. MONT CHABERTON Partons à la découverte de la plus haute route militaire d'Europe en VTT en compagnie par Diego Drago, cycliste, cyclo-alpiniste, guide touristique de la région du Piémont et guide VTT. L'itinéraire est tiré de son livre "Vallée de Suse en VTT ". La lecture du titre, qui j'ai déjà fait, ne demande certainement pas pourquoi, à qui tu ne l'as jamais fait, tu dois donner explications. Le Chaberton, un incontournable, une montagne façonnée de pyramide, qui domine la ville de Cesana Torinese pour être précis, on le voit souvent lors d'autres excursions dans la Vallée, sous d'autres angles. Un must, car le Chaberton, au moins une fois c'est à faire, on ne peut pas le quitter là et il faut absolument l'escalader du côté italien, à la fois pour un peu de patriotisme et parce qu'en fait il est impensable de l'escalader du côté français. Quiconque aime les fortifications militaires sait ce que ça dit quand nous parlons de Chaberton, vice versa, il est fortement recommandé de se renseigner à ce sujet, premier à s'y mettre, pourquoi la connaissance devient motivation, elle devient un must. ​ chemin difficile, renseignez-vous. Mont Chaberton ROUTE DE L'AXIETTE La Strada dell'Assietta est une route panoramique au départ de Sestrières (2044 m) qui continue le long un ancien chemin de terre militaire dans le parc naturel du Gran Bosco di Salbertrand. Un parcours adapté aux amateurs de VTT et de gravel, entièrement au-dessus de 2 000 mètres. Vélo Italie

  • PASSEGGIATE | itinerari valsusa

    PASSEGGIATE/ESCURSIONI EN CONTACT AVEC LA NATURE Pour les amateurs d'excursions je mettrai les pages des sites dédiés. Itinéraires, horaires, difficultés pour une promenade / excursion en toute sécurité, rappelez-vous que la montagne doit être respectée, alors portez des chaussures et des vêtements adapté, ne pas quitter les chemins indiqués. Un approvisionnement en eau et de quoi manger, au cas où sur le chemin il n'y a pas de sources d'eau, ne laissez pas de déchets n ronde qui pourrait être ingérée par les animaux de la forêt. Aimer et respecter la nature .http://www.zannoni.to.it/vallesusa/ randonnées. https://www.parchialpicozie.it/page/view/ecomuseo-colombano-romean/ GRAND PERTUS COLOMBANO ROMÉEN Le Gran Pertus ou Pertus (Piémontais pour gros trou et trou) c'est une galerie artificiel de 433 mètres de long creusé dans la montagne of Exilles , in Val de Suse , entre il 1526 e il 1533 da Colombano romain . Le Pertus perce la montagne entre 2020 et 2050 mètres au dessus du niveau de la mer e fu construit pour transmettre dans le Val di Susa les eaux du voisin Val Clarea . C'est encore fonctionnel et utilisé pour l'irrigation des champs et prairies des villages par Cels et Ramats. Entre août et octobre, dans les mois les moins importants, le canal est traversable à pied avec l'aide de torches, d'équipements et de vêtements adaptés . Colombano Romean, creuser dans le droit direction, étagères créées sur lequel il posait des bougies en rang, pour voir si l'excavation procédé dans la direction souhaitée . Le Pertus est situé près du sommet des Quatre Dents de Chiomonte. On y accède depuis le hameau de Ramats, le long le chemin de terre à la grange Rigaud (altitude 1450 m) et de là en suivant le path pour le sommet du Quattro Denti. Il est également accessible depuis Exilles par le hameau de Cels, le long du chemin de terre jusqu'à Grange Ambournet puis à pied le long du chemin jusqu'au sommet des quatre dents. Temps de trajet : h. Environ 2.30/3 à pied du hameau Ramats ou Cels La visite du Pertus est recommandée dans la période l'automne, lorsque le débit d'eau est limité. Pour la visite il est nécessaire d'avoir une torche (de préférence devant) et portez un vêtements qui ne souffre pas de boue ou de traînée sur les rochers. https://www.valdisusaturismo.it/escursioni-trekking/ Escuersioni. MONTE NIBLE ' http://www.altox.it/ValsusaAlpinismo/nible.htm Nible '. Niblé / Ferrand Hauteur : m. 3 365 / 3 345 Dénivelé par rapport au Refuge : m. 1785 Difficulté : F+ Temps nécessaire : 5 heures Période recommandée : Matériel conseillé : piolet et crampons autres excursions Certainement l'une des randonnées les plus exigeantes du bassin. Le glacier de la Niblé sur les cartes françaises s'appelle Pointe de Ferrand, tandis que la pointe Ferrand s'appelle Pointe Niblè et aussi la cote sont inversés. Son nom (en patois neble) signifie brouillard ou nuage. Au sommet du Niblé il y a une croix et de son sommet la vue sur une belle journée va du Vanoise al Rocciamelone, d'Assietta à Chaberton, du lointain groupe Des Ecrins vers les glaciers Galambra à proximité et les Fourneaux et le Sommeiller. Le sommet a été atteint en 1873 par le célèbre WAB Coolidge qui à sa grande surprise a trouvé un petit bonhomme d'alpiniste resté inconnu. Depuis le parking, en passant la barrière, il faut continuer sur le chemin de terre qui devient bientôt un sentier remontant la vallée en direction de la colline qui s'ouvre devant (Col d'Ambin). Il faut donc remonter la vallée en gardant la gauche orographique. Traversé le Pian delle Marmotte continuer le long de la pente le sud de la Colle d'Ambin avec des virages serrés jusqu'à 2700 m. A ce point nous laissons la trace du chemin qui débouche sur le vrai Col d'Ambin et tourne à droite pour rejoindre un canal détritique qui mène à une autre sculpture - la Colle d'Ambin Est (m. 2921.) près de laquelle elle se trouve le Bivouac W. Blais (3 heures) Cette partie le long du couloir, bien qu'elle soit bonne le chemin, s'il est encore enneigé, nécessite de la prudence car c'est très raide. Depuis le Colle suivre la crête OSO, détritique et avec des traces de chemin, jusqu'à ce que vous arriviez à une évidence saut vertical. En vous déplaçant vers la gauche, côté français, vous pouvez embarquer sur le glacier Ferrand, que vous montez jusqu'à il devient confortable de revenir sur la crête. Continuer pour ce dernier, composé de débris et rochers, sans rencontrer difficulté jusqu'au sommet du Niblè (1h30). Si désiré, il est possible de continuer jusqu'à Punta Ferrand : l'itinéraire (F+) descend jusqu'au col à 3295 d'altitude, contournant deux tours isolées sur le glacier du Ferrand. Du col tu montes puis l'arête sud-ouest jusqu'au sommet de Punta Ferrand m. 3348 (0,45 heures) Selon l'enneigement tu dois évaluer si monter directement sur le glacier ou rester à droite du glacier continue sur les décombres. Descente : le long de l'itinéraire de montée ou en traversée (5 heures). Descendre le glacier bouger progressivement à droite jusqu'à un éperon rocheux qui descend du pic du Ferrand passer et viser au Colle Sud dell'Agnello (3 090 m) d'ici d'abord à travers un ravin de débris e puis par pistes de chemin jusqu'au Refuge de Vaccarone (m. 2741) De Vaccarone il y a un bon chemin presque plat, vers le sud, qui longe la base le côté est de la Punta Ferrand et du Monte Niblè nous mène au col de Clopaca (2 750 m). D'ici un chemin sinueux, d'abord sur des prés escarpés puis dans les bois, nous ramène aux parkings près du Refuge Lévi-Molinari. http://www.rifugiolevimolinari.it/senza-categoria/monte-nible.html refuge. MONT-THABOR Connectez-vous à ces sites de randonnée à Valsusa : Aussi appelé Mont Thabor) est une montagne delle Alpes Cottiennes . La montagne est dans le territoire Français depuis 1947 et se situe entre la commune de Valmeinier sud-ouest de Modane , dans le département du Savoie et la commune de Névache dans le département de Hautes Alpes . Vous pouvez monter au sommet à partir de Vallée étroite e passant dal Refuge Terzo Alpini , et Rifugio Re Magi près duquel il est possible laisser la voiture. Continuer sur le chemin de terre jusqu'à jusqu'au Piano della Fonderia et d'ici continuer à gauche toujours en suivant le chemin de terre vers les anciennes mines de fer de Banchet. Après la mine, avec une courte montée, vous atteignez 2 200 mètres au dessus du niveau de la mer au pont de la Planche, puis après avoir traversé le ruisseau, remonter le long Vallone del Desinare situé à la base du Grand Séru . Le sentier longe un moment la rive gauche d'un petit ruisseau traverser après son arrivée à un plateau ; de là, vous continuez sur un chemin pierreux en série des bobines qui vous font attraper partager rapidement puis sur plateaux, dans le sens de la Chapelle de Notre-Dame des Sept Douleurs, désormais bien visible, placée dans proximité du sommet du Mont Thabor à 3.178 mètres au dessus du niveau de la mer www.zannoni.to.it/valsusa/ Excursions et balades | Laboratoire Valsusa Giro del Lago del Moncenisio Al confine fra Italia e Francia si trova invece il Lago del Moncenisio. Adoro questo posto perché è ricco di tantissimi sentieri e percorsi che si diramano lungo diverse direzioni e si inerpicano lungo la montagna. Tutti ben chiari e segnalati, la maggior parte degli itinerari sono semplici e possono essere affrontati da chiunque. Questo lago in realtà non è di origine naturale, ma è stato realizzato in seguito alla creazione di una diga. Sotto le sue acque incontaminate, un tempo sorgeva un piccolo paese in pietra che è poi stato abbandonato. Oggi, quando il livello del lago è più basso, si può ancora vedere la punta del campanile della chiesa che vi fuoriesce. Uno dei percorsi più bello che ho fatto del Moncenisio è quello che parte dalla vecchia dogana francese. Potrai riconoscerla facilmente in quanto si tratta di un grosso edificio realizzato interamente in legno che si trova a sinistra salendo dall’Italia in direzione della Francia. Lascia la macchina nel piazzale posto dietro alla struttura e da lì imbocca la prima strada asfaltata che costeggia il piccolo paese in pietra ormai abbandonato. Escluso il tratto iniziale un po’ più ripido, il resto della passeggiata sale dolcemente lungo i pendii della montagna. Continuando lungo il sentiero principale, ben indicato da cartelli e segnali, raggiungerai il primo di uno dei tanti forti abbandonati che venivano costruiti per difendere e presidiare i territori dei due Paesi. Oggi molti di questi fortini sono stati lasciati a loro stessi e, con il passare del tempo, sono in parte o del tutto crollati. Altri invece possono essere visitati facendo però molta attenzione in quanto non sono presidiati. Continuando lungo il sentiero principale, dopo circa un’ora e mezza di cammino, potrai raggiungere un piccolo lago. Da questo sentiero è possibile ridiscendere e costeggiare la diga. Grazie ad una strada costruita proprio al di sopra di essa potrai passeggiare osservando dall’alto il panorama circostante. È facile imbattersi in gruppi di ragazzi che si lanciano dai pendii delle montagne con il paracadute. Dall’alto della diga, si può discendere lungo la parte bassa della montagna fino a raggiungere il pelo dell’acqua. Continuando in direzione della Francia, si può infine raggiungere il Piccolo Moncenisio. Durata del percorso: 4 ore circa. Il Sentiero Balcone in Val di Susa, il trekking più bello del Piemonte Il Sentiero Balcone è un percorso di 10 tappe e 250 km in Val di Susa, un trekking bellissimo nella natura selvaggia del Piemonte. Il Sentiero Balcone è uno dei più bei percorsi di trekking in Piemonte, nella Val di Susa. L’itinerario a piedi si snoda in 10 tappe, per un totale di 250 km, con prevedono passaggi lunghi e a volte impegnativi, per questo è adatto a escursionisti allenati e con tutta l’attrezzatura del caso. Mappa alla mano, si attraversano borghi delle Alpi piemontesi, si può dormire nei rifugi, esplorando l’alta Val di Susa, un territorio spesso incontaminato e selvaggio. Le 10 tappe del percorso possono essere fatte singolarmente, o unite in un lungo trekking, che prevede anche giornate da 9 ore di cammino e dislivelli impegnativi. I centri chiave sono Susa (punto di partenza e di arrivo), Sauze d’Oulx e Bardonecchia. Ecco un po’ di informazioni sul Sentiero Balcone. Il percorso del Sentiero Balcone Il Sentiero Balcone è un percorso di trekking in 10 tappe. È un itinerario escursionistico composto da sentieri antichi, mulattiere e strade di montagna. Questi sentieri, che erano stati abbandonati, sono stati recuperati dalla Comunità Montana Valle Susa e Sangone con un progetto che è durato dal 2007 al 2013; lo scopo è far diventare il Sentiero un motore per tuta l’Alta Valle. Si tratta di un anello escursionistico che parte e arriva a Susa ed ora è possibile percorrerlo tutto. Non c’è un senso di marcia consigliato: lungo l’itinerario ci sono i punti di ristoro, agriturismo, bivacchi e rifugi con buona frequenza e ci si può organizzare a seconda delle proprie esigenze. L’itinerario attraversa 14 comuni dell’Alta Valle Susa, con dislivelli che variano da 65 a 1300 metri, per un totale di oltre 7 mila metri di dislivello. In quota si trovano rifugi alpini. La copertura GSM è quasi totale.​ Le 10 tappe del Sentiero Balcone Le 10 tappe hanno distanze variabili, per u totale di 250 km. Le tappe. 1 – da Giaglione (Susa) a Cels (Exilles): 15,5 km, 4 ore 2 – da Cels (Exilles) a Salbertrand: 8,8 km, 2 ore e 30’ 3 – da Salbertrand a Jaffreau (Bardonecchia): 21,8 km, 5 ore e 30’ 4 – dallo Jaffreau al Borgo Vecchio di Bardonecchia: 20,3 km, 8 ore e 30’ 5 – da Bardonecchia a Chateau Beaulard: 19 km, 8 ore e 30’ 6 – da Chateau Beaulard a Cesana Torinese: 16,8 km, 5 ore 7 – da Cesana Torinese a Sauze di Cesana: 31,4 km, 9 ore 8 – da Sauze di Cesana a Pian della Rocca: 16,6 km, 6 ore 9 – da Pian della Rocca alla Testa dell’Assietta: 10,5 km, 3 ore 10 – dalla Testa dell’Assietta a Meana di Susa: 22,5 km, 6 ore e 30’ Sentiero Balcone, l’itinerario a piedi Il punto di partenza è Susa. È una meta raggiungibile in treno, così come Oulx, Bardonecchia e Torino. In sintesi da Susa (Giaglione) si imbocca la Val Clarea, poi si percorre il versante sinistro della Dora Riparia toccando i borghi di Exilles e Salbertrand, per giungere ad Oulx. Si sale poi in quota fino ai Bacini dello Jafferau; qui parte una tappa impegnativa per l’alpeggio di Pian delle Stelle attraverso il Passo di Rocce Verdi. Si scende a Bardonecchia e si sale poi verso il Colomion; giù al Rifugio Rey e Chateau Beaulard, con arrivo a Cesana Torinese. La tappa successiva porta a Claviere, la Val Gimont, discesa a Chabaud, Rhuilles e Thures in Val Thuras, attraversando i lariceti. Quindi si risale a Champlas du Col e a Sestriere, verso il comprensorio sciistico della Via Lattea; sin prosegue per Sauze d’Oulx e si entra nel Parco del Gran Bosco di Salbertrand, per raggiungere lo spartiacque tra la Val di Susa e la Val Chisone. Per il tratto finale si percorrono le antiche strade militari dall’Assietta verso il Colle delle Finestre per ridiscendere infine a Susa. Qui puoi scaricare il tracciato del sentiero balcone.kml Ti potrebbe interessare AD North Sails Giubbotto Uomo Blu griffeshop.com AD Questo è lo stipendio mensile del Papa Consigli e Trucchi Cosa portare in un trekking Se decidi di fare un trekking, ecco i nostri consigli, a partire dalla nostra Guida al Trekking . Uno zaino da almeno 50 litri (ecco cosa devi sapere per scegliere quello giusto ma anche come devi riempirlo per non farlo pesare troppo e come proteggerlo dalla pioggia ). Scarpe da trekking a collo alto (qui la nostra guida alle scarpe da camminata ). Asciugamano sportivo in microfibra e 2-3 magliette leggere (qui il nostro vocabolario dell’abbigliamento sportivo per districarsi tra i tessuti tecnici ). 2-3 pantaloni da trekking (qui spieghiamo quali caratteristiche devono avere ). 3 paia di calzettoni da trekking (per scegliere quelle più adatte leggi qui ). Giacca di tipo guscio per ripararsi dal vento e dal freddo (leggi la nostra guida sulle giacche impermeabili da trekking ). Felpa o pile (ecco i nostri approfondimenti sull’abbigliamento outdoor ). Bastoncini telescopici da trekking (ecco perché sono necessari ). Cappello e occhiali per proteggersi dal sole . Borraccia (ecco le migliori in acciaio inox) . Prodotti per igiene personale (e i detersivi per lavare l’abbigliamento ). Crema solare (qui i consigli per proteggerti in maniera efficace ). Kit primo soccorso: cerotti/Compeed per eventuali vesciche; bende; disinfettante; rotolo nastro adesivo. Mini torcia per muoversi di notte senza svegliare gli altri. Salita alla Sacra di San Michele

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    PAESI DELLA VALLE Podcast Susa Sacra di San Michele Abbazia di Novalesa Gran pertus Colombano Romean Fortino Serre la garde Exilles Cesana Bardonecchia Sestriere Sauze d'oulx Oulx Exilles SANT'ANTONIO DI RANVERSO L’abbazia di Sant’Antonio di Ranverso, o meglio Precettoria , è un edificio religioso piemontese fondato dall’Ordine ospedaliero di Sant’Antonio di Vienne e situato a Buttigliera A lta al principio della Valle di Susa . Nel 1188 è documentata la donazione del terreno da parte di Umberto III di Savoia, che diede in uso l’area ai canonici regolari di Sant’Antonio di Vienne , in seguito noti come “Antoniani”, con l’intento di creare una struttura dotata di una foresteria per i pellegrini e anche una sorta di lazzaretto per coloro i quali erano afflitti dal “fuoco di sant’Antonio “. In seguito, con l’avvento dell’epidemia di peste della seconda metà del XIV secolo , l’ospedale di Ranverso svolse un ruolo fondamentale per la cura e l’assistenza agli appestati, poiché venivano attuate apprezzabili pratiche di isolamento e cura delle piaghe infette mediante il grasso dei maiali per evitare l’espandersi dell’infezione CASTELLO DI RIVOLI Il Castello è sicuramente una tra le più gettonate. Oltre che una fortificazione necessaria ad aumentare le difese del territorio, il castello fu una residenza. Il Duca Vittorio Filiberto I commissionò moltissimi lavori di ampliamento, ristrutturazione e miglioramento alla pianta originale per rendere più confortevole e appropriata la sua dimora. La città fu più volte saccheggiata durante le invasioni barbariche e infine cadde sotto il controllo della dinastia dei Carolingi. AVIGLIANA Avigliana è un comune italiano di 12 527 abitanti della città metropolitana di Torino in Piemonte , ed è situato ad una ventina di chilometri a ovest dal capoluogo piemontese . Il comune è posto in un anfiteatro morenico compreso tra il Monte Pirchiriano , sul quale sorge la Sacra di San Michele , e la collina di Rivoli , nella parte terminale della Val di Susa verso la pianura in un molteplice e complesso territorio conosciuto come Anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana . Il borgo di Avigliana è noto anche per i due laghi, fulcro dell’area protetta del Parco dei Laghi di Avigliana , che fa parte dell’Ente di Gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie. CHIUSA SAN MICHELE La Sacra di San Michele, o più propriamente abbazia di San Michele della Chiusa, localmente chiamata anche Sagra di San Michele, è un complesso architettonico arroccato sulla vetta del monte Pirchiriano , all’imbocco della val di Susa , nella Città metropolitana di Torino , in Piemonte , nei territori dei comuni di Sant’Ambrogio di Torino e di Chiusa di San Michele , poco sopra la borgata San Pietro . Sempre sul lato settentrionale, isolata dal resto del complesso, svetta la torre della “Bell’Alda“, oggetto di una suggestiva leggenda: una fanciulla (probabilmente vissuta nel XIII – XIV secolo ), la bell’Alda appunto, volendo sfuggire dalla cattura di alcuni soldati di ventura, si ritrovò sulla sommità della torre. Dopo aver pregato, disperata, preferì saltare nel precipizio sottostante, piuttosto che farsi prendere; le vennero in soccorso gli angeli e, miracolosamente, atterrò illesa. La leggenda vuole che, per dimostrare ai suoi compaesani quanto era successo, tentasse nuovamente il volo dalla torre, ma che per la vanità del gesto ne rimase invece uccisa. ABBAZIA NOVALESA Con la sua tipica architettura alpina, Novalesa è un borgo di strada costruito attorno alla Via Maestra, parte della strada antica di Francia che dal Medioevo (con la fondazione dell’abbazia di Novalesa da parte dei Franchi nel 726) al XIX secolo conduceva al Colle del Moncenisio La storia dell’abbazia di Novalesa ha inizio il 30 gennaio 726, per mezzo dell’atto di fondazione dovuto all’allora signore franco di Susa e Moriana , Abbone , a controllo del valico del Moncenisio . In questo periodo i monasteri avevano infatti una precisa valenza strategica e i Franchi in particolare non solo li considerarono loro sfera di influenza, ma li utilizzarono come basi di partenza per le loro incursioni contro le popolazioni nemiche. Tra Monpantero e Novalesa il monte Rocciamelone. Nel medioevo vi furono diversi tentativi di salita alla vetta, compreso uno da parte dei monaci dell’abbazia di Novalesa che – si legge negli annali dell’Abbazia – vengono respinti da vento e grandine. La prima salita documentata risale al 1º settembre 1358 , probabilmente un primato nell’arco alpino. Il crociato astese Bonifacio Rotario , catturato dai Turchi , si affida alla Madonna , promettendo, qualora fosse tornato in patria, di dedicarle un simulacro sulla vetta della prima montagna che avesse visto tornato sul suolo natio. Assistito da alcuni portatori, raggiunse effettivamente la vetta portando con sé come ex voto un pregevole trittico in bronzo inciso con il bulino , fatto realizzare a Bruges e dedicato appunto alla Madonna. Collocò l’opera in una grotta scavata nella roccia sulla cima della montagna. Questo storico evento alimentò per secoli una importante devozione popolare verso la Madonna, e molti altri pellegrini si aggiunsero a Bonifacio Rotario. Il 5 agosto 1673 però un tale Giacomo Gagnor, soprannominato “il matto di Novaretto”, fece un pellegrinaggio sul Rocciamelone e si portò via il famoso trittico dalla vetta recapitandolo poco tempo dopo al castello di Rivoli , convinto di fare un piacere al Duca di Savoia Carlo Emanuele II affinché potesse ammirarlo con la sua corte senza doversi sobbarcare la faticosa ascesa. Successivamente la preziosa opera fu collocata all’interno della cattedrale di San Giusto a Susa ove si trova tuttora. SUSA Le origini di Susa “Porta d’Italia” si perdono nella storia. Nel 500 a.C., quando città come Aosta e Torino non erano ancora state fondate, in Susa esisteva una realtà celtica perfettamente organizzata dai sacerdoti druidi. Successivamente romanizzata ebbe il suo massimo splendore con il culmine dell’Impero Romano. Difficile stabilire l’epoca in cui la città fu abitata per la prima volta e le popolazioni che l’abitarono. Certamente tra esse ci furono i Liguri e in seguito arrivarono i Celti (500 circa a. C.) che si fusero con le prime popolazioni. Poi giunsero i Romani guidati da Giulio Cesare che combatterono con le popolazioni locali e stabilirono con Donno , il loro re, un patto di alleanza, in modo da garantire un transito sicuro verso la Gallia a truppe e merci dai valichi del vicinissimo Colle Clapier e del più lontano Colle del Monginevro . I buoni rapporti continuarono per un lungo periodo, sanciti dalla costruzione dell’arco di Augusto . La città allora si chiamava Segusium e fu la capitale del Regno dei Cozii , nella provincia detta delle Alpi Cozie . Arena romana. Detto anche anfiteatro romano, risale al II-III sec. dopo Cristo. Sorge dietro all’acropoli di Susa,in una conca naturale ben riparata dai venti. Ha una forma ad ellisse di 45 per 37 metri, è l’anfiteatro più piccolo di età romana presente in Italia. MONCENISIO Le prime testimonianze sono legate alla storia del valico del Moncenisio , che divenne nel XVI secolo una via di primaria importanza per i rapporti commerciali fra Italia e Francia , facente parte della Via Francigena , della quale si conservano lunghi tratti dell’antica mulattiera. Il percorso dei viandanti prevedeva lo smontaggio dalle carrozze a Novalesa , in modo da proseguire il cammino per la ripida mulattiera che, attraverso Ferrera, portava al valico; di qui si poteva poi scendere verso Lanslebourg-Mont-Cenis , al di là delle Alpi . Nel periodo 1803 – 1811 venne costruita, per ordine di Napoleone Bonaparte , la strada napoleonica (l’attuale SS25 ), che tagliò fuori il paese e soprattutto rese praticamente inutile il servizio offerto dalle guide e dai portatori. All’inizio gli abitanti furono impiegati nella costruzione della strada stessa ma, una volta terminata, non rimase che la pastorizia o l’emigrazione verso i paesi della bassa valle. Come per la vicina Novalesa , tuttavia, la creazione del nuovo itinerario e il relativo crollo economico della comunità, con l’assenza di ogni attività di rinnovo, contribuì a preservare il paese nella sua forma più antica. Questo territorio era storicamente savoiardo prima dell’annessione del ducato alla Francia nel 1860. Sul luogo era presente un lago naturale di dimensioni molto minori. Una prima diga di contenimento fu costruita nel 1921 . Quella attuale è del 1968 e non è realizzata in calcestruzzo ma in materiale naturale ed invasa al massimo livello da 320 milioni di metri cubi di acqua. Il lago, al centro di una complessa rete di tunnel per la captazione delle acque delle montagne. https://www.gulliver.it/itinerari/ronce-varisello-forti-da-piano-san-nicolao-giro-dei-forti-del-moncenisio/ EXILLES Exilles sorge a 870 m s.l.m. in Alta Val di Susa all’interno di una stretta gola della Dora Riparia , a circa 67 chilometri ad ovest da Torino . La valle ha qui un suo punto caratteristico chiudendosi, prima del vasto pianoro di Oulx, nella “Comba di Exilles”. La costiera sud (a destra orografica) sale sino alla Testa dell’Assietta , quella nord fino al Monte Niblè , una delle vette del Massiccio dell’Ambin . L’abitato di Exilles ha origine antichissima: grazie alla sua posizione strategica il sito attualmente occupato dal Forte era abitato già in epoca primitiva e poi in epoca celtica: solo dal 1155 , sotto il comando dei conti d’Albon , si può confermare l’esistenza di un vero e proprio complesso fortificato. Da quella data, il forte di Exilles e il paese passarono di mano in mano, tra la dominazione piemontese e quella francese: una storia lunga, che vide contrapposte per lungo tempo le fazioni del Ducato di Savoia e quelle del Delfinato , e che diede anche origine alla famosa vicenda del miracolo eucaristico di Torino . Dopo il Trattato di Utrecht, Exilles venne fortificato nuovamente dai Savoia, che ne fecero una piazzaforte inespugnabile. Nel settembre del 1745, nel corso della guerra di successione austriaca, le truppe francesi tentarono di aprirsi la strada verso la bassa valle di Susa attaccando il forte di Exilles, ma vennero respinte dalle cannonate della guarnigione del forte al comando del capitano Papacino d’Antoni. Passato alla Francia , la leggenda vuole che qui, tra il 1681 e il 1687 , sia stato detenuto il celebre personaggio poi denominato la “Maschera di Ferro “. SALBERTRAND Il territorio comunale di fondovalle si estende in corrispondenza dell’inizio della piana di Oulx , dal restringimento dell’antica frana di Serre la Voute (confine con il comune di Exilles ) fino alla zona denominata Pont Ventoux (confine con il comune di Oulx ); in direzione nord-sud (larghezza) il territorio comunale è invece pressoché compreso tra gli spartiacque dei rilievi che delimitano la vallata. Le caratteristiche paesaggistiche e territoriali variano dall’ampia piana della Dora Riparia , ai rilievi soleggiati e in parte aridi ed aspri del versante nord , a quelli ricchi di flora e fauna del versante opposto dove fin dagli anni ’80 del secolo scorso fu istituito il Parco Naturale Regionale del Gran Bosco . Il parco è situato in Valle di Susa, in provincia di Torino, nella destra orografica del fiume Dora Riparia che solca la valle, creandone il confine a nord. A sud il parco si estende sino al crinale che fa da confine tra le valli di Susa e Chisone, solcato dalla strada denominata “dei Sette Colli” o “dell’Assietta”. Per un lungo tratto tale strada fa da confine al parco con ingressi segnalati ai Colli (da ovest a est) Costapiana, Blegier e Lauson. A ovest il parco confina con il comune di Sauze d’Oulx e a est con il comune di Chiomonte. Le montagne situate a nord (appartenenti al gruppo Ambin) salgono fino agli oltre 3200 m della cima del Vallonetto . Sempre su questo versante di alta montagna vi era anche gran parte del ghiacciaio del Galambra , che fino agli anni ’30 aveva ancora uno spessore di alcune decine di metri e attualmente quasi completamente scomparso. Sempre sul territorio la galleria dei Saraceni, un buco nella montagna molto suggestivo, un solo senso di marcia tutto al buio con l’ acqua che filtra nella roccia. Iforti, tra Salbertrand e Bardonecchia, come si e’ detto questo e’ un territorio dove passava la strada di Francia e a difesa vennero costruite queste fortezze. Forte del Sape’, forte Pramand, Forte Fenil. SESTRIERE I comuni di Bardonecchia, Colomion. I comuni di Claviere, Cesana, Sansicario, Sauze d’oulx e Sestriere, Vialattea nel comprensorio piu’ grande d’ Europa hanno ospitato le olimpiadi di Torino 2006, un grande rilancio per la valle che ha visto coinvolti tutti i paesi in varie discipline. Lo stemma dei Giochi Invernali del 2006 rappresenta l’inconfondibile silhouette della Mole Antonelliana. Si trasforma in montagna, tra cristalli di ghiaccio, dove la neve bianca incontra il cielo azzurro.

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